09 maggio 2024

Dentro le canzoni di Benson Boone

Tra le pieghe della musica bellissima di Benson Boone; un viaggio - guidato dalla voce - tra stili e atmosfere differenti che celebrano leggende del rock.

Ci siamo divertiti a guardare al microscopio la musica di Benson Boone. Influenze, stile, passione e suono. A leggere tra le righe di due tra i successi più clamorosi del momento “Beautiful Things” e “Slow It Down” che sono - anche e soprattutto - due gioielli di scrittura e produzione rock.

Da autentici appassionati di rock non possiamo che volere bene a Benson Boone. Un artista giovane capace di scrive musica che raccoglie consenso e popolarità enormi, celebrando al contempo il suono e l’ispirazione della migliore tradizione rock. I suoi successi “Beautiful Things” e “Slow It Down” (FIREWORKS & ROLLERBLADES, 2024), entrambe canzoni che gravitano e hanno gravitato nella nostra Top 20, testimoniano perfettamente questo approccio di Boone alla scrittura e produzione della sua musica.  L’attualità della pronuncia rock di Benson Boone non vive nella contaminazione con generi diversi o, per esempio, nell’utilizzo dell’elettronica ma nel declinare in maniera fresca e moderna il suono delle leggende del rock a cui si ispira: Freddy Mercury e i Queen, Billy Joel, Stevie Wonder ma anche Aretha Franklin o Elvis Presley. Questo il segreto di Benson Boone per riunisce a farci arrivare e sentire - confortevole come un classico - la musica nuovissima che scrive. Perché, di tutti gli artisti appena menzionati, Benson Boone dice di ammirare e ispirarsi alla loro capacità di costruire le canzoni attorno alla voce, di lasciare che sia la melodia del cantato a guidare il pezzo e il suo arrangiamento.


Benson Boone arriverà per la prima volta in Italia con il suo show da headliner al Ferrara Summer Festival il prossimo 20 giugno 2024.

Radiofreccia è la radio partner dell'evento.

I biglietti sono già disponibili su MC2Live.it e Vivaticket.com.


Dentro le canzoni di Benson Boone


“Slow It Down” 

Ed è esattamente quello che succede in “Slow It Down”. La scrittura della parte vocale è talmente efficace, l’interpretazione talmente appassionata che nemmeno ci accordiamo di quanti paesaggi sonori e accostamenti stilistici ci sono in questa canzone. Il pezzo parte con un’essenzialità disarmante: è una ballad con solo la voce di Boone, sorretta da un delicato pianoforte, lo strumento a lui più vicino, che lui stesso suona. Una prova di forza, di espressività e dinamica vocale che pochi possono concedersi, un omaggio autorevole e nemmeno troppo velato ai cantanti menzionati prima, Freddy Mercury su tutti. Così come, è un delizioso richiamo ai Queen il cambio improvviso d’atmosfera del pezzo: a un minuto, la struggente preghiera soul della strofa diventa una briosa marcetta pop, che strizza l’occhio ai Beatles con un piano elettrico dispettoso, allegro e saltellante, che zittisce il pianoforte mentre la voce di Boone si alza e gigioneggia. Poi, in un attimo, entrano batteria e basso ed eccolo, arriva il rock! Il portamento dritto e sicuro del groove della sezione ritmica, in un baleno accende un’esplosione di chitarre elettriche distorte. E della appassionata e malinconica ballad acustica iniziale, oramai non resta nulla: il ritornello diventa un inno rock epico, da far invidia ai Coldplay con le chitarre elettriche che ci danno dentro e martellano. Un arrangiamento perfetto perché la vivacità degli accostamenti musicali accompagna il panorama emotivo, il tumulto passionale raccontato nel testo. E proprio riguardo allo sviluppo così animato dell’arrangiamento di “Slow It Down” Benson Boon ha dichiarato: “Trovo sia incredibile misurarsi con della canzoni che cambiano così drasticamente da come iniziano a come finiscono. Infatti, molte delle canzoni che ho scritto negli ultimi mesi hanno questa caratteristica: ci sono cambi di tempo, cambia il suono della produzione e lo stile. Ci sono pause, ripartenze, rallentamenti…”

 

“Beautiful Things”

Tanto che, lo stesso approccio lo si ritrova anche in “Beautiful Things”, pezzo più noto di Benson Boone, probabilmente il suo capolavoro. Una canzone che ogni Sfrecciato dovrebbe amare se non altro per i riff e la parti di chitarra rock che - da anni - non si sentivano svettare così fiere in testa alle classifiche. “Molte delle mie canzoni in passato erano basate sul pianoforte.” Ha spiegato Boone a chi gli chiedeva di commentare l’anima così rock di questo pezzo “Ovviamente, c’è ancora molto pianoforte nelle mia musica ma ora, ci sono sicuramente canzoni più pesanti e con tanta chitarra, cosa di cui sono molto felice. Adoro la chitarra. Dalle ultime cose che ho pubblicato, la mia voce è maturata molto e il mio stile è leggermente cambiato. Penso che le mie canzoni attuali siano vicine a quello che sarà il mio futuro per quanto riguarda la mia direzione musicale.” E, in effetti, “Beautiful Things” è un giro in un parco giochi meraviglioso di riff di chitarra che spaziano dal blues al country, arrivando alla potenza dell’alternative rock più vigoroso. Ma, come nel caso di “Slow It Down”, la scrittura della melodia vocale è così forte che di questa giro sulle montagne russe di stili musicali, nemmeno ti accorgi, incantato dalla bellezza della canzone. Questa volta il pezzo parte con la sola chitarra e voce, con un giro di accordi accennati e arpeggiati che quasi ricorda quello di “Miserable” dei Lit. La voce di Boone è talmente potente che tutta la strofa resta in piedi e cammina così, con solo l’aggiunta di qualche pennellata malinconica di chitarra affogata nel riverbero, quasi da colonna sonora di un film Spaghetti Western. Poi, immancabile, nel ritornello arriva quel "cambio drastico” di cui si dice innamorato Boone e - di nuovo - esplode il rock. Chitarre e sezione ritmica pestano con breakdown e riff forsennati, curati e cazzuti come in un disco dei Foo Fighters.

 

Due canzoni in una

Il perché di questo stupefacente passaggio tra strofa e ritornello, diventa ancora più sorprendente nella spiegazione di Boone: “Mi ero appena trasferito a Los Angeles e tutto ciò che avevo in casa era un materasso e un pianoforte. Una notte in cui non riuscivo a dormire, mi sono messo al pianoforte è ho scritto quella che sarebbe diventata la strofa di “Beautiful Things”. Però, non riuscivo ad andare oltre, a trovare un ritornello. Così sono tornato a letto. La sera successiva mi è venuta in mente un’altra idea per una canzone completamente nuova. E questa volta, però, c’era un ritornello a cui non riuscivo a trovare nessuna strofa. Il giorno dopo mi sono trovato per suonare e provare con Jack LaFrantz ed Evan Blair, due persone che adoro. Ho suonato ai ragazzi queste due idee incomplete, la strofa senza il ritornello e il ritornello senza la strofa e Jack ha detto: "Perché non ne facciamo una stessa canzone?” Ed è più o meno così che è nata la struttura di "Beautiful Things”. Una volta messo insieme i due pezzi abbiamo subito realizzato che il pezzo era pazzesco, con un potenziale enorme. Non ho mai avuto una canzone scritta così, mai!” Naturalmente, a quella intuizione geniale, seguirà un duro lavoro di arrangiamento e produzione perché quel Frankenstein musicale suoni corrente. Ha spiegato Boone: “Poi, ci è voluto molto tempo per chiudere la struttura della canzone: non sapevamo se dovevamo farla tutta lentamente e poi farla esplodere in un ritornello finale o se dovevamo fare diversi ritornelli, con continui cambi di dinamica. Ci sono volute due settimane ma sono molto contento di come sia andata a finire!”