28 giugno 2017

Depeche Mode: fede e devozione a San Siro

Dopo l'esordio all'Olimpico di Roma la band inglese conquista Milano, domani al Dall'Ara Di Bologna. In inverno ritorno nei palazzetti.

Stadio San Siro delle grandi occasioni quello che ha accolto ieri sera i Depeche Mode per la seconda tappa italiana del "Global Spirit Tour" - che arriverà domani sera al Dall'Ara di Bologna prima di un ritorno in formato ridotto nei palazzetti il prossimo inverno - con un popolo di circa 55.000 persone, un mare trasversale di ragazzi e  genitori che per alcune ore hanno azzerato qualsiasi gap generazionale.

Dopo l'apertura affidata agli statunitensi Algiers che, se in uno spazio ampio come quello di uno stadio forse perdono un po' non potete farvi sfuggire nella dimensione indoor con un mix devastante di rock, postpunk, soul ed electro, pochi minuti dopo le 21.00 l'ombra di Dave Gahan si staglia sul videowall colorato per dare il via alla celebrazione. Perché quello di ieri sera non è stato un semplice concerto, e del resto è ciò che avviene spesso quando ad esibirsi sono band con una storia tale, ma un incontro vero tra i Depeche Mode e i propri adepti in uno scambio continuo di energie e sensazioni. La partenza dello show è stata leggermente in sordina per la presenza in scaletta di diversi pezzi dell'ultimo album "Spirit" che, per quanto più che dignitoso, non può reggere il confronto con i fasti passati, e di altri come 'Barrel Of A Gun'  - fotografia di uno dei periodi più oscuri per il Gahan uomo sottolineata in chiusura anche dai versi del capolavoro hip hop 'The Message' di Grandmaster Flash & The Furious Five (Don't push me 'cause I'm close to the edge) - ma non  impattante al 100%.  

Con il passare dei minuti l'elettricità tra Gahan, Gore, Fletcher e un pubblico sempre più coinvolto inizia a crescere e diventare devastante, isolando l'area in una bolla a dimostrazione, qualora ce ne fosse bisogno dopo 40 anni di carriera, che i Depeche Mode sono molto, molto di più di una band fatta di synth, suoni elettronici e spigoli, sono una delle più grandi band blues/rock della storia. C'è la sofferenza e l'indignazione, il sentimento e l'impegno in una tensione quasi orchestrale, granitica e delicata allo stesso tempo,  risultato di una vita passata a schivare colpi, rialzarsi e cercare sempre l'angolazione giusta. 

Se Gahan attira qualsiasi sguardo, animale da palcoscenico di raro carisma e fascino, Martin L.Gore si ritira lo spazio che gli compete che esplode nel singalong sulla coda di 'Home', uno dei brani in cui sostituisce alla voce il frontman, in un dualismo perfetto fatto di automatismi e compensazione, e da lì è tutta in discesa. La seconda parte dello show attinge a piene mani al periodo ottantino della band inanellando una sequenza che unisce i nuovi fan e quelli storici sulle note di canzoni adattate alla realtà live e cariche più che mai come 'Everything Counts', 'Never Let Me Down Again' e una 'Enjoy The Silence' (tecnicamente del '90,) da far cantare anche i sassi.  

L'encore regala ancora un momento a Gore con 'Somebody' prima di un sentito tributo a David Bowie, uno degli idoli di Gahan, che esegue 'Heroes' con la delicatezza di chi riesce a far propria una canzone immortale rispettandola profondamente, e i saluti finali sulle note di 'Personal Jesus', che ha accompagnato una fiumana di anime oltre una serata di canzoni, fede e devozione. 

I Depeche Mode torneranno in Italia in inverno, questa volta nei palazzetti, Il 9 dicembre al PalaAlpitour di Torino, il 13 dicembre alla Unipol Arena di Casalecchio di Reno (Bologna) e il 27 gennaio al Mediolanum Forum di Assago, Milano.

Dave Gahan (Depeche Mode)