30 ottobre 2023

I Pink Floyd e i nuovi orizzonti di Meddle

Il 30 ottobre del 1971 i Pink Floyd pubblicavano "Meddle", l'album sperimentale che aprì nuovi orizzonti nella discografia della band inglese

Il 30 ottobre del 1971 i Pink Floyd pubblicavano Meddle, sesto album in studio e disco in cui cominciarono davvero a prendere forma i Pink Floyd sperimentali che avrebbero per sempre cambiato la storia della musica.

In quegli anni i Pink Floyd erano già ampiamente una certezza e dischi come "Atom Heart Mother" e la quantità enorme di date dal vivo lo dimostravano.

La costante vita on the road ridusse al minimo il tempo utile per pensare ad un nuovo disco e, proprio in quei frangenti, la band inglese cercò di dar vita a nuova musica, pur senza un'idea di partenza ben precisa.


Le sperimentazioni di Meddle

Di ritorno da una serie di date negli Stati Uniti e nel Regno Unito, i Pink Floyd prenotarono alcuni giorni in studio per giocare con nuove idee. Proprio l'assenza di temi e tracce da seguire, consentì alla band di aprirsi ad opportunità inedite che, in qualche modo, potessero essere stimolanti dal punto di vista creativo.

L'eccessiva confusione, in un primo momento, risultò però poco utile alla realizzazione di un disco nell'accezione classica del termine ma l'approccio sperimentale portò a concentrarsi sul suono, più che sulla forma canzone in sé.

Un primo tentativo, prima di spostarsi agli AIR Studios per motivi tecnici, li vide lavorare agli studi di Abbey Road dove cominciarono a sperimentare con suoni come quello realizzato da Richard Wright per l'opening di 'Echoes' che creò un 'sonar' dando in pasto una singola nota di pianoforte ad un amplificatore valvolare Leslie.

Quella singola nota sarà la colonna portante dei 23 minuti del brano di chiusura del disco e la chiave di volta di un'intera carriera che farà entrare definitivamente i Pink Floyd nella fase prog, gettando le basi per quello che verrà.


I Pink Floyd e i nuovi orizzonti di Meddle

I nuovi orizzonti dei Pink Floyd

Non avere una linea e, anzi, cercare quasi di complicarsi la vita con idee come quella che spinse tutti i membri della band a suonare parti diverse da quelle che stavano facendo gli altri, avrebbe messo in difficoltà chiunque. Non i Pink Floyd che, pur tentando idee bizzarre sperimentando sul ritmo da seguire senza avere un'indicazione precisa, riuscirono a creare qualcosa di altro da quella situazione di apparente caos.

Se Echoes occupa un intero lato di "Meddle", ad aprire le danze c'è un altro momento in grado di ritagliarsi un proprio spazio tre le canzoni preferite dai fan dei Pink Floyd, 'One Of These Days'. Completamente strumentale, fatta eccezione da Nick Mason che esordisce con la frase 'One of these days, I'm going to cut you into little pieces', dedica speciale per un DJ della BBC, la traccia che apre il disco si basa su un basso raddoppiato e effettato con un delay.

Ma le trovate in studio furono numerose, come quella di utilizzare diversi oggetti comuni per generare suoni, tecnica che verrà poi ripresa anche negli album successivi.

In un altro brano, 'Fearless', Waters decise invece di campionare i tifosi del Liverpool mentre intonano 'You'll Never Walk Alone', hit di Gerry & The Pacemakers diventata l'inno ufficiale della squadra di calcio britannica.

Le basi per un disco confusionario c'erano tutte, dalla mancanza di idee iniziali al tantissimo tempo impiegato per realizzarlo tra un concerto e un altro - la prima sessione risale a gennaio 1971 mentre l'ultima a settembre - ma, con "Meddle", i Pink Floyd riuscirono a realizzare il loro "Revolver".

Così come era stato l'album del 1966 per i Beatles, "Meddle" rappresentò per i Pink Floyd l'album in cui scoprire un potenziale ancora inespresso e vedere nuovi orizzonti.