21 aprile 2024

Idles: rabbia e cura del suono

Gli Idles fanno musica violenta e bellissima. Un connubio riuscito tra l’impegno dei testi e una ricerca musicale stupefacente. Conosciamoli meglio.

Gli Idles sono presenti nella nostra Top 20 con “Gift Horse”, singolo estratto dal loro ultimo album TANGK, uscito lo scorso febbraio. Scopriamo la storia di questa band attraverso la loro discografia: un viaggio attraverso un’evoluzione sonora stupefacente.

Non è immediato avvicinare una band come gli Idles. La loro proposta musicale, folle e geniale assieme, è un vulcano artistico in continua eruzione ed evoluzione. Tanto che, a paragonare il loro ultimo album TANGK (uscito lo scorso febbraio) con l’esordio discografico BRUTALISM del 2017 si resta totalmente spiazzati. Restano i tratti comuni della rabbia, dell’impegno nelle tematiche dei testi, dell’affanno in una inesauribile ricerca e sperimentazione sonora; ma tutti questi elementi nella musica degli Idles sono ingredienti in movimento che offrono una ricetta musicale mai uguale a se stessa. 

 

Idles: rabbia e cura del suono


Una cover dei Metallica

Così, se dovessimo suggerirvi una maniera diversa per fare amicizia con la musica degli Idles, un’idea potrebbe essere rompere il ghiaccio ascoltando una loro stupefacente cover dei Metallica. Il pezzo è contenuto in THE METALLICA BLACKLIST (2021), gigantesco tributo ai Metallica che celebra il loro omonimo capolavoro del 1991, meglio conosciuto come THE BLACK ALBUM. Gli Idles prendono "The God That Failed”, decima traccia dell’album firmata da James Hatfield e Lars Ulrich e la stravolgono. Il portamento seduto e possente della ritmica dei Metallica è spazzato via da un groove allucinato e convulso. E le chitarre, che nei Metallica sono una parata di riff granitici e scolpiti per suono e precisione, qui diventano un caos di barbarie soniche, dissonanze, feedback e cacofonie. Uno scenario musicale eccitante e inquietante su cui Joe Talbot, cantante degli Idles, interpreta i testi di James Hetfield in modo laconico, in uno stile quasi parlato che snobba la melodia originale per dare ancora più incisività alle emozioni crude dei testi. Eccoli gli Idles, in tutta la loro cattiveria, verve e torva eccentricità musicale. La band nasce da due ragazzi inglesi, Joe Talbot e il futuro bassista Adam Devonshire, che si conoscono ai tempi del college. Appassionati di musica, qualche anno dopo decidono di aprire un club a Bristol, il Bat-Cave, locale che ospiterà una ricca programmazione di musica live, privilegiando generi alternative, indie, punk e post punk. Gli stessi proprietari si cimentano in esibizioni sul palco del locale dove Adam Devonshire si adopera anche come Dj. Quell’immersione nella musica li motiva ancora di più ad assecondare la loro passione e, così, decidono di formare una band.


 

BRUTALISM & JOY AS AN ACT OF RESISTANCE 

Il debutto discografico arriva nel 2017 con l’album BRUTALISM. Le registrazione del disco coincidono con la morte della madre di Joe Talbot, sconfitta da una lunga malattia. L’evento, naturalmente, condiziona scrittura e carattere del lavoro, un disco cupo che ti scuote per la rabbia, potenza e dolore che evoca. BRUTALISM viene acclamato della critica, ritenuto uno dei dischi rock più convincenti dell’anno e permette agli Idles di finire in tour con i Foo Fighters. Le canzoni degli Idles si scagliano contro il sessismo, il razzismo e la mascolinità tossica mentre, sul piano musicale sono le chitarre di Lee Kiernan e Mark Bowen la cifra del suono devastante della band. I chitarristi degli Idles, infatti, sono in totale controtendenza a quanto fanno tante band e musicisti contemporanei, ovvero servirsi della tecnologia (amplificatori, effetti e multi effetti digitali) per avere ingombri ridotti al minimo, efficienza e praticità. Gli Idles portano sul palco cortine di amplificatori giganteschi e tonnellate di pedali analogici, tra cimeli vintage e diavolerie futuriste. Una strumentazione irreale, faraonica e fuori da tempo che loro stessi definiscono - quasi, quasi - “anti economica e non sostenibile” persino per una band al loro livello celebrità. Così, la ricerca sonora, la sperimentazione, l’intransigenza nell’utilizzare solo strumentazione esclusiva e analogica diventano un fiore all’occhiello della band. Certo, negli Idles prima di tutto ci sono ci sono le canzoni, l’autenticità e la forza della proposta artistica ma, questa deriva nerd da fanatici di effetti, amplificatori e chitarre li rende, al contempo, una band di culto tra musicisti e addetti ai lavori.

 

Dice il chitarrista Mark Bowen, riguardo la strumentazione inverosimile sfoggiata da lui e il suo collega Lee Kiernan: "Ho la sensazione che potrei scoraggiare i giovani chitarristi se mi mettessi a elencare tutta la mia strumentazione; ma noi abbiamo questa montagna di effetti e amplificatori perché suoniamo 190 spettacoli all'anno e siamo dei veri fanatici di questa roba. Guarda: io ho questi jeans che mi vedi addosso da 10 anni ma spenderei tutti i miei soldi per un un altro pedale Moog! (Moog è un brand iconico di sintetizzatori ed effetti NDR)." Quanto seminato a livello musicale e stilistico nel primo album, funziona e fiorisce nel successo eclatante del secondo disco JOY AS AN ACT OF RESISTANCE del 2018. Premi su premi, riconoscimenti, record di album venduti in pre order, un debutto nella Top 5, un tour da 190 date, culminato il tutto esaurito all’Alexandra Palace di Londra, con 10.000 biglietti, fumati in 24 ore dall’apertura delle vendite.

 

ULTRA MONO

Una svolta importante arriva con il terzo album, ULTRA MONO (2020). I primi due lavori della band vengono registrati con un approccio live: una vera punk band che suona al massimo della foga, con i chitarristi che ci danno dentro come forsennati. E’ lo stesso Mark Bowen a descrivere così i primi lavori degli Idles: "Se ascolti BRUTALISM, Lee e io suoniamo le nostre chitarre così forte da non riuscire a sentirci a vicenda, come se non ci importasse cosa sta suonando l’altro. Entrambi ci affanniamo, cercando di essere il chitarrista solista, di fare una parte pazzesca!’” Con ULTRA MONO la band cambia prospettiva; l’intuizione è affidare la produzione di un disco punk a un produttore hip hop come Kenny Beats. Continua Mark Bowen: “Abbiamo pensato a come è scritta la musica l’hip-hop e a come avremmo potuto trasferire quel tipo d arrangiamento nella nostra musica, basata sulla chitarra. L'ego doveva scomparire perché la canzone riuscisse al meglio. Questo è ciò che accadere quando fai hip-hop. Le chitarre dovevano essere al servizio della musica, della canzone. Serviva capire dove potevano suonare e dove potevano semplicemente non fare nulla. Serviva organizzarsi, smettere di suonarci uno sopra l’altro, iniziare a fare delle cose complementari. Oppure, a volte, suonare esattamente la stessa cosa, assieme, per avere il massimo della potenza. L’hip-hop resta un’ispirazione stilistica e non inficia sulla natura del suono degli Idles: ULTRA MONO presenta una band maturata nell’approccio musicale senza rinunciare alla violenza sonora che li ha sempre contraddistinti. Il disco, infatti, è un altro successo, accolto da ottime recensioni e si guadagna il “Best Punk Record award” dalla American Association of Independent Music’s.

 

CRAWLER

L’evoluzione musicale degli Idles continua in maniera ancora più radicale nel successivo CRAWLER (2022). L’isolamento imposto dalla pandemia viene vissuto come un’opportunità dalla band. Costretti a rinunciare al loro approccio live alla composizione, scrivono il loro materiale come un lavoro da studio, più articolato, ricco di sovra incisioni, sfruttando tutte le possibilità offerte dalla tecnologia. Per gli Idles comincia ad emergere un approccio sonoro diverso: l’esuberanza violenta a caotica dei primi album viene incanalata in ritmi dilatati, sospensioni, oasi sonore. Soluzioni che, nella aggressività irrinunciabile della band, per la prima volta si aprono su pertugi musicali più melodici e seducenti.

 

TWANG

CRAWLER è un album di transizione che porta gli Idles al loro definitivo TWANG, ultimo disco uscito lo scorso febbraio e da cui è estratto il singolo “Gift Horse” nella nostra TOP 20. In TWANG l’evoluzione sonora degli Idles esplode e la proposta musicale è talmente variegata da risultare schizofrenica. Certo, ci sono ancora i cinque punk che nei primi due album sbraitavano - chitarre distorte al collo - contro la Brexit, il razzismo straripante del Regno Unito, il sistema sanitario nazionale allo sbando. Ma c’è tanto, tantissimo altro. C’è una band che adesso è capace di usare anche toni più pacati e suoni diversi per veicolare le proprie emozioni. Merito di questa mutazione, artistica, musicale e sonora, il fortunato assetto di produzione artistica di TWANG, affidata ad addirittura a tre persone. Un gigante come Nigel Godrich, conosciuto per le collaborazioni con Radiohead e Beck a cui vengono lasciati i pezzi più lenti e rifiniti a livello musicale con - addirittura - inserti di pianoforte ed elettronica. Quindi, la conferma del guru del hip-hop,  Kenny Beatsche che, di nuovo, mostra come lontano dai cliché del punk riesca a tirare fuori il meglio della veemenza sonora della band. Terzetto che - saggiamente - si chiude con la presenza del chitarrista della band Mark Bowen; nella diversità estetica e di stile di Nigel Godrich e Kenny Beatsche, Bowen garantisce omogeneità al disco e coerenza con il suono selvaggio e bellissimo, degli Idles.