16 novembre 2023

Joe Satriani e Sammy Hagar in quello che sembra - ma non è - un tributo ai Van Halen

Sammy Hagar, ex cantante della band, convoca Joe Satriani alla chitarra e annuncia un tour zeppo di pezzi dei Van Halen. Ma guai a chiamarlo tributo...

L'iniziativa è di Sammy Hagar (cantante e chitarrista che è stata la voce dei Van Halen dal 1986) e partirà dal Nord America nel 2024. Il tour si chiamerà "The Best of All Worlds" e la scaletta prevede un concentrato dei migliori brani dei Van Halen dell'era "Van Hagar" quella in cui Sammy Hagar prese il posto del precedente cantante David Lee Roth che lasciò il gruppo all'apice del successo di 1984 (1984), album contenente la hit "Jump"


Per celebrare la musica è il genio di Eddie Van Halen, hanno deciso di unire le forze tre figure che sarebbe difficile immaginare più qualificate: Michael Anthony bassista originario della band fino al 2006 (quando venne destituito   per lasciare il posto di bassista al figlio di Eddie, Wolfgang Van Halen); Sammy Hagar cantante più duraturo nella storia dei Van Halen, entrato nella band a partire dall’album 5150 (1986); Joe Satriani - icona vivente della chitarra rock - che è, assieme a pochissimi altri nomi, la sintesi musicale più riuscita e di successo del linguaggio innovativo introdotto da Eddie Van Halen; sintesi veicolata in una proposta artistica che - benché strumentale - risulta fruibile e popolare. 


 

Il trio, che sarà supportato dalla batteria di Jason Bonham (figlio del leggendario John Bonham dei Led Zeppelin) risulta immediatamente famigliare a tutti gli appassionati di rock, visto che Hagar, Anthony e Satriani sono i membri della super band Chickenfoot dove, però, dietro alle pelli della batteria siede Chad Smith, dei Red Hot Chili Peppers. ll nome del tour “Best Of All Worlds” richiama due celebri pezzi dei Van Halen “Best Of Both Worlds” da 5150 e “Top Of The World” da F.U.C.K. (1981) album entrambi  affidati alla voce di Sammy Hagar.



Joe Satriani e Sammy Hagar  in quello che sembra - ma non è - un tributo ai Van Halen

Non è un tributo

Nonostante tutto si presenti come un’operazione tributo ai Van Halen, Sammy Hagar e colleghi hanno preso le distanze dal presentare il tour in questi termini. In primo luogo perché la scaletta prevederà anche successi tratti dalla carriera solista di Sammy Hagar e pezzi dei Chickenfoot; in secondo luogo perché formalizzare questo progetto come tributo officiale ai Van Halen avrebbe potuto creare controversie e perplessità vista l’assenza degli altri membri della band: il frontman originale David Lee Roth, il batterista Alex Van Halen e il figlio di Eddie Van Halen, Wolfgang Van Halen oggi leader della band Mammoth WVH. Nota di colore aggiuntiva, il fatto che Joe Satriani prima di aderire a questo progetto, sia stato a lungo coinvolto nella discussione - finita in un nulla di fatto - circa un possibile tour ufficiale dei Van Halen con David Lee Roth alla voce e Alex Van Halen alla batteria. Un retroscena che rende questo spettacolo, ancora più appetibile come il più autorevole “non-tributo” ai Van Halen cui si potrà sperare di assistere. Sono già stati ventilati alcuni dei brani dei Van Halen che la band porterà sul palco: “Finish What Ya Started” (OU812, 1988) “5150”, “Good Enough” e “Best of Both Worlds”(5150, 1986) e “Poundcake” e “Right Now” (F.U.C.K. 1986), titoli che sembrano escludere una presenza consistente di canzoni estratte dai primi sei album dei Van Halen, quelli con David Lee Roth alla voce.


 


Van Halen Vs "Van Hagar"

Sicuramente questo tour riaccenderà gli animi dei fans dei Van Halen sulla questione ancora irrisolta circa la storia di questa band: i veri Van Halen sono unicamente quelli degli esordi con David Lee Roth alla voce o merita altrettanta considerazione anche la parentesi con Sammy Hagar? Sicuramente è con David Lee Roth che i Van Halen hanno giocato le loro carte più brillanti a livello di ferocia e creatività musicale e - forse - è sempre con il primo cantante che hanno cristallizzato la perfezione del loro sound e della loro estetica. Ma è altrettanto vero che nella successiva fase “Van Hagar”, la band ha continuato a produrre ottima musica, trovato un equilibrio accettabile anche nelle frequenti contaminazioni tra rock duro e pop e - soprattutto - permesso di continuare a bearci dell’inventiva meravigliosa della chitarra di Eddie Van Halen.


 


E in Italia quando?

La speranza è ovviamente quella di poter ascoltare presto la band dal vivo anche in Italia. Anche perché, i recenti sold out di Darkness e Yngwie Malmsteen nella date italiane, lasciano trapelare un ritrovato interesse per questo tipo di rock così sfarzoso e musicalmente debordante a livello strumentale e chitarristico. Un approccio nel quale i Van Halen sono stati autentiche muse ispiratrici. Da ultimo, una riflessione: ma quanto sarebbe eccitante se tutto questo non si limitasse ad un’operazione nostalgica e facesse  capolino una nuova e giovane band, con questo sound e queste chitarre?