28 marzo 2024

Lo scazzo tra AC/DC e Beastie Boys

Quando i Bestie Boys hanno detto agli AC/DC che non ne potevano più di chi suona la chitarra

La storia che stiamo per raccontarvi è una sorta di dissing ante litteram. Un confronto scontro che, viste le band interessate AC/DC e Beastie Boys, investe due mondi musicali - apparentemente - lontanissimi: quello del rock e dell’hard rock, di cui gli AC/CD sono tra le più nobili e cristalline incarnazioni; quello del rap dove i Beastie Boys sono stati giganti e pionieri.

Siamo nel 1984 e gli AC/DC hanno smesso, oramai da qualche tempo, di essere comuni mortali: pubblicando tre anni prima BACK IN BLACK (album più venduto della storia, secondo solo a THRILLER di Michael Jackson) sono divinità in terra. Viceversa, i Beastie Boys non sono ancora nulla: tre sconosciuti mocciosi snob di New York, provenienti da facoltose famiglie di origine ebraica che, dopo aver fatto i cazzoni nel punk hardcore, si stanno prendendo benissimo con il rap. Verrebbe da chiedersi come due band del genere possano, solo e semplicemente, entrare in contatto. L’artefice è niente di meno che Rick Rubin. Destinato a diventare uno dei produttori musicali più apprezzati e influenti di tutti i tempi (Slayer, Red Hot Chili Peppers, System Of A Down…) Rick Rubin è ancora agli inizi della sua carriera, intento a combinare qualcosa di stupefacente; ha intuito le potenzialità della musica rap che grazie alla sua illuminata visione  di produzione, passerà da genere di nicchia totalmente relegato a uso e consumo della sola comunità afroamericana, a diventare un' industria discografica a sé stante, fenomeno musicale e di costume tra i più influenti della cultura pop degli ultimi decenni.

Lo scazzo tra AC/DC e Beastie Boys

Rick Rubin, il rap & l'hard rock

Rick Rubin è molto amico di Ad-Rock dei Beastie Boys. Ad-Rock aiuta Rubin con la sua neonata etichetta discografica Def Jam ed entrambi sono chitarristi con il vizietto del punk . Ma, allo stesso tempo, tutti e due sentono che l’energia e immediatezza di musica ai margini del sistema sono un tratto oramai sbiadito nel punk. Invece, quella vivacità e irruenza sono presenti più che mai nel rap. Presi i Beastie Boys sotto la sua ala, Rubin li sprona a lasciar perdere il punk, a dedicarsi esclusivamente al rap. Nell’incoraggiarli verso tale direzione, Rubin è al contempo convinto che il rock possa rappresentare una sorta di Cavallo di Troia per portare il rap ad un pubblico enorme, rendendolo più musicale e accessibile. E’ lo stesso Rick Rubin a raccontarlo: “La mia visione era mitigare la vena più cattiva e underground del rap con la mia passione - o meglio - il mio orecchio, per le cose più commerciali e mainstream. La fortuna della nostra collaborazione è stata la convergenza tra il loro essere giovani, snob, assetati di sonorità eclettiche ed esclusive con la mia sensibilità più provinciale, come diremmo oggi, nazional popolare. Volevo portare il rock di Led Zeppelin, AC/DC nella loro musica…cose che io amavo e che loro, invece, detestavano”. L’ostilità dei giovani Beastie Boys verso quel tipo di classic rock affondava le radici nell’hardcore, sotto genere del punk che i tre avevano abbracciato e suonato. L’hardcore estremizzava tutto del punk: dalla cattiveria e velocità sonora ed esecutiva sul piano musicale; all’impatto ideologico che si faceva più estremo e rigoroso, con attenzione a tematiche sociali, al pacifismo ma anche ambientalismo e animalismo. A livello stilistico, in particolare, l’hardcore odiava l’approccio tecnico “masturbatorio”  dell’hard rock (definizione di Kurt Cobain) e anche le derive sessiste del suo immaginario

 

Lo sgarro agli AC/DC

Ottime premesse, insomma, per l’idea di Rick Rubin di produrre e registrare uno dei primi singoli dei Beastie Boys, utilizzando un campione di chitarre, proprio degli AC/DC, paladini dell’hard rock. Il pezzo intitolato, guarda caso, "Rock Hard" e  pubblicato dalla Def Jam Records nel 1984, era interamente costruito campionando le chitarre elettriche di Angus e Malcolm Young che sgranavamo il riff di "Back in Black”, pezzo leggendario della band. Il tutto senza che nessuno si fosse nemmeno lontanamente preoccupato di chiedere il permesso legale agli AC/DC. Il brano non raggiunge una popolarità significativa e il successo - quello vero e ciclopico - arriva per Rick Rubin e Beastie Boys solo due anni dopo, con l’album capolavoro LICENSED TO HILL (1986). Ma, anche se la faccenda passa sul momento sotto silenzio, gli AC/DC non si dimenticano di quello sgarro. Sgarro reso ancora più irritante dalla spudoratezza con cui i Beastie Boys non smetteranno mai (a partire da “No Sleep till Brooklyn” fino alla fine della loro carriera) di prendere per il culo il mondo dell’hard rock e la sua iconografia.

 

"Non sopportiamo chi  suona la chitarra elettrica"

La resa dei conti sembrerebbe arrivare 15 anni dopo quando, nel 1999, i Beastie Boys pianificano di pubblicare "Rock Hard" nella raccolta BEASTIE BOYS ANTHOLOGY: THE SOUNDS OF SCIENCE. Oramai, certe leggerezze da giovani rapper ex-punk, sono impensabili e i Beastie Boys devono ottenere una liberatoria che - naturalmente - gli AC/DC non concedono. Quando etichette e uffici legali di entrambe le band alzano le mani perché non esistono le condizioni per alcun tipo di negoziazione, è Mike D dei Beastie Boys ad azzardare un ultimo, disperato, tentativo. Così, telefona a Malcolm Young, chitarrista ritmico degli AC/DC. Riferisce Mike D: “Malcolm non ne volle sapere: pur premurandosi di spiegare che non c’era nulla di personale, mi disse che una band rock come gli AC/DC non sopportava l’utilizzo di campioni, di musica non suonata da strumenti.”. Uno schiaffo morale che i Beastie Boys non dimenticheranno, capace di ridimensionare la loro proverbiale strafottenza e irriverenza? Non si direbbe, vista la celeberrima risposta di Ad-Rock che controbatté “E noi non sopportiamo chi suona la chitarra elettrica”.