10 dicembre 2023

Musica: quando la passione diventa ossessione

Tutti abbiamo un artista che amiamo e viviamo in modo speciale. Ma se questa passione tracima nell'ossessione, il rischio è quello di allontanarsi dalla musica.

Recentemente abbiamo pubblicato la storia di Mr. Jimmy, il venditore di kimono giapponese che ha speso trent’anni della sua vita per essere uguale a Jimmy Page. Una vicenda eccezionale che, anche se capace di attirare l'attenzione di Jimmy Page in persona e aver guadagnato notorietà a livello internazionale, resta sicuramente bizzarra se non, addirittura, inquietante. Perché quando la passione per un artista o per una band diventa ossessione, a rimetterci è il proprio rapporto più autentico e puro con la musica.


La passione quella esclusiva, fortissima e accecante per il proprio artista preferito è una scintilla potente che fa divampare l’amore per la musica e lo porta a un tenore superiore. L’appassionato di rock - quello che vive di pane e vinili - per amore del suo idolo setaccia il web alla ricerca di performance live inedite, colleziona bootleg, raccolte, edizioni speciali, biografie e retrospettive. E se non gli basta nemmeno non perdersi ogni suo live accessibile (o  magari non può semplicemente parteciparvi perché l'artista è un’icona rock, oramai lontana dalle scene) segue addirittura con fervore le band che - tra cover e tributi - ne ripercorrono il repertorio. Il musicista poi, non è di certo da meno. Perché chiunque impara a suonare uno strumento attraversa una fase in cui non solo ispirarsi ed emulare il proprio idolo ma, letteralmente, “scimmiottarlo” e copiarlo pedissequamente è una garanzia di crescita musicale tecnica e stilistica. Nel tentativo di conquistare il tocco, la pronuncia il suono di un grande artista ci si confronta con i propri limiti e si migliora.


 


Musica: quando la passione diventa ossessione

L'ossessione che allontana dalla musica

Quindi, quale che sia la categoria - musicista o appassionato - cui lo Sfrecciato che legge appartiene, la dedizione fenomenale a una band, un cantante o un musicista sarà la manifestazione positiva del suo amore per la musica. Manifestazione che lo porterà a vivere quello che ascolta o suona in maniera più esperta e consapevole. Tutto, però, diventa un problema quando questa passione tracima nell’ossessione e diventa un limite anziché un incentivo a vivere la musica in maniera più intensa. Il chiodo fisso del proprio artista preferito rende, non solo pigri nello scoprire o ascoltare altra musica ma addirittura prevenuti nei confronti di qualunque altra proposta musicale ci passi sotto alle orecchie. L’espressione peggiore di questa chiusura? Il pubblico - non di appassionati ma di fanatici - che prima dell’esibizione del proprio idolo fischia e boicotta lo show delle band di supporto: una manifestazione energumena di ignoranza e chiusura (non solo musicale) che ho sempre trovato gretta. Perché, per quanto terribile, si può fischiare una band quando suona male e con sufficienza oppure non è preparata e sbaglia, non celebrando il palco che calca e il pubblico che la segue. Ma fischiare una proposta musicale a priori, semplicemente perché non è quello che aspettiamo, capiamo e ci piace è squallido. Di certo non è una cosa che un esperto appassionato di musica fa. La passione per un artista che diventa ossessione è - ovviamente - un limite anche per chi suona perché castra la possibilità di trovare una propria voce originale, di ritagliarsi una identità. Fattori che sono, probabilmente, quelli decisivi per ritagliarsi un posto al sole come artista. Perché, per me, immolarsi alla esclusiva riproposizione fedele della musica di un altro artista, relega comunque chi lo fa, al ruolo di fotocopia. Poco importa se vivida nei colori o sbiadita.




L'amore per la musica: libero, colorato e vivace

Chiudo questa riflessione dicendo che, comunque, capisco anche chi vive la passione per una tale band o musicista in maniera così elitaria, totalizzante. Anzi, riconosco il valore di figure eccezionali come quella di Mr. Jimmy o dei super esperti che si sono uccisi per collezionare qualunque cosa il tale artista abbia prodotto, fatto e detto. Perché figure del genere contribuiscono a preservare e tramandare memoria e tradizione di pagine importanti della storia della musica, permettendo di approfondirle in maniera speciale. Ma, appunto, si muovono in un ambito che non è più quello puro, libero, colorato e vivace dell’amore per la musica tutta ma è quello del collezionismo, della passione monografica o dell’imitazione ai fini dell’intrattenimento.