10 dicembre 2023

Pillole di Stile: perché "EAT EM AND SMILE" è un disco rock perfetto

EAT EM'AND SMILE è il debutto solista di David Lee Roth che nel 1985 lascia i Van Halen, assolda Steve Vai alla chitarra e incide un album rock perfetto

Ecco la storia di EAT EM’ AND SMILE (1986) di David Lee Roth un album eccezionale, una chicca ritenuta da tanti uno dei dischi di hard rock più intensi a livello di sound, tecnica esecutiva ed esuberanza delle composizioni. Sicuramente uno degli album rock più importanti degli anni ’80. Un disco, quindi, che non solo è suonato da paura ma che - grazie a ricerca sonora e accorgimenti esecutivi - suona da paura; il classico album che bisognerebbe ascoltare spaparanzati su una poltrona, avvolti e sommersi dalla stereofonia di una coppia di casse gigantesche o di un paio di ottime cuffie che - al salire del volume - permettono di gustare ancora meglio ogni sfumatura. Questo disco, inoltre è importante perché presenta al mondo un giovanissimo Steve Vai all’apice della sua forma chitarristica, rappresentando la tappa decisiva che lo porterà allo status di chitarrista rock tra i più rilevanti della storia.


 


Per chi volesse approfondire ulteriormente la storia di EAT EM'AND SMILE, raccomandiamo la visione del Podcast "Note Di Stile" dedicato a questo album: una puntata impreziosita dalla partecipazione di Steve Vai come ospite speciale!

Pillole di Stile: perché "EAT EM AND SMILE"è un disco rock perfetto

Una scelta dissennata

EAT EM' AND SMILE (1986), è il debutto come solista di David Lee Roth che nel 1985 abbandona il suo ruolo di cantante nei Van Halen e assembla una band stupefacente capitanata da un imberbe Steve Vai alla chitarra, Gregg Bissonette alla batteria e Billy Sheehan al basso. Un power trio che per estro, capacità tecniche e musicali,  carattere sonoro avrà pochi eguali nella storia del genere.

Spesso situazioni e scelte inusuali - se non addirittura dissennate come poteva apparire allora quella di David Lee Roth di lasciare i Van Halen - sono l’ottimo presupposto per storie che poi si riveleranno avvincenti. Diciamo così perché è bene chiarire che quando Lee Roth abbandona la band, i Van Halen sono in cima al mondo. Grazie alla hit “Jump”, rimasta poi un classico, evergreen del rock, il loro ultimo album 1984 impazzava nelle classifiche di tutto il pianeta e permetteva ai Van Halen di riempire gli stadi di ogni continente e - soprattutto - monopolizzare con i video di “Jump”, “Hot For Teacher” e “Panama” la programmazione di MTV, popolarissimo canale televisivo esclusivamente musicale che negli anni ’80 era il principale strumento con cui i giovani fruivano della musica.


 

Quel giovane nerd di cui tutti parlano

Più ancora, sembrava sconsiderato che David Lee Roth potesse pensare di reggersi sulle sue stesse gambe rinunciando ad un alter ego come Eddie Van Halen, musicista che dal debutto discografico della band VAN HALEN I (1978) era stato accolto come la cosa più innovativa e divertente capitata nel mondo della chitarra rock dopo Jimi Hendrix. Negli anni ’80, Eddie Van Halen con le sue innovazioni strumentali e la sua popolarità, aveva acceso la moda della chitarra metal virtuosistica, una frenesia di assolo indiavolati, velocissimi e stupefacenti che investiva la scena del rock. Insomma, pareva improbabile che Lee Roth scovasse una sei corde capace di non spegnersi nel confronto con quella di Eddie. Ma David Lee Roth è un marpione e ha il fiuto per reclutare Steve Vai, giovane nerd di cui parlano tutti, che si era fatto conoscere come enfant prodige alla corte di Frank Zappa suonando le cose impossibili che Zappa - geniale scienziato pazzo del pentagramma - scriveva per lui. Terminata l’avventura con Zappa, Steve Vai aveva realizzato un brillante e bizzarro album come solista FLEXABLE (1984) che aveva attizzato la nicchia di appassionati di musica strumentale e progressive, quindi si era affacciato ad un pubblico più ampio e mainstream con le collaborazioni con gli Alcatrazz in DISTURBING THE PEACE (1985) e con i PIL, la band dell’ex cantante dei Sex Pistols, Johnny Rotten, per cui registra le chitarre meravigliose di ALBUM (1986).


Paganini & l'incredibile Hulk

La grande intuizione di David Lee Roth, supportato dal produttore e tecnico del suono Ted Templeman (responsabile del sound di tutti i precedenti dischi dei Van Halen) è quella di chiedere a Steve Vai di esagerare e uscire dal suo stereotipo di virtuoso, di tizio alto, allampanato e filiforme che suona cose cervellotiche e astruse; gli chiede di scatenarsi, di fare la rock star, il metallaro, di essere smodato sulla chitarra perché il suo compito è quello di ammaliare e di suonare ciò che fino allora si poteva, forse, solo immaginare. Steve Vai è un artista troppo furbo e ambizioso per non capire l’opportunità che gli viene offerta e si abbandona a un virtuosismo spudorato, confezionando chitarre rock perfette, frutto di un piglio strafottente e stravagante. Lee Roth paragonerà l’approccio chitarristico di Steve Vai in questo disco a quello di un bambino che si arrampica su un albero, resta appeso per le gambe, ciondolandosi a testa in giù, e urla: “…guarda mamma: senza mani!”.

In EAT EM' AND SMILE, Steve Vai riscrive il vocabolario della chitarra rock: riff monolitici e ricchi di groove, ritmiche funk, noise, feedback ed esagerazioni soniche di ogni tipo, svisate blues e impennate tecniche aliene, impossibili. E non basta perché, addirittura, David Lee Roth sprona Steve Vai a reinventare persino il suo look tra abiti eccentrici e palestra: l’iconografia degli ’80 impone performance spettacolari con grande spazio alla fisicità, al movimento, alla presenza estetica. Così, Steve Vai finisce per mescolare il virtuosismo cristallino di Paganini con l’attitudine, tutta anni ’80, dell’incredibile Hulk! 


 


La maniera giusta di fare un disco!

Ma al di là delle chitarre grandiose di Steve Vai e del interplay scintillante tra il chitarrista e frontman David Lee Roth, quello che resta di EAT EM' AND SMILE è l’energia e freschezza delle composizioni, frutto di una formula compositiva e di lavoro che in più di un intervista il bassista Billy Sheehan ha descritto così: "EAT EM' AND SMILE è stato registrato nella maniera in cui sarebbe giusto fare un disco: Stando tutti insieme, nella stessa stanza, in studio di registrazione, scrivendo assieme le canzoni. E’ un disco che nasce da un autentico lavoro di band: da musicisti che lavorano realmente assieme agli arrangiamenti, alla scrittura dei brani. Io, Steve Vai e Gregg Bissonette ce ne stavamo a jammare nella stessa stanza, proponendo idee, spunti, arrangiamenti. Quando qualcosa di interessante iniziava a girare David Lee Roth scendeva dalla regia e ci diceva per esempio: “La cosa che avete suonato potrebbe essere una buona strofa. Ora inventiamoci qualcosa per un ritornello!” E quindi correva di nuovo in regia a scrivere qualche testo che avrebbe potuto funzionare. E via così: le canzoni nascevano lavorandoci assieme, pezzo dopo pezzo, una alla volta fino a che non ci siamo trovati l’intero album in mano. Ed era una figata: eravamo davvero amici l’uno con l’altro, ci divertivamo combinando casini, spendendo un sacco di tempo assieme, raccontandoci storie e salendo sul palco come dei fratelli. Questo è il segreto che rende ancora magico questo disco!”


 


Chitarre da ascoltare in cuffia!

Da ultimo, una nota nerd sul sound eccezionale di questo album che ha la sua voce più caratterista e identificativa nel timbro delle chitarre elettriche di Steve Vai. Steve Vai con Frank Zappa aveva maturato una precisione musicale minuziosa e riusciva a riprodurre con la chitarra le cose più impensabili: voci, ritmi e melodie complicatissime…quindi, scontrandosi con la visione del produttore Ted Templeman che voleva clonare l’estetica di suono dei Van Halen, decide di suonare tutte le chitarre ritmiche e parte di temi ed assolo due volte, doppiando ogni cosa e aprendo le doppie chitarre stereofonicamente nello scenario di ascolto del mix. Quindi, non come nei Van Halen un unico suono di chitarra gigantesco che arrivava dritto come un pugno in faccia all’ascoltatore, ma due chitarre impazzite e di precisione chirurgica che lo avvolgevano ai fianchi, arricchite da variazioni, abbellimenti che se ascoltate in piena stereofonia risultano, ancora oggi, incredibili!


 


Per chi volesse approfondire ulteriormente la storia di EAT EM'AND SMILE, raccomandiamo la visione del Podcast di "Note Di Stile" dedicato a questo album; una puntata impreziosita dalla partecipazione di Steve Vai come ospite speciale!