11 gennaio 2024

"Suonare come Eddie Van Halen? Impossibile!" parola di Steve Vai

Le dichiarazioni di Steve Vai sul playing di Eddie, paiono un consiglio al maestro Joe Satriani che dovrà a breve affrontare live il repertorio dei Van Halen

Se nel rock, gli anni ’80 sono stati il decennio dei chitarristi metal esagerati, dei virtuosi della sei corde che spopolavano nei piani alti delle classifiche, due sono i nomi più significativi di questa tumulto. Eddie Van Halen che l’ha scatenato - letteralmente inventando un nuovo modo di suonare - e Steve Vai che in un lampo ne ha rappresentato l’evoluzione e declinazione più personale e stravagante. Per questo, colpiscono le recenti dichiarazioni di Steve Vai che negli ultimi giorni stanno circolando in rete e si riferiscono ai chitarristi che vorrebbero studiare e riprodurre nella maniera il più fedele possibile il playing di Eddie Van Halen. A questi temerari della sei corde, Steve vai dice: “Non ha senso che tu cerchi di suonare un pezzo dei Van Halen come faceva Eddie, semplicemente perché non puoi, non è possibile”.


 

Eddie Van Halen esegue live uno dei suoi pezzi più difficili "Mean Street", con Gary Cerone alla voce. Il cantante degli Extreme ha realizzato con i Van Halen un solo album, VAN HALEN III (1998).

"Suonare come Eddie Van Halen? Impossibile!" parola di Steve Vai
PHOTO CREDIT: Fotogramma

La chitarra che fa il lavoro di un'orchestra

Questi moniti di Steve Vai hanno un peso particolare perché il chitarrista raggiunse il picco di successo e popolarità della sua carriera, anche grazie a come seppe cimentarsi con il repertorio impossibile di Van Halen. Tra il 1985 e il 1989, infatti, Steve Vai fu il chitarrista del cantante dei Van Halen, David Lee Roth, quando questi decise di lasciare la band all’apice del successo. Benché il materiale scritto a quattro mani tra Lee Roth e Vai confluì in uno dei dischi di hard rock più cazzuti di sempre, EAT EM’AND SMILE del 1986 (ve ne abbiamo raccontato la storia qui), quello che giovò maggiormente a Steve Vai in quella collaborazione, fu la capacità strabiliante di riuscire a eseguire il repertorio dei Van Halen, senza far rimpiangere la chitarra ultraterrena di Eddie Van Halen. Ricorda Steve Vai: “Ero elettrizzato quando ho avuto l'opportunità di suonare quelle canzoni con David Lee Roth perché musicalmente sono bellissime. La chitarra di Eddie fa il lavoro di un’orchestra, tutto è costruito e arrangiato in maniera perfetta. Quando ho dovuto metterci le mani per impararle e poi suonarle dal vivo, mi sono imposto di rispettarle, sforzandomi di mantenere l’integrità dei riff, perché erano splendidi. Ma, al contempo, ho capito che accanirsi con uno studio pedissequo di quello che faceva lui, dei suo suono, di ogni sfumatura del playing non mi avrebbe aiutato nel conquistare il pubblico. Proprio perché lui era un chitarrista così innovativo, creativo e vivace, ho realizzato che uno sforzo eccessivo nell’emularlo mi avrebbe tolto spontaneità ed energia dal vivo. "


 

Non potevo e volevo suonare come Eddie 

Continua Steve Vai: "Quindi, ho ritenuto che la cosa migliore da fare era onorare le sue parti di chitarra ma, al contempo, interpretarle come me le sentivo naturalmente cucite addosso: sono parti di chitarra fantastiche e ho fatto del mio meglio per suonarle con energia e divertimento. Siccome intimamente sapevo che non avrei potuto - e nemmeno voluto - suonare come lui, la decisione di suonare i pezzi dei Van Halen con la mia attitudine mi ha alleggerito da una grande ansia da prestazione. Questo mi ha messo anche più a mio agio con il pubblico dei Van Halen perché loro sentivano che non si stavano confrontando con qualcuno che tentava di essere un clone di Eddie.


 

In un concerto del 1986, Steve Vai esegue magistralmente "Panama", classico dei Van Halen e manifesto del virtuosismo di Eddie. Il pezzo è contenuto nell'album 1984.

E adesso è il turno del M° Joe Satriani...

A dare a queste considerazioni di Steve Vai una puntualità speciale, potrebbe essere il fatto che Joe Satriani (mentore di Steve Vai di cui è stato maestro) sarà a breve nella stessa situazione del suo pupillo. Come abbiamo già anticipato ai lettori di Radiofreccia, infatti, da questa estate Joe Satriani sarà il chitarrista del “The Best of All Worlds” un progetto nel quale il chitarrista si unirà a due membri storici dei Van Halen (il cantante Sammy Hagar e il bassista storico della band Michael Anthony) per celebrare in un tour di concerti il repertorio della band.


 


Un inizio non esattamente con il botto

A dire il vero però, una delle prime apparizioni pubbliche di questa super band non è stata per Joe Satriani esattamente esaltante: invitati al celebre Howard Stern Show, il chitarrista ha suonato in maniera più che convincente (rispettandone le parti ma aggiungendoci sound e intenzione personale) “5150”, un pezzo estratto dall’omonimo album dei Van Halen del 1986. Ma quando Joe Satriani si è cimentato nell’esecuzione di “Mean Street” (FAIR WARNING, 1986) gemma strumentale considerata una delle prove impossibili della genialità musicale di Eddie Van Halen, il chitarrista è andato in affanno, tanto da dichiarare in una successiva intervista. “Lo ammetto, ho fatto un casino suonando quel pezzo. E mi brucia da morire aver pasticciato quel riff. Ma almeno ho imparato una lezione sullo stile e il suono di Eddie Van Halen...”. Quale? Che appunto - come dice Steve Vai - suono e stile di Eddie Van Halen sono semplicemente irriproducibili.


 

Joe Satriani è tra i più grandi esponenti della musica strumentale e più tecnica per chitarra. Ma nell'eseguire live "Mean Street" dei Van Halen ha ammesso di avere avuto delle difficoltà. Qui il video.