22 febbraio 2024

Talking Heads e la maledizione del "bassista per necessità"

Ecco la storia di Tina Weymouth dei Talking Heads: una "bassista per necessita"che ha scritto linee di basso memorabili, tra le più sinuose della New Wave

Nella sconfinata lista di ragioni per cui i Talking Heads sono una band straordinaria, un arcobaleno smagliante di belle canzoni e idee tra il pittoresco e il visionario, di sicuro un elemento decisivo sono le sinuose linee di basso di Tina Weymouth; parti che restano tra le più ficcanti scritte e suonate nel rock e nella new wave. Ecco la storia.

Tina Weymouth entra nei Talking Heads assecondando quella storiella, un po’ romantica e un po’ stereotipata, secondo cui quando nel rock si forma una band, tutti fanno a gara per contendersi il posto come cantante, batterista, chitarrista solista; l’incarico di bassista, invece, resta spesso scoperto. Tanto che, capita di frequente, debba essere assegnato a forza a quello che avrebbe dovuto - o voluto - essere il secondo chitarrista o - per non infierire -  il chitarrista ritmico del gruppo;  oppure il basso finisce a quell’amico appassionato di musica (ma non troppo per avere fino a quel momento ancora iniziato a suonare) che bazzica sempre tra prove e concerti. Solo per completare l’organico della band, a queste figure viene piazzato con entusiasmo un quattro corde al collo. Poco importa se foga e vocazione al groove non siano alle stelle: tanto è chiaro a tutti che, primi progressi del gruppo conseguiti, saranno i primi a cui si faranno le scarpe a favore di - finalmente - un vero bassista. Una storia tristissima ma che popola pagine e pagine di letteratura rock underground - adolescenziale.


Talking Heads e la maledizione del  "bassista per necessità"

Diventare un bassista pro in mezz'ora

Bene, a Tina Weymouth capita veramente la stessa cosa. E’ l'allora fidanzato (poi marito) e batterista Chris Frantz a trascinarla letteralmente nei nascituri Talking Heads. A lei, alla fine, la cosa non dispiace perché è una chitarrista autodidatta che non ha mai contemplato l’idea di diventare una professionista; così, quando le viene proposto di passare al basso racconterà: “Tra me e me ho pensato che con solo quattro corde, due in meno della mia chitarra, non doveva essere una cosa troppo difficile da gestire”. Sono gli stessi compagni di band a garantirle la necessaria formazione musicale. Ci pensa, nello specifico, il cantante e chitarrista David Byrne che le riserva un eccezionale corso accelerato: un’unica lezione di musica, durata mezz’ora. Ha raccontato Tina Weymouth: “David Byrne mi ha fatto questa lezione: mi ha spiegato come suonare un blues e mostrato alcune di quelle progressioni elementari, di tre accordi, con cui si suonano tanto rock e blues. Poi mi ha insegnato “Slippin' And A-Slidin” di Little Richard. Pretendeva che potessi, con quelle misere informazioni, codificare quelle cose strane e cacofoniche che lui scriveva. E trovarci pure delle linee di basso! Eppure, quella mezz'ora è stata l'unica lezione che ho avuto: tutto il resto è venuto guardando e ascoltando cosa facevano gli altri tra prove e concerti. Davvero, credo sia l’ultima maniera al mondo con cui raccomanderei a qualcuno di iniziare a suonare il basso!”.


 


Chi si accontenta gode

E - coerente alla maledizione del "bassista per necessità" - succede che alla vigilia del primo album della band, TALKING HEADS:77 (1977), David Byrne sia pronto a licenziare la neo bassista Tina. Poco importa se sia passato meno di un anno da quella famigerata lezione; Byrne è frustrato dalla mancanza di progressi che la musicista fa con il suo basso elettrico. Non è abbastanza per assecondare le meravigliose stravaganze musicali di Byrne. Invece, la decisione di tenere la band unita e “accontentarsi” di quel bassismo embrionale ma molto originale, diventa una delle carte vincenti del sound e dell’estetica sonora dei Talking Heads. Lo racconterà proprio il marito e batterista Chris Frantz nella sua biografia del 2020, REMAIN IN LOVE. “Tina non solo non aveva mai suonato il basso ma non aveva nemmeno mai suonato rock and roll prima di entrare nei Talking Heads; quindi, non aveva il classico repertorio blues e non conosceva tutti quei riff rock che ogni bassista sfoggia. Tutte quelle cose non esistevano nel suo vocabolario musicale. Il suo approccio era più classico. E quindi, calandosi in un genere musicale per lei diverso, Tina non ha mai suonato in modo prevedibile. Ha inventato in maniera totalmente sorprendente e creativa, ogni parte di basso. E questa è una delle ragioni per cui i Talking Heads suonano così unici!”