29 febbraio 2024

Tracy Chapman e la storia di “Fast Car”: il ritornello che non arriva mai

“Fast Car” di Tracy Chapman è la storia del trionfo di determinazione e ispirazione musicale pura. Di un' artista che non ha voluto scendere a compromessi

Uscito nel 1988, “Fast Car” è il primo singolo di Tracy Chapman: innesca il successo clamoroso del suo omonimo album di debutto TRACY CHAPMAN, per poi diventare un classico del rock. Ecco la storia, emozionante, di questa canzone senza tempo.

Si dice che la forza di una grande canzone sia quella di stare in piedi da sola, voce e strumento che l’accompagna. Quando spegni tutto: metti in mute la batteria e il basso, togli gli archi, zittisci i synth e l’elettronica, ti sbarazzi dei muri di chitarra elettrica e delle prodezze dei fiati. Nemmeno i cori, gli effetti e le percussioni. Resta una voce che ti canta una storia, appoggiandosi esclusivamente a una chitarra acustica, a un pianoforte. Le grandi canzoni, interpretate così, riescono a stordirti, emozionarti e commuoverti come quando ti si presentano sfarzose, nei loro migliori arrangiamenti orchestrali oppure apparecchiate nelle produzioni più moderne e contemporanee. Mi vengono in mente certe perle, perfette, dei Beatles, degli U2, di Bowie che quando ho ascoltato interpretate, voce e chitarra, sembrava non mancasse nulla, che la loro magia fosse intatta. Mi viene in mente una delle prime volte volta che Sting, emancipandosi dai Police, ha eseguito dal vivo - da solo con la sua Stratocaster nera - “Roxanne”: era perfetta, comunque completa. Anche chitarra e voce, il prodigio di quella composizione ti afferrava, intatto.

 

Tanto che a volte, il genio di un artista o di un produttore artistico è cogliere che purezza e intensità di una canzone sono tali che non esiste arrangiamento o vestito migliore da dargli che lasciare tutto il più semplice e diretto possibile. Ed è così che parte la storia di “Fast Car” di Tracy Chapman. Un pezzo registrato in poche take, costruito su una voce con niente attorno, se non un'elegante e timida pennellata di chitarra acustica e una sezione ritmica, basso e batteria, che pulsano lontano e in punta di piedi.

 

Tracy Chapman e la storia di “Fast Car”: il ritornello che non arriva mai

La storia di "Fast Car"

“Fast Car” è una canzone senza tempo, capace di scuoterti, oggi come allora, nella fragilità della storia che racconta. Di toccare quel pensiero - più o meno sopito - che però forse abbiamo tutti: lasciarci alle spalle ingiustizie, affanni e scappare. “Fast Car” è una metafora che parla di questo: di una giovane ragazza straziata dalle condizioni disagiate della sua famiglia. Deve lasciare gli studi per prendersi cura di un padre alcolizzato dopo che la madre se n’è andata di casa. Lavora in un supermercato e sogna di fuggire da tristezza e mediocrità, a bordo della macchina veloce di un ragazzo che ama; un ragazzo che è nei guai quanto lo è lei. Protagonista della fortuna di questo pezzo è, assieme a Tracy Chapman che l’ha composto, anche il produttore artistico David Kershenbaum. Kershenbaum racconta di aver ascoltato per la prima volta “Fast Car" il giorno in cui, lui e la cantautrice, si sono incontrati. Da subito, il produttore si è convito che quel brano sarebbe stato un tassello imprescindibile nella realizzazione del disco. Album che, sulla carta e in quel momento storico, sembrava la proposta artistica più dissennata su cui investire: un flop annunciato! Tracy Chapman, infatti, voleva che le sue canzoni restassero pure, dirette e con un’anima acustica; pretendeva che le storie che intendeva raccontare fossero il cuore del suo lavoro. Non sarebbero serviti arrangiamenti ridondanti, schiere di strumenti, produzioni sofisticate, synth.

 

Qualcosa di totalmente diverso

Al produttore David Kershenbaum questa idea piaceva da pazzi. Kershenbaum era un produttore di grido degli ’80: con “Steppin’Out” di Joe Jackson aveva spinto la new wave verso il synth pop mentre con l’Ep CARNIVAL (1982) dei Duran Duran aveva traghettato la loro musica dal rock verso la dance, favorendo l’esplosione della popolarità della band. Ora, però, desiderava qualcosa che fosse totalmente diverso: nel 1988, musicalmente, le cose più esaltanti e di tendenza sembravano succedere nel air metal e nel hip hop. Mentre nel rock, come nel pop, gli album clamorosi di quel periodo (da BAD di Michael Jackson a THE JOSHUA THREE degli U2, da APPETITE FOR DESTRUCTION dei Guns N’Roses a HYSTERIA dei DEF LEPPARD, passando per WHITNEY di Whitney Houston o VIVID dei Living Colour) avevano come tratto comune produzioni strutturate, curate all’esasperazione, spesso con voli pindarici strumentali e sonori, alimentati da quell’eccitazione tecnico/tecnologica che aveva attraversato tutto il decennio. Nessuno pareva interessato ad ascoltare un disco di voce e chitarre acustiche! Ma David Kershenbaum e Tracy Chapman erano determinati, volevano restare coerenti con quella visione artistica, incoraggiati - forse - dal successo che l’anno prima Susan Vega aveva raccolto con “Luka” (SOLITUDE STANDING, 1987) una canzone che anticipava quanto Tracy Chapman stava per esplorare a livello sonoro.

 

Una rivoluzione

L’etichetta discografica ELEKTRA quindi, era naturalmente preoccupata per l’andazzo di quella produzione; lo scontro più duro tra etichetta, cantautrice e produttore arriva proprio in relazione a “Fast Car”. A ELEKTRA non piaceva che il ritornello della canzone arrivasse così tardi, preceduto da strofe troppo lunghe. Chiedono così a David Kershenbaum di accorciare “Fast Car". Tracy Chapman è devastata all’idea che il suo pezzo venga stuprato, la sua storia martoriata per assecondare un’esigenza commerciale. «Quella canzone andava controcorrente rispetto al pop dell’epoca: quelli dell’etichetta volevano che la gente arrivasse in fretta al ritornello», ricorda Kershenbaum. «Ci ho lavorato due settimane, ma senza successo. Era necessario capire, vivere la storia raccontata, prima di arrivare all'inciso. Così, quando finalmente esplode il ritornello e parte il groove di batteria, l’impatto è formidabile!». Tracy Chapman e il produttore non mollano e la canzone finisce nel disco - esattamente - come l’avevano pensata originariamente. “Fast Car” viene pubblicata come singolo il 6 aprile 1988 e schizza nella Top 5 Statunitense e nella Top 10 Britannica. Viene nominata a tre Grammy Award e si conquista quello come miglior interpretazione vocale femminile pop di quell’anno. Diventerà un classico, considerata una delle migliori canzoni di sempre. Prova, ancora una volta, che il talento, l’ispirazione e la visione di un grande artista, possono essere - ogni volta - una rivoluzione, capace di travolgere e sovvertire mode, strategie ed etichette... "Don't you know: they're talking about a revolution?"