22 novembre 2023

Vitalogy, i Pearl Jam tra la vita e la morte

Il 22 novembre 1994 i Pearl Jam pubblicavano in vinile "Vitalogy", una svolta sonora presa mentre la band era allo sbando

Il 22 novembre 1994 i Pearl Jam pubblicavano "Vitalogy" in vinile, terzo album in studio realizzato non senza qualche difficoltà mentre la band si trovava impegnata nel tour in supporto al precedente "Vs.".

Se solo tre anni prima la band di Eddie Vedder aveva preso parte al banchetto del grunge, debuttando con "Ten" in una delle annate più incredibili che la storia del rock recente possa ricordare, il 1991, la situazione era ora molto diversa.

Dopo l'esplosione di quella stagione fantastica, la vita dei Pearl Jam risultò completamente stravolta. Sulla scia di "Nevermind" dei Nirvana, tutto il fenomeno grunge, di cui i Pearl Jam erano stato riconosciuti come i 'vicepresidenti', diventò una bestia decisamente più grossa delle aspettative.

Tirati per la giacchetta da radio, TV, giornali, promoter, figure dello showbiz di ogni tipo e impegnati in una serie estenuante di concerti, i Pearl Jam finirono per essere travolti nell'occhio del ciclone.


Le tensioni durante le registrazioni di Vitalogy

Essere sotto i riflettori, per qualcuno che non lo aveva previsto come Eddie Vedder, diventò un problema e diede vita a forti tensioni interne alla band mentre si cercava un equilibrio su e giù dal palco. Era giusto chiedere così tanto per un concerto? Era onesto vendere i dischi ad un prezzo meno accessibile degli esordi? Era etico chiedere ai fan degli sforzi più importanti del solito? La risposta era negativa, e la zavorra che si portava dietro era difficile da buttare giù.

Gli eccessi cominciarono a chiedere il conto, come per qualsiasi rock band che si trova proiettata verso lo spazio, mentre la paura di venire fagocitati dal mostro del mercato portò il frontman dei Pearl Jam a cercare di tirare le redini sempre di più, con scarso entusiasmo dei compagni di band.

E' in "Vitalogy", infatti, che Vedder cominciò a diventare il vero e proprio leader, prendendosi sempre più spazi, cominciando a suonare come terzo chitarrista e ad interessarsi a 360° della direzione artistica, pretendendo di avere l'ultima parola sulle decisioni.

La scarsa comunicazione all'interno dei Pearl Jam portò a delle difficoltà in fase di scrittura a causa della mancanza di confronto. Un muro contro muro che rischiò di distruggere la band proprio all'apice del successo ma che invece, in qualche modo e con qualche effetto collaterale - vedi il licenziamento del batterista Dave Abruzzese - portò la band in territori nuovi e inesplorati.


Vitalogy, i Pearl Jam tra la vita e la morte

Vitalogy, tra la vita e la morte

Per le registrazioni di "Vitalogy" - che inizialmente si sarebbe dovuto chiamare "Life" - i Pearl Jam tornarono in studio con il produttore Brendan O'Brien che lavorò sul materiale nato durante il tour di "Vs.".

Il cambio di nome, con sempre i concetti su vita e morte ben impressi, arrivò da un libro di medicina del 1800 acquistato da Vedder in un mercatino. Il testo fornì anche da ispirazione per l'artwork del disco, che i Pearl Jam cercarono di strutturare come un libro, con tanto di versi alternativi all'interno del booklet.

Il tempo trascorso on the road portò la band a scrivere e incidere l'album a più riprese e in luoghi sempre diversi ritagliandosi spazi tra un concerto e l'altro.

La prima sessione di registrazione avvenne a fine 1993 a New Orleans e i lavori proseguirono prima ad Atlanta e poi a Seattle. Il risultato fu percorso frastagliato fatto di cambi di line up, lotte intestine e un sound più vario del passato, con brani che spaziavano dal punk alle ballad.



Le pressioni esterne e la morte di Cobain

Una creatura quasi interamente partorita da Vedder che cercava, in qualche modo, di svincolarsi da quel mostro che aveva creato, andando in una direzione diversa.

Mentre il mondo interno alla band cadeva a pezzi, l'esterno non se la passava certo meglio e nel bel mezzo delle registrazioni, un nuovo colpo al gruppo arrivò dall'improvvisa morte di Kurt Cobain, amico e 'rivale' che si era trovato in una situazione simile a quella dei Pearl Jam.

Cobain, come Vedder, si sentiva schiacciato dall'esposizione ricevuta dopo che, nel 1991, il mondo aveva imparato a conoscere e ad abbracciare il grunge e la scena alternative come fossero l'unica cosa in grado di salvare la musica e risvegliare le coscienze dei giovani.

Un'esposizione mediatica che nessuno dei due era pronto a gestire ma che, nel caso del frontman dei Nirvana, aveva preso il sopravvento. Per questo motivo i versi di un brano come 'Immortality', scritto in quei giorni, vennero subito presi come un omaggio a Kurt. L'ipotesi fu smentita da Vedder che ammise però una vicinanza emotiva: "Niente sull'album è scritto per Kurt ma immagino che alcuni versi possano spiegare, aiutare a capire il tipo di pressione che subisce qualcuno che segue lo stesso tipo di percorso".

Vitalogy venne pubblicato il 22 novembre 1994 solo in vinile, due settimane prima che anche i formati CD e musicassetta arrivassero sugli scaffali.

Una mossa, questa, che consentì al terzo album dei Pearl Jam di diventare il disco con più vinili venduti in una settimana - 34.000 - fino a "Lazzaretto" di Jack White del 2014, da quando Soundscan rileva il dato.

La seconda ondata di vendite data dalla release degli altri formati, portò il disco al primo posto della classifica di Billboard con più di 877.000 copie vendute in una settimana che, da allora, hanno superato oltre 7 milioni di unità nei soli Stati Uniti.

Un successo che permise i Pearl Jam di tagliare i ponti con il passato e lanciarsi verso nuove avventure sfuggendo al peso degli esordi.