04 maggio 2024

Pornography, la disperata provocazione dei Cure

Il 4 maggio 1982 i Robert Smith riversava tutta la sua disperazione nel provocativo Pornography, il disco che chiude la trilogia dark dei Cure

Il 4 maggio 1982 I Cure pubblicavano "Pornography", quarto album in studio e tra i momenti più oscuri e maestosi della discografia della band.

Considerato il terzo e ultimo capitolo della trilogia dark dei Cure cominciata con Seventeen Seconds e Faith, Pornography arrivò dopo un periodo particolarmente cupo per Robert Smith.

Un tour estenuante, i lutti personali e la depressione del cantante, uniti all'eccesso di droghe e alcool, portarono i Cure e Smith sull'orlo di un precipizio, fornendo l'allucinante energia propulsiva per realizzare Pornography.



Il punto morto di Robert Smith

Dentro di sé Smith era convinto di essere arrivato ad un punto morto e che, dopo i primi anni di carriera, i Cure fossero destinati ad esaurirsi in un lampo. E chissà che anche lui stesso non avrebbe fatto la stessa fine, anzi ne era quasi convinto. Un ultimo disco leggendario e poi addio a tutti, una fuga dal mondo e una fuga da sé che il leader dei Cure, 22 anni, cercò di esorcizzare vagando per l'Inghilterra.

Tutto quel male di vivere Smith aveva bisogno di proiettarlo verso l'esterno, una necessità imprescindibile per non soccombere che cercherà di esorcizzare nei versi dell'opening One Hundred Years, nella quale canta 'It doesn't matter if we all die'.

Un grido nichilista che rappresenta il manifesto di un disco che sembra uno spettrale sogno lucido proiettato dalla testa di Smith, che proprio in questo periodo cominciava anche a vestirsi della iconica, arruffata chioma e del rossetto frutto delle frequentazioni con Siouxsie.

E proprio il sempre più stretto legame tra Smith e i Banshees era tra gli elementi di disturbo interni alla dinamica dei Cure, infastiditi da un rapporto extraconiugale che non faceva altro che inasprire le tensioni, già pesanti per il cabaret di alcol e sostanze psichedeliche che circondava la formazione.




Pornography, la disperata provocazione dei Cure

Le energie negative durante la registrazione

Con la convinzione assoluta di tagliare i ponti con il produttore Mike Hedges e il tentativo andato a vuoto di coinvolgere Conny Plank, già in cabina per i Kraftwerk, Smith e Lol Tolhurst finirono per coinvolgere Phil Thornalley, colpiti dal suo lavoro con The Psychedelic Furs.

Lo studio designato per le registrazioni fu il RAK di Londra che, ben presto, diventò qualcosa di più di un semplice studio di registrazione, un accampamento che concentrasse tutte le energie all'interno di una stanza.

Energie che, però, erano tutto fuorché positive e completamente dettate da meccanismi che prevedevano consumi illimitati di allucinogeni e alcool, tanto da far stringere un accordo con un negozietto all'angolo della strada che, ogni sera, portava bottiglie per rifornire la truppa.




Una provocazione di successo

Di giorno i Cure prendevano possesso della loro etichetta, la Fiction Records, dormendo per terra, accampati con tende, teli e rendendo gli uffici un caotico covo per litigi e montagne di rifiuti e contenitori vuoti. Quello che ne venne fuori fu un disperato e lisergico mix di oscurità e colori vividi, processati in modo eccessivo ed estremo, con percussioni dal suono 'gigante', sample e linee ipnotiche.

Pornography non era materiale per tutti e non mancarono le critiche di chi non riusciva a comprendere la provocazione di Smith, una sfida al mondo dal quale stava cercando di scappare che partiva dal titolo e continuava in quel suono così radicale.

Al contrario, i fan dei Cure riuscirono a connettere con la violenza delle emozioni espresse da Smith nel disco e fecero di Pornography il disco di maggior successo della band fino a quel momento e una delle pietre miliari nella storia del rock alternativo.