22 GENNAIO 1972: David Bowie: "Sì, sono gay". Ma era vero?

In una intervista ai tempi di Ziggy dichiarò la propria bisessualità. Poi giocò sempre con l'ambiguità

Il Parlamento britannico aveva depenalizzato l'omosessualità solo nel 1967. Cinque anni dopo, in una storica intervista al "Melody Maker" pubblicata il 22 gennaio 1972, David Bowie dichiarò: "Sono gay e lo sono sempre stato, anche quando ero David Jones". L'androginia era, di certo, alla base della sua strategia artistica: pochi mesi prima era uscito l'album "Hunky Dory", e nel giugno di quell'anno sarebbe arrivato il sensazionale "The rise and fall of Ziggy Stardust", il cui personaggio era un capolavoro di futuribile indeterminatezza sessuale. La comunità gay esultò alle parole di Bowie, che aprirono le porte ai coming-out veri o presunti di tutta la scena glam-rock.

Ma David, non ancora Duca Bianco, mischiò a più riprese le carte sulla propria reale inclinazione sessuale. A Playboy, nel '76, confermò di essere incline a storie con gli uomini, ma a Rolling Stone, nel '93, affermò invece che "quelle parole erano state un errore" e un semplice espediente strategico per la sua carriera. Di certo, tra le sue conquiste femminili c'erano state Elizabeth Taylor, Susan Sarandon, Bianca Jagger, Marianne Faithfull e curiosamente anche Ola Hudson, madre di Slash dei Guns 'N Roses. La prima moglie Angela Barnett, nota come Angie, raccontò invece di aver sorpreso a letto il marito con Mick Jagger dopo una notte trasgressiva, e di aver proposto ai due di preparare loro la colazione. Il formidabile appetito sessuale del "predatore" David si sarebbe placato solo dopo il secondo matrimonio con la modella Iman. Ma il mistero sulle sue passioni è rimasto fino alla morte.

David Bowie - Ziggy Stardust (From The Motion Picture)

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