A DAY AT THE RACES: il coraggio dei Queen tra rock, gospel e innovazione sonora
Rock, gospel, teatralità e innovazioni tecniche: il coraggio dei Queen di proseguire l’evoluzione sonora dopo il capolavoro A NIGHT AT THE OPERA
A DAY AT THE RACES (1976) conferma la grandezza dei Queen, dimostrata dal coraggio di realizzare un grande disco dopo il capolavoro di "Bohemian Rhapsody" e A NIGHT AT THE OPERA (1975). Brani come "Somebody to Love", "Tie Your Mother Down" e "Good Old-Fashioned Lover Boy" esprimono al meglio le caratteristiche sonore e produttive di questo lavoro. Il coraggio della band si riflette anche nella scelta dell’autoproduzione, segno di una fiducia incrollabile nella propria visione artistica.
Riascoltiamo A DAY AT THE RACES, pubblicato il 10 dicembre 1976, nel giorno del suo anniversario. Questo album rappresenta un tassello fondamentale nella storia dei Queen, consolidando la loro identità sonora dopo il successo rivoluzionario di A NIGHT AT THE OPERA. Tra influenze rock, gospel e cabaret, il disco unisce audacia compositiva e sperimentazione sonora. Ecco la storia di come i Queen abbiano affrontato la sfida di replicare un successo epocale, mantenendo intatta la loro capacità di innovare e sorprendere.
Sicuri di sé
Ogni riflessione A DAY AT THE RACES non può che partire dalla grande responsabilità che accompagnava la sua realizzazione: il precedente A NIGHT AT THE OPERA (1975) era stato un successo clamoroso, sia a livello commerciale e di critica, sia come evoluzione artistica e musicale. Con il capolavoro "Bohemian Rhapsody", quel disco abbatté ogni schema tra musica rock e opera classica. Visione artistica, tecnica esecutiva e audacia sonora lo consacravano come una pietra miliare del rock, ponendo i Queen tra le band più innovative di sempre. Questo traguardo era frutto del coraggio di esplorare nuove possibilità, sia musicali (una scrittura più aperta a contaminazioni stilistiche), sia di produzione, ampliando il canovaccio di suoni e atmosfere. Dare seguito a un album di questa portata avrebbe potuto generare un senso di ansia da prestazione capace di inibire tante band. I Queen, invece, tradussero quel successo in una fiducia granitica in loro stessi. La consapevolezza di aver trovato un’identità sonora unica e apprezzata si riflette, invece, nella decisione di produrre questo disco successivo in totale autonomia, certi di essere garanti di quella formula musicale nuova e di avere gli strumenti per proseguirla in maniera totalmente autonoma.
Una produzione moderna
A DAY AT THE RACES si presenta così come un’emanazione diretta e sicura del precedente album. Ancora una volta, i Queen mescolano rock progressivo, hard rock ed elementi operistici, depositando quello che diventerà il loro marchio distintivo. Rispetto alla solennità di A NIGHT AT THE OPERA, qui si percepisce una maggiore immediatezza, con pezzi più diretti e rock-oriented. La produzione del disco spicca per un approccio moderno che sfrutta le novità tecnologiche dell’epoca (delay, riverberi, phaser), creando un paesaggio sonoro affascinante e allora ancora poco esplorato. Un altro punto di forza è il riuscito gioco di contrasti tra le sonorità tipiche e aggressive del rock (basso, batteria e chitarra elettrica) e gli inserti più acustici e classici (arpa, pianoforte e chitarre acustiche) ed elettronici (synth e accenni di drum machine). Questo mix si apprezza soprattutto in brani come "Somebody to Love" e "Good Old-Fashioned Lover Boy", che incorporano influenze pop e cabarettistiche.
I successi
"Somebody to Love" è senza dubbio il brano più rappresentativo del disco: una prosecuzione ideale di quanto già esplorato con "Bohemian Rhapsody", ma con significative differenze. La struttura è più lineare, con la voce e il piano di Freddie Mercury sempre protagonisti. L’elemento rock del brano è suggellato da un assolo di chitarra di Brian May: melodico, inatteso e tecnico, riesce a commuovere quanto il testo, profondo e struggente. La canzone esplora la ricerca dell’amore e la solitudine, intrecciandosi con riflessioni sull’esistenza di Dio. La natura gospel del pezzo incornicia perfettamente questi temi, tanto quanto in "Bohemian Rhapsody" lo aveva fatto lo stile operistico. "Tie Your Mother Down" rappresenta invece l’anima più rock dell’album. Diventato un classico nei concerti dal vivo, questo brano, grazie ai suoi riff micidiali, si afferma come uno dei pezzi hard rock più potenti e solari di sempre.
Quel genio di Brian May
In "Long Away", Brian May si supera. Gli accostamenti tra chitarre acustiche ed elettriche, arricchiti da chitarrette ritmiche saltellanti nelle strofe, anticipano soluzioni che si ritroveranno nella musica indie di decenni successivi. L’assolo di chitarra distorta, con armonizzazioni e contrappunti, è una piccola orchestrazione visionaria. Infine, è interessante ricordare che, come il precedente A NIGHT AT THE OPERA, anche A DAY AT THE RACES omaggia i Fratelli Marx, celebre gruppo comico statunitense. "A Day at the Races", film del 1937, combina commedia e musica, una sintesi stilistica che si ritrova nella musica dei Queen. I Fratelli Marx, noti per il loro stile teatrale e le performance stravaganti, rappresentano un riferimento per la teatralità e l’audacia dei Queen, sia nei dischi che nei live.