Addio a Chris Cornell, voce leggendaria dei Soundgarden
Una morte "improvvisa e inattesa" dopo il concerto di Detroit
Il concerto al Fox Theather di Detroit era andato magnificamente e i fans dei Soundgarden si erano spellati le mani per gli eroi della scena grunge. Poi è accaduto qualcosa di "improvviso e di inatteso", come ha sottolineato il manager della band: tornato a casa, Chris Cornell è morto a soli 52 anni. E la beffa del destino - o forse un indizio per capire come sono andate le cose - è che nei giorni scorsi sui social erano già circolate voci sul suo decesso. Di certo, Chris era ancora vivo poche ore fa, un dominatore del palco come sempre. La famiglia si è trincerata dietro la privacy e ora, presumibilmente, in tanti cercheranno di scavare dentro questa terribile notizia per capire come siano andate le cose. Su twitter compaiono gli ultimi messaggi del profilo personale di Chris: la gioia per essere "tornati a suonare a Detroit, la città del rock", e gli auguri per la festa della mamma alla moglie Toni, con tanto di foto di un mazzo di fiori. Quel che conta, purtroppo, è che si sia spenta un'altra voce leggendaria della scena grunge di Seattle, dopo Kurt Cobain dei Nirvana, Layne Staley degli Alice In Chains e Scott Weiland degli Stone Temple Pilots. Come se il Fato indispettito avesse deciso di falcidiare e far tacere quei frontman che avevano dato un senso alla potente rivoluzione del grunge, nei primi anni Novanta: un suono rabbioso, un'efficace medicina contro la depressione e il disorientamento dei ragazzi della "generazione x"
Chris aveva un timbro vocale personale, profondo, graffiato. Era la sua "firma": quella che ha reso indimenticabili gli album dei Soundgarden, soprattutto "Badmotorfinger" del 1991 e il capolavoro "Superunknown" del '94, che sebbene oscurato dal successo planetario di "Nevermind" dei Nirvana, mise in chiaro cosa sapeva fare la band di Cornell, smarcandosi dagli stilemi post-hard rock per entrare nei territori più vasti della psichedelia e dell'oscurità delle melodie. Con un pezzo epocale, da fine del mondo, come "Black Hole Sun" e un altro singolo, "The Day I Tried to Live", in cui Chris si fa portavoce del disagio di tutti i suoi coetanei. Disse, molto tempo dopo: "Quella canzone mi ha connesso alla vita di tantissime persone che si sentivano allo stesso modo. Il non sentirsi a posto, dentro. Quando accade che, qualsiasi cosa facciamo per essere positivi, per sentirci parte del mondo che osserviamo attorno a noi, non funziona. La mia intenzione non era solo di spiegare, da songwriter, un periodo preciso della mia vita. Quel disagio può comparire nella vita di chiunque. Ma il messaggio è: oggi non mi sento parte del mondo nel modo in cui vorrei, ma aspetto un nuovo giorno per riprovarci. Continuare a provarci". Basterebbe questo, per spiegare la sua grandezza. Ma lui ha fatto molto di più, mischiando le carte e giocando a far musica in "supergruppi" come i Temple of the Dog e a lungo con i suoi Audioslave (ricavati dal nucleo dei Rage Against the Machine orfani del loro cantante Zack De La Rocha), che hanno caratterizzato la sua carriera negli anni Zero, e sono stati riuniti anche in eventi contro la campagna presidenziale di Trump. Da solista ha pubblicato cinque album, e nel 2006 la canzone "You Know my Name" era nei titoli di testa dello 007 di "Casino Royale". Dei Soundgarden e della scena grunge diceva: "Noi non suonavamo come nessun altro, e gli altri non suonavano come noi". Quasi un miracolo, quello dei ragazzi di Seattle.
Soundgarden - Black Hole Sun - Live at The Fox Theater in Detroit, MI on 5-17-17
Soundgarden - Black Hole Sun - Live at The Fox Theater in Detroit, MI on 5-17-17