27 giugno 2023

Andy Summers dei Police racconta la storia - complicata - di 'Every breath you take'

Come uno dei più grandi successi del rock è entrato nella storia passando dalla porta di servizio

Fa specie pensare che una dei successi più clamorosi della storia del rock sia entrato dalla porta di servizio nella scaletta dei brani di SYNCHRONICITY (1983) album che ne ha visto il lancio.

Eppure questa è la storia di "Every Breath You Take", singolo di maggior popolarità dei Police per come l'ha recentemente raccontata Andy Summers, chitarrista della band, in un post sulla sua pagina Instagram. Andy Summers che, tra l'altro, è artefice di uno dei tratti salienti della canzone, quell'inconfondibile arpeggio di chitarra, diventato una delle parti di chitarra più memorabili - e imitate - del rock.

Un successo nel cestino

"Every Breath You Take" macroscopico successo dei Police, contenuto come detto nel loro ultimo album SYNCHRONICITY (1983), ha infatti avuto una gestione e produzione complicata al punto da farne, quasi, rischiare l'esclusione dalla lista di canzoni che hanno poi composto l'album.

Ma prima di addentrarci nel racconto di Andy Summers, è bene ricordare anche solo uno dei traguardi conseguiti da "Every Breath You Take, " così da avere chiara l'entità ciclopica del successo di questo singolo: nel maggio 2019 la BMI l'ha accreditata come la canzone più trasmessa nella storia della radio.


Tensioni, stanchezza e isteria collettiva

I Police si trovano ai Caraibi, nell'isola di Montserrat, negli stessi AIR Studios di George Martin dove hanno registrato il loro precedente GHOST IN THE MACHINE (1982) e dove ora stanno lavorando a quello che sarà il loro album dell'addio.

Sono in cima al mondo, una delle band più popolari del pianeta. Musicisti maturi, dotatissimi e - molto furbi - si servono del punk come Cavallo Di Troia per irrompere in una scena altrimenti inespugnabile per dei quasi trentenni con trascorsi jazz e progressive e capacità musicali straordinarie. Eppure, a colpi di pezzacci (tutti firmati da Sting) come "Can’t Stand Losing You", "Roxanne, "Message In A Bottle", "Don't Stand So Close To Me", "Walking On The Moon" e in meno di quattro anni, sono tra le band pop e rock più raffinate, influenti e popolari di sempre.

Eppure, alla vigilia delle registrazioni di SYNCHRONICITY i rapporti personali tra i tre sono profondamente logorati. Già dal precedente GHOST IN THE MACHINE la rottura dell'armonia all'interno dei Police è compromessa.



Consapevole di essere non solo l'autore dei pezzi su cui si è edificata la notorietà del gruppo ma anche il responsabile dell'immagine dei Police, Sting praticamente inizia ad imporre la scaletta dei brani degli album, che vorrebbe fossero solo sue composizioni.

Benché in interviste successive Andy Summers e il batterista Stewart Copeland diranno che - a giudicare dei benefici che i brani scritti da Sting portavano anche al loro conto in banca - questa prepotenza non pesasse, era chiaro che ormai si respirasse la sensazione sgradevole di trovarsi di fronte non ad una band ma ad un solista con due gregari. Una situazione tesa, esasperata dalla stanchezza di cinque anni di attività frenetica, inarrestabile, di tour, registrazioni e da una popolarità ingestibile: all'inizio degli anni '80 gravava sui Police una sorta di isteria collettiva.


Andy Summers dei Police racconta la storia - complicata - di 'Every breath you take'

Una mossa sbagliatissima

Con queste premesse, Sting si presenta in studio con il provino di "Every Breath You Take"; la canzone piace a tutti ma non convince nessuno al punto tale da considerarla da subito una titolare tra i brani che finiranno nell'album. Inoltre, Sting la presenta nella peggiore delle maniere, portandosi in studio un tastierista con il quale - in separata sede - ha lavorato ad un arrangiamento del pezzo. Non serve essere musicisti per capire quanto indisponente possa essere una mossa del genere agli occhi dei restanti compagni di band; tanto più Andy Summers e Stewart Copeland sono strumentisti con un suono, una tecnica e pronuncia strabiliante, moderna. Se è Sting la penna dei Police, loro è la firma di quel sound sospeso, lunare e malinconico che li rende speciali.

E ora, chitarrista e batterista, devono invece sciropparsi non solo un provino che sembra un esperimento melenso di synth pop, lontanissimo dall'estetica del trio, ma anche una presenza aliena dietro alle tastiere con cui interfacciarsi. Non passano tre giorni e il tastierista viene cacciato dallo studio!

Ricostruire dalle fondamenta

Se si vuole scongiurare che "Every Breath You Take" finisca nel cestino, bisogna ricominciare da capo. La band tenta mille esperimenti ma anche l'idea di un arrangiamento reggae - in passato passe-partout sonoro del successo Police - fallisce.

Bisogna ricostruire dalle fondamenta: basso e batteria. Sting e Stewart Copeland sotterrano l'ascia di guerra e si impegnano creando la base ritmica del pezzo. Copeland fa la differenza: si immola al servizio della canzone e argina il suo virtuosismo batteristico e il suo fraseggio debordante. Costruisce un groove asciutto e lineare, perfetto nella sua essenzialità.

"Make it your own"

È a questo punto che Sting affida il pezzo ad Andy Summers, senza dargli alcuna direttiva stilistica o consiglio. Gli chiede semplicemente "make it your own" pregandolo di imprimere con la sua chitarra, il timbro sonoro sofisticato ma ruffiano dei Police.

Andy Summers sfoggia un asso nella manica: ha appena inciso un disco I ADVANCE MASKED (1982), album stralunato e stupendo assieme a Robert Fripp dei King Crimson. Tre le stravaganze dei due geni della chitarra, nel disco sfilano arpeggi e sequenze che Andy Summers ruba all'estetica di Béla Bartòk pianista - e soprattutto - compositore tra quelli maggiormente rinomati del ventesimo secolo.


Così Summers decora la progressione armonica di Sting (LA, FA#m, RE e MI lo stesso giro abusato in centinaia di pezzi pop) costruendo su ogni accordo un arpeggio di sapore classico.

Il chitarrista fa centro al primo colpo. L'arpeggio di chitarra, il suono compresso e processato, l'intenzione stoppata dell'esecuzione diventeranno uno standard nel suono del pop e del rock degli anni '80. "Every Breath You Take" viene scelto come primo singolo estratto da SYNCHRONICITY e schizza in testa alle classifiche di tutto il mondo.