AWAKE dei Dream Theater: il manifesto del progressive metal moderno
A trent'anni dall'uscita, AWAKE dei Dream Theater è ancora un punto fermo per il progressive metal: un mix impeccabile di tecnica, emozione e innovazione sonora
Pubblicato nel 1994, AWAKE dei Dream Theater è un album che sfida il tempo. Tecnica sopraffina, atmosfere cupe e suoni innovativi lo rendono un riferimento imprescindibile per il progressive metal. Un lavoro che, a trent’anni dall’uscita, continua a ispirare generazioni di musicisti e appassionati.
AWAKE, terzo album in studio dei Dream Theater, merita di essere ricordato come uno degli album rock che riesce a guadagnarsi un successo importante, nonostante sia, a livello stilistico e di suono, nella più assoluta controtendenza rispetto al momento in cui viene pubblicato. Siamo a cavallo tra la massima popolarità dell’era grunge e il momento di esplosione degli Oasis e di tutto il movimento Britpop, alternative. Una scena eterogenea che comunque ha come denominatore comune un approccio verace alla musica: che il riferimento siano i Beatles o il punk, entrambi i contesti snobbano preziosismi tecnici, suite strumentali, assoli, sonorità troppo moderne, processate e tecnologiche. Invece, AWAKE è un album di progressive metal ambizioso, estremamente tecnico, tanto nelle parti suonate quanto nella produzione, visto che il suono pulitissimo, quasi cristallino, resterà uno standard di riferimento per anni.
Un'impronta grunge nel progressive
In maniera sorprendente, infatti, già da IMAGES AND WORDS (1992) i Dream Theater riescono a imporsi rileggendo in maniera modernissima il progressive rock, genere musicale che — dopo il punk — era stato considerato, nella nuova scena rock, il più obsoleto e polveroso. Ma con AWAKE riescono a spingersi oltre, arricchendo questa loro intuizione con alcune delle più rilevanti e connotanti caratteristiche sonore degli anni ’90. AWAKE, infatti, è un disco di progressive metal modernissimo, che poggia su tre cardini stilistici portanti del rock anni ’90. Senza rinunciare né al loro suono, né alla loro pronuncia, né tantomeno alle esasperazioni tecniche e solistiche del genere, i Dream Theater optano per un songwriting più conciso che — quasi — rispetta la “forma-canzone” pop, con strofe, ritornelli e bridge ben definiti e circoscritti. Pur nella complessità di scrittura e arrangiamenti, le canzoni risultano maggiormente fruibili. Inoltre, dal grunge prendono certe atmosfere più cupe: le melodie vocali di James LaBrie si appoggiano su successioni di accordi dissonanti e tonalità più ombrose (vero marchio di fabbrica del songwriting di Cobain nei Nirvana). Questo approccio intenso e drammatico mostra anche il lato più emotivo e intimo della band, come in "Space-Dye Vest".
Quel cyborg di John Petrucci
Inoltre — ed è uno degli aspetti più affascinanti del lavoro — i Dream Theater prendono tutto ciò che di più estremo c’era nel rock e nel metal del periodo e lo frullano in una ricetta unica: la furia delle ritmiche thrash dei Pantera, la violenza e profondità sonora offerta dalla strumentazione più moderna del periodo (chitarre a sette corde, bassi a sei, amplificatori Mesa Boogie…), tutte le innovazioni tecniche e strumentali (allora di gran moda nella nicchia dei musicisti) che fiorivano nella musica metal e fusion del periodo. Se, infatti, gli anni ’80 appena conclusi erano stati gli anni di chitarristi virtuosi rock e metal come Joe Satriani, Steve Vai, Steve Morse, Yngwie Malmsteen, il chitarrista dei Dream Theater John Petrucci su AWAKE sembrava un cyborg in grado di replicare e rileggere in una più tortuosa chiave progressive quanto di meglio questi musicisti avevano fatto, aiutato anche dal battesimo prodigioso di Mike Portnoy, che in questo disco ubriaca con alternanze di ritmi dispari impossibili. Da questo punto d vista, pezzi come "Erotomania", "Lie" o "Caught In a Web" restano prove di abilità strumentale strepitose! Insomma, i Dream Theater celebravano la grazia e l’ispirazione di maestri e fonti di ispirazione come Yes, Rush, Genesis e persino la Premiata Forneria Marconi ma vestendoli con quanto di più moderno a livello tecnico e sonoro gli anni ’90 stavano introducendo.
Addio Kevin Moore
AWAKE è un disco estremamente amato anche perché cristallizza i Dream Theater in quella che, per molti, resterà la formazione perfetta, con Kevin Moore alle tastiere, musicista che lascerà la band dopo questo album. Moore, tra i membri fondatori della band, non era solo uno strumentista strepitoso, perfetto interprete del virtuosismo strutturale nella musica dei Dream Theater, ma era anche un musicista fantasioso, capace di portare nel sound della band elementi sonori inattesi in un contesto metal così aggressivo: atmosfere rarefatte e paesaggi sognanti di ispirazione cinematica.
Un'ancora di salvataggio
Da ultimo, AWAKE ottiene consensi e popolarità perché rappresenta un appiglio per un’ampissima fetta di appassionati di rock tradizionale. Chiunque fosse cresciuto o si sentisse comunque legato a un tipo di rock più orchestrale e strutturato (dai Deep Purple ai Pink Floyd, dai Queen ai Genesis, passando per i Jethro Tull) non poteva riconoscersi nell’approccio forzatamente semplicistico che, iniziato con il punk, stava continuando negli anni ’90 con grunge e alternative; né trovava stimolanti le proposte tecnicamente pregevoli ma frivole a livello di contenuti di tanto rock, hard rock e synth pop anni ’80. Così come, faticava a immedesimarsi nell’evoluzione del metal, che si faceva sempre più estremo a discapito delle melodie vocali, elemento essenziale nelle band appena citate. Per questo pubblico, AWAKE e i Dream Theater erano la possibilità di non doversi rivolgere più esclusivamente al passato, e avere — finalmente — una proposta musicale rock e progressive attuale, con una cura sonora spettacolare, un songwriting autorevole e parti solistiche esaltanti. All’epoca della sua uscita AWAKE ottiene pareri discordanti perchè l’evoluzione stilistica e sonora rispetto al precedente IMAGES & WORDS è destabilizzante. Basta poco, però, perchè i fan ne metabolizino le novità sonore e stilistiche, arrivando a coglierne complessità e maturità. Oggi AWAKE è considerato un capolavoro, ispirazione per band come Symphony X, Angra e Opeth che hanno spinto ulteriormente i confini del genere.