14 febbraio 2022

Beat It, l'inaspettata collaborazione tra Eddie Van Halen e Michael Jackson

Il 14 febbraio 1983 Michael Jackson pubblicava Beat It, singolo dal best steller "Thriller" nato dall'inaspettata collaborazione con Eddie Van Halen

Il 14 febbraio 1983 il Re del Pop Michael Jackson pubblicò uno dei suoi singoli di maggiori successo, Beat It. Una delle tracce cardine dell'album capolavoro "Thriller" uscito l'anno prima, 'Beat It' conteneva al suo interno anche una bella dose di rock offerta da uno dei più grandi chitarristi in circolazione: Eddie Van Halen.

Questa la storia di come il guitar hero olandese accettò di prendere parte al progetto e di come ridisegnò completamente la demo originale del brano.

Un chitarrista diffidente

L'assolo di chitarra di Beat It è sicuramente uno dei più famosi nella storia del pop, un manifesto di come uno degli artisti più popolare del pianeta, uno che le classifiche le aveva vissute sin dalla tenera età, potesse entrare proficuamente in rotta di collisione con il sound più spigoloso dell'hard rock.

A propiziare l'incontro tra Michael Jackson ed Eddie Van Halen fu, abbastanza prevedibilmente, Quincy Jones. Il leggendario produttore e braccio destro di Jacko, pensò che su un album come "Thriller" sarebbe stato opportuno avere qualcosa dal sound tagliente, un riff di chitarra distorto che fosse veloce ma allo stesso tempo appetibile per tutti.

I Van Halen erano reduci dal non esaltante "Fair Warning" e stavano lavorando a "Diver Down", che avrebbe vissuto sorte ben diversa dal suo predecessore. Nonostante la band non fosse molto aperta a collaborazioni esterne, era certo che Eddie Van Halen fosse uno dei più grandi guitar hero in circolazione e il primo nome da coinvolgere per completare 'Beat It' e dare quel tocco in più al singolo e all'album di Michael Jackson.

Quincy Jones decise allora di mettersi in contatto con Eddie Van Halen, cosa che risultò più difficile del previsto, non per presunzione del chitarrista quanto per una diffidenza difficile da scalfire.

Quando il produttore chiamò Van Halen per illustrargli il progetto, il virtuoso olandese pensò che doveva per forza trattarsi di uno scherzo, e attaccò.

La scena andò avanti una, due, tre volte ma Quincy non riusciva mai a completare la frase prima di venire rimbalzato in malo modo. Eddie non conosceva nessuno di nome Quincy.

Dopo l'ennesimo tentativo, nella mente di Van Halen si aprì uno spiraglio: e se questo che continua a chiamare fosse davvero Quincy Jones?

'Ciao, sono Quincy Jones': quella volta Eddie decise di restare in linea e scoprire che quello era davvero Quincy Jones che voleva i suoi servigi per l'ultimo album di Michael Jackson.

Beat It, l'inaspettata collaborazione tra Eddie Van Halen e Michael Jackson

Il contributo di Eddie Van Halen a Beat It

L'idea era anche divertente ma la cosa avrebbe creato problemi con la band. I Van Halen erano poco propensi ad aperture verso l'esterno e sapere che il loro guitar hero voleva collaborare con qualche altro artista avrebbe creato solo grattacapi. Di sicuro se avesse detto a David Lee Roth e gli altri della sua idea di suonare per Michael Jackson non avrebbero capito, la regola era che i Van Halen suonavano solo con i Van Halen.

Certo, anche lui non è che fosse proprio convinto. Che contribuito avrebbe mai potuto dare il suo stile velocissimo e granitico al ragazzino che cantava 'ABC, 123' ? Forse non avrebbe mai funzionato ma valeva la pena provare a capirne di più e, senza dire niente agli altri Van Halen, Eddie si diede appuntamento con Quincy in studio di registrazione.

Gli sarebbe piaciuto lavorare con Quincy Jones e del resto chi si sarebbe mai accorto di un suo assolo sull'album di un ragazzino che faceva cose dal sound r'n'b e funky? Si sarebbe trattato di una cosa fatta per gioco, di nascosto, pagata con una cassa di birra e la promessa che MJ gli avrebbe insegnato qualche passo di danza.

Una volta arrivato in studio, il chitarrista venne accolto da Michael Jackson, che si allontanò presto per andare in un'altra sala, dai tecnici e da Quincy. Ma cosa avrebbe dovuto fare, allora? Quincy si fidava ciecamente delle doti di EVH e lo invitò a prendere Beat It e farci quello che voleva.



Eddie lo prese in parola e chiese ai tecnici se poteva cambiare alcune parti della canzone e così fece. Per poter suonare davvero come pensava andasse fatto l'assolo, Van Halen prese le registrazioni fatte da Quincy e Michael Jackson, tagliò parti, spostò sezioni e cambiò arrangiamento.

Su quella nuova versione di Beat It, il chitarrista cominciò a suonare gli assoli proprio mentre Michael Jackson faceva il suo rientro.

MJ non era proprio un tipo semplice ed equilibrato, specialmente quando si trattava delle sue canzoni. Che reazione avrebbe avuto un maniaco perfezionista come lui una volta scoperto che Eddie Van Halen si era permesso di stravolgere la sua canzone?

La reazione di Michael Jackson stupì non solo il chitarrista ma tutti i presenti:"Wow, grazie per essere non solo venuto a fare un assolo fantastico", disse, "Ma anche per aver avuto una passione tale da preoccuparti davvero di tutta la canzone e migliorarla".

Una passione tale che, narra la leggenda, l'assolo registrato da Van Halen fu talmente potente da far esplodere l'amplificatore dello studio.

Contrariamente alle previsioni di Eddie, però, il suo lavoro sul disco non risultò proprio 'nascosto' e la cosa fu bene evidente quando Michael Jackson pubblicò "Thriller" nel novembre del 1982.

Il sesto album del Re del Pop andrò dritto al primo posto in classifica, dove restò per quasi un anno. Tutti i singoli pubblicati dal disco, ben sette, entrarono nella Top 10 USA e Beat It fu pubblicato quando il singolo precedente Billy Jean era ancora tra i primi dieci singoli più venduti.

Con il tempo "Thriller" diventò il disco più venduto nella storia con circa 50 milioni di copie vendute e uno dei primi, grandi esempi di crossover tra generi, portando il rock ad una platea mai vista prima.