Billy Corgan ha parlato di quanto l'industria musicale non si ponga problemi relativi alla salute mentale degli artisti.
Una mancanza che, vista la fragilità che da sempre caratterizza gli artisti, sembra incredibile ai giorni nostri.
Il frontman degli Smashing Pumpkins, che hanno da poco annunciato la rock opera "ATUM", ha parlato della salute mentale nel music business durante un'intervista con l'emittente newyorkese WFAN.
Non si può essere felici nel music business
Parlando di quanto si senta felice oggi, da adulto, Billy Corgan ha affrontato in maniera molto chiara il problema della salute mentale nell'industria musicale. Un tema che non può essere trattato con leggerezza e che, invece, sembra essere snobbato dalle etichette e dagli addetti ai lavori.
"Non so se si possa essere davvero felici quando fai parte del music business perché è un sistema progettato per farti andare fuori di testa", spiega Corgan.
"Penso che il music business sia arrivato molto in ritardo sul discorso della salute mentale negli artisti. Abbiamo perso Jimi Hendrix a 27 anni per dipendenze e pensa a tutta la musica che avrebbe potuto fare. Ne parliamo ancora 55 anni dopo e penso che sia così triste", ha aggiunto il frontman degli Smashing Pumpkins.
Solo sfruttamento
Corgan attacca poi direttamente l'industria musicale sottolineando come, non solo ci sia un ritardo nelle discussioni sull'argomento, ma anche come lo sfruttare gli artisti sia proprio ciò su cui si basa tutto il sistema: "Il music business è stato lento nel capire cosa fare quando trovi un ago nel pagliaio, come può essere un quarterback di altissimo livello della NFL, ma la NFL lo ha capito. Il music business no, perché è un sistema basato principalmente sullo sfruttamento. E' una cosa che risale più alle sue radici del 20° secolo, ma penso che nel 21° secolo il business debba trovare artisti giovani, incoraggiarli, assicurarsi che continuino a creare grande musica per generazioni a venire".
Corgan ha poi parlato della sua esperienza diretta e di come sia stato essere una rockstar di spicco e in difficoltà negli anni '90:"E'ridicolo che non ci fossero più sistemi di supporto attorno a quegli artisti. Pensa a tutte le persone della mia generazione che se ne sono andate per suicidio o dipendenza. Non voglio puntare il dito contro nessuno ma so come funziona l'industria musicale. E' solo sfruttamento".