13 febbraio 2023

Black Sabbath, l'esordio che gettò le basi dell'heavy metal

Il 13 febbraio 1970 i Black Sabbath pubblicarono l'omonimo album di debutto. Registrato in solo 12 ore getterà le basi per la nascita dell'heavy metal

Il 13 febbraio del 1970 i Black Sabbath pubblicavano l'omonimo album di debutto. Un disco che si apre con rintocchi di campane in lontananza, lo scroscio della pioggia e il sound spettrale di 'Black Sabbath', titletrack che dettò non solo il tono del disco ma quello di una nuova epopea del rock.

Registrato in mezza giornata, il primo disco dei Black Sabbath si presentò come una imprevista variazione sul tema della musica chitarristica di quegli anni. C'era sì il rock e il blues era ancora ben presente ma a quegli standard ormai assimilati, si unì un'oscurità mai vista prima.

Negli anni dell'amore e dei fiori, i Black Sabbath introdussero tematiche occulte e il sound assolutamente unico della chitarra di Tony Iommi, ricavando qualcosa di inedito che avrebbe gettato i semi dell'heavy metal.


Tutto in dodici ore

I Black Sabbath avevano da poco firmato il loro primo contatto con la neonata Vertigo quando, sulla strada verso la Svizzera per uno show, il manager gli propose di fermarsi ai Regent Sound studios di Londra per buttare giù quanto di buono avevano nel loro repertorio.

La band entrò negli studios il 16 ottobre del 1969, senza aver mai fatto un disco prima e senza avere minimamente idea di cosa fare se non ciò che avevano imparato a fare in quegli anni: suonare live.

Il tempo da sfruttare era poco perché il giorno successivo era in programma la partenza per dirigersi verso il continente e suonare una serie di concerti. Dodici ore era tutto ciò che venne messo a disposizione di Ozzy e compagni per incidere su nastro un disco intero. E così i Black Sabbath fecero, con l'aiuto del produttore Rodger Bain, suonando tutto live ad eccezione degli effetti sonori che aprono il disco ed un paio di overdub in 'N.I.B.' e 'Sleeping Village'. Non solo la band suonò nella stessa stanza come durante un concerto, anche Ozzy cantò live sulla base della band, pur essendo in una cabina diversa. Una soluzione che, nata per necessità, si rivelò essere fondamentale per ottenere un sound incredibilmente potente.

Il giorno seguente, mentre la band era in viaggio, venne completato il missaggio che diede vita, in pochissimo tempo, ad uno dei dischi che cambiò per sempre il rock gettando i semi per la nascita dell'heavy metal.


L'importanza di Iommi

La passione per il blues rock è qualcosa che scorre nelle vene dei Black Sabbath ed è particolarmente evidente in brani come The Wizard ed Evil Woman ma Tony Iommi, per necessità e con creatività, prese quel sound e lo trasformò in qualcosa di unico e minaccioso.

La sommità di un paio di dita del chitarrista furono recise durante un incidente sul lavoro quando Iommi aveva solo 17 anni ma l'episodio non lo fermò. Iommi realizzò dei cappucci protettivi usando dei tappi presi da alcuni flaconi di detersivo e allentò le corde della chitarra in modo da potere avere meno resistenza e suonare più facilmente, cosa che portò a raggiungere quel suono cupo diventato marchio di fabbrica dei Sabbath.

Fu sempre Iommi a portare un'altra caratteristica fondamentale nei primi anni della band, ovvero la disciplina che consentì a Ozzy Osbourne, Bill Ward e Geezer Butler di migliorare come musicisti e diventare un'unità compatta. Il chitarrista era già ad un altro livello, il più bravo della band e quello con maggior esperienza che, addirittura, aveva anche suonato brevemente con i Jethro Tull.

Proprio l'esperienza con la band di Ian Anderson spinse Iommi a guidare i Black Sabbath in delle vere e proprie sedue intensive con gli strumenti: "Era un gran chitarrista e, quando è tornato da noi dopo l'esperienza con i Jethro Tull, ci siamo resi conto che dovevamo essere al suo livello. Ci svegliavamo, andavamo in sala prove alle 9 e provavamo fino a mezzogiorno, ogni santo giorno, cercando di scrivere le nostre cose. E' stato quando abbiamo scritto lì la canzone 'Black Sabbath' e l'abbiamo suonata la sera stessa, facendo impazzire il pubblico, che ci è stata chiara la strada da intraprendere", dirà Butler.


Black Sabbath, l'esordio che gettò le basi dell'heavy metal

Un artwork misterioso

Se il detto vuole che un libro non si giudichi dalla copertina, lo stesso non vale per "Black Sabbath". Il primo album della band di Ozzy Osbourne è sinistro e inquietante già dall'artwork che ha come protagonista l'oscura modella Louisa Livingstone, la cui identità è rimasta segreta per 50 anni e svelata solo nel 2020.

La cover di "Black Sabbath" è stata realizzata dall'artista Keith McMillan in una freddissima mattinata inglese presso il Mapledurham Watermill, nell'Oxfordshire, Inghilterra. Lo shooting cominciò alle 4 del mattino e i primi tentativi di creare la giusta atmosfera videro il fotografo gettare del ghiaccio secco nell'acqua per ottenere l'atmosfera giusta che, successivamente, preferì realizzare con una macchina del fumo.

Stando a quanto riportato da McMillan, la Livingstone era completamente nuda sotto il cappotto nero dal carattere stregonesco e furono anche realizzati degli scatti più arditi di quello definitivo ma, vista la natura poco sessuale dell'album, si decise di accantonarli.

Restando alla tematica occulta, invece,  McMillan portò sul set anche un corvo imbalsamato ed un gatto, mentre  l'artwork interno venne completato con una croce capovolta e un testo scritto da Roger Brown, assistente del fotografo.

Nonostante le recensioni non si dimostrarono particolarmente generose con la band inglese al momento della pubblicazione, "Black Sabbath " diventerà un vero spartiacque nella storia del rock. Diversa la reazione del pubblico che spedì il primo album dei Black Sabbath all'ottavo posto dei dischi più venduti del Regno Unito. Nel giugno del 1970 sarà pubblicato negli Stati Uniti dove raggiungerà la posizione 23 della Billboard Hot 100 vendendo più di un milione di copie.