Il 25 luglio del 1965 Bob Dylan saliva sul palco del Newport Folk Festival, uno dei raduni principali della comunità folk americana di cui, il cantautore di Duluth, era diventato uno dei principali esponenti.
Quello che gli amanti di quelle sonorità non potevano immaginare, però, è che quella sera Dylan avrebbe portato sul palco il discorso aperto con il suo ultimo album "Bringing It All Back Home", uscito nel marzo dello stesso anno, con il quale aveva dato il via alla sua fase elettrica, cambiando per sempre la storia del rock.
Una decisione, quella di Dylan di esibirsi con una band elettrica, che molti dei presenti presero come un vero e proprio tradimento dei valori base del folk.
Le due anime di Dylan in Bringing It all Back Home
Nel 1965 Bob Dylan era tra i principali esponenti della nuova ondata folk che attraversava tutti gli Stati Uniti e che aveva nel Greenwich Village di New York il suo epicentro.
Grazie ad album come The Freewheelin'Bob Dylan e The Times They Are-A Changin', Dylan diventò un vero e proprio portavoce di quella generazione impegnata che ogni anni si dava appuntamento al Newport Folk Festival.
Era lì che il cantautore diventato celebre grazie a Blowin'In The Wind, optò per un gesto sovversivo che cambiò per sempre le sorti della musica.
In "Bringing It All Back Home", Dylan aveva deciso che era giunto il monto di portare il sound acustico del folk verso qualcosa di nuovo, abbracciando allo stesso tempo un tipo di scrittura che fosse più letteraria che di protesta.
Il disco era diviso in due, come a voler simboleggiare praticamente le due anime che albergavano in lui: un lato dell'album era ancorato ancora agli stilemi che lo avevano caratterizzato fino ad ora, l'altro era composto da canzoni elettriche.
Due facce della stessa medaglia, quella di Mr.Zimmerman, che decise di aprire le danze proprio con 'il rumore' del primo lato piazzando come opening track 'Subterranean Homesick Blues'. Un lato A shockante che avrebbe visto deporre le armi del rock solo nel lato B, quattro canzoni introdotte da un altro classico: 'Mr.Tambourine Man'.
"Non ho fatto altro se non prendere il folk e infilarci dentro un nuovo immaginario e una nuova attitudine, usare frasi a effetto e metafore combinate con tutta una serie di cose che si sono sviluppate in modo diverso da quello che si era sentito prima" avrebbe poi scritto nei suoi Cronichles.
Da lì, nel giro di poco più di un anno, Dylan avrebbe pubblicato anche "Higway 61 Revisited", forse il suo picco, e "Blonde On Blonde". 15 mesi per la trilogia elettrica che cambiò per sempre la carriera di Dylan e la storia della musica rock influenzando tutto ciò che sarebbe arrivato dopo.