Il cast del biopic su Bob Dylan ha raccontato del coinvolgimento del cantautore nella sceneggiatura, inclusa la richiesta di inserire una scena completamente inventata
Mancano ormai un paio di mesi all'arrivo nelle sale di tutto il mondo di A Complete Unknown, il primo biopic su Bob Dylan con la star Thimotée Chalamet nei panni del grande cantautore.
Proprio l'attore americano, insieme al cast (Elle Fanning, Edward Norton) e al regista James Mangold, è stato il protagonista dell'ultimo numero di Rolling Stone USA in cui racconta la sua esperienza con Dylan per le riprese della pellicola.
Il film sarà proiettato negli Stati Uniti a dicembre e uscirà nelle sale italiane il prossimo 23 gennaio 2025 e un mese fa è stato condiviso l'ultimo trailer ufficiale di A Complete Unknown.
Nei mesi scorsi, il regista ha svelato ulteriori dettagli a proposito del film, svelando che la pellicola si concentrerà su una finestra temporale abbastanza specifica. La scelta, ha spiegato Mangold, è stata fatta per evitare il tentativo inutile di racchiudere tutta la lunga vita di Dylan in sole due ore di pellicola e condivisa dallo stesso cantautore.
"La ragione per cui Bob è stato così di supporto al progetto è stato perché, come in tutti i casi di quelli che credo siano i migliori film biografici, non è mai il racconto dalla nascita alla morte quanto, piuttosto, di un periodo specifico", ha detto.
E il periodo in questione, da quello che sappiamo, è quello che va dall'arrivo di Bob Dylan a New York quando era solo un ragazzo, alla fine degli anni '60, fino alla trilogia elettrica, il successo mondiale e il temporaneo ritiro dalle scene nella sua casa di Woodstock.
Chalamet e la preparazione al ruolo di Dylan
Recentemente Chalamet aveva raccontato di aver trascorso ben cinque anni a cercare di entrare nei panni di Dylan per A Complete Unknown.
Intervistato da Apple Music, l'attore - che presta la sua voce anche nelle parti cantate - ha raccontato di aver imparato ben 30 canzoni: "Anche se per il film ne avrei dovute imparare circa 13".
Ma il canto non è stato l'unico scoglio da superare per Chalamet che ha anche dovuto lavorare sull'accento e sulle sue doti di armonicista.
"Ho avuto Tim Monich come insegnante per l'accento e insieme ci abbiamo lavorato per anni. Ho lavorato con un insegnante di armonica per circa 5 anni e poi ho studiato con Polly Bennett, che è una coach di movimento, anche se abbiamo ottenuto di più insieme lavorando sulla sceneggiatura".
Cercando di entrare nel personaggio, Chalamet ha cercato di creare una sorta di percorso spirituale che lo portasse sulle orme di Dylan: "Ho ripercorso i suoi passi attraverso Chicago, Madison, Wisconsin...Ho iniziato a Hibbing, a Duluth. Ho trascorso circa una settimana nel posto da cui proviene, in Minnesota".
"È stata la sfida più unica che abbia mai affrontato. Ma dove la mia sicurezza è emersa alla fine è stato quando ho eseguito tutta la musica dal vivo", ha concluso Chalamet