Il frontman degli AC/DC Brian Johnson ha raccontato in una recente intervista dei suoi primi anni con gli AC/DC e di come abbia contribuito alla realizzazione dell'album più famoso della band "Back In Black".
Ingaggiato dalla rock band australiana dopo la morte di Bon Scott, uno sfiduciato e ultratrentenne Johnson rimise in piedi la sua carriera di musicista e diede una nuova linfa alla formazione dei fratelli Young.
Un contributo, quello di Johnson agli AC/DC, che dal 1980 ad oggi è sempre stato costante e fondamentale per la seconda vita della band.
Un esordio spaventoso
Poche band sono riuscite nell'impresa di andare avanti in modo dignitoso e di successo per decenni dopo aver sostituito un frontman. Tra queste ci sono sicuramente gli AC/DC che si sono trovati a dover affrontare la tragica scomparsa prematura di Bon Scott, non uno qualsiasi. La voce degli AC/DC era una forza della natura difficile se non impossibile da sostituire ma la rock band australiana riuscì in pochi mesi a trovare qualcuno degno di prendere il suo post: Brian Johnson.
Con Johnson arrivò il primo, grande successo in classifica degli AC/DC, quel "Back in Black" nato proprio come reazione alla scomparsa di Bon Scott.
Pubblicato nel 1980, "Back In Black" è ad oggi uno dei dischi rock più venduti di tutti i tempi, una vera raccolta di hit potenti che resteranno per sempre nella storia e che è il più grande successo della band.
In una recente intervista per AXSTV, Brian Johnson ha parlato dei suoi primi anni nella band e dell'ispirazione dietro Back in Black sottolineando la grande pressione del suo ruolo.
"Era spaventoso. Bello ma spaventoso, perché avevo 32 anni e mi chiedevo che ci facessi lì. Ero convinto che dopo un paio di giorni si sarebbero resi conto che non ero un granché".
Parlando di come è nato il testo di You Shook Me All Night Long, Brian Johnson rivela che il tutto è scaturito da un input di Malcolm Young.
"Il secondo giorno Malcolm è arrivato da me e mi ha chiesto se sapessi scrivere dei testi e gli risposi che ci avrei provato. Allora partì con questo riff e cominciai a scrivere", spiega il cantante degli AC/DC. "Ero già un fanatico di auto e quindi il primo verso che scrissi fu 'She was a fast machine, she kept her motor clean. Best Damn woman I ever seen', non mi era venuto niente di meglio al momento. Da lì è partito tutto e in sei settimane abbiamo fatto tutto. E' quasi incredibile pensare che un disco mostruoso del genere abbia richiesto solo sei settimane ma era una questione di budget. Non potevamo permetterci di stare a bighellonare".