09 luglio 2025

By The Way, il 'disco d'autore' dei Red Hot

Nell'estate del 2002 i Red Hot Chili Peppers pubblicarono By The Way, il successore di Californication che cercò di far maturare la band

Il 9 luglio del 2002 i Red Hot Chili Peppers diedero alle stampe By The Way, un album che aveva l'ingrato compito di mantenere il 'momentum' sulla scia dell'incredibile successo di Californication.

Il settimo lavoro in studio della band losangelina era riuscito a diventare il disco di maggior successo dopo oltre dieci anni di attività, una raccolta di hit che poteva essere sia croce che delizia.

Con queste promesse e aspettative i RHCP si trovavano a doversi ripetere, forti di avere ancora con loro il talentuoso quanto altalenante Frusciante.

By the Way non piacque subito a tutti. I fan più affezionati al groove di Give It Away storsero il naso.

Ma col tempo, il disco è diventato uno dei più amati. Ha venduto milioni di copie, ha scalato le classifiche, ma soprattutto ha segnato un momento chiave: quello in cui i Red Hot Chili Peppers hanno smesso di essere solo una funk band da college party, e hanno iniziato a pensare come una vera band d’autore.



Un fragile ritorno

Nel 2002 i Red Hot Chili Peppers non erano più solo la band funk-punk che faceva saltare gli stadi. Erano diventati una macchina da guerra musicale — ma anche un gruppo di uomini che, dopo anni di eccessi e redenzione, si guardavano finalmente negli occhi chiedendosi: e ora dove andiamo?

La risposta arrivò in forma di album, ed era sorprendente. By the Way, uscito il 9 luglio 2002, fu un disco che prese molti alla sprovvista. Più melodico, più introspettivo, meno “sculettante”.

Un lavoro che proseguiva i momenti più 'in ombra' di Californication e che, allo stesso tempo, proseguiva lungo la strada personale di consapevolezza che tutti i membri della band stavano attraversando.

Frusciante era rientrato nel gruppo, aveva cercato di sconfiggere i propri demoni, era tornato a diventare una cosa sola con la sua chitarra e con la musica.

Veniva in pace e con una rinnovata capacità di scrivere canzoni fragili, spirituali quasi, ma allo stesso tempo potenti.

Ed è lì, tra le dita e l'anima di John Frusciante, che bisogna cercare per capire cosa ne è stato della band di Californication e delle pressioni da dover gestire sotto il peso del successo, non inedito ma mai così grande.


By The Way, il 'disco d'autore' dei Red Hot

Il nuovo volto dei Red Hot

In una stanza del Chateau Marmont di Los Angeles, Frusciante e Kiedis iniziano a registrare demo su demo. Il funk lascia spazio a chitarre riverberate, cori beatlesiani, tastiere vintage. Rick Rubin — ancora lui, il guru silenzioso — osserva e lascia fare. Ma non tutti sono convinti.

Flea, cuore pulsante del gruppo, comincia a sentirsi messo da parte. «Non era più il nostro suono», dirà anni dopo. «Mi sentivo escluso, quasi inutile. Pensai anche di andarmene». Eppure, tra tensioni e silenzi, By the Way prende forma.

È il disco in cui i Red Hot si mettono in discussione. Dove la band non fa solo il proprio mestiere, ma cerca una nuova voce.

Frusciante prende il controllo artistico. Scrive praticamente tutto: linee vocali, riff, contrappunti. I suoi ascolti? The Smiths, Beach Boys, Kraftwerk, Captain Beefheart. La sua ossessione? La melodia.

By the Way è un disco che si muove tra luce e ombra. Il brano omonimo è una cavalcata schizofrenica, con strofe hip hop e ritornelli da coro stadio. Can’t Stop è l’unica vera bomba funk del disco — e infatti nasce da una jam improvvisata in studio.




Tra copertine, aneddoti e dischi mancati

La copertina? Un’opera dell’artista Julian Schnabel. Ritrae sua figlia Stella — all’epoca compagna di Frusciante. Un dettaglio intimo, personale, come lo è l’intero disco.

Curiosità? John avrebbe voluto che David Bowie producesse l’album. Lo chiese due volte. Bowie rifiutò, ringraziando e declinando con garbo. Ma l’idea dice molto su che tipo di disco Frusciante volesse fare: non più funk in technicolor, ma rock d’autore.

Durante le sessioni vennero registrati oltre 25 brani, molti rimasti inediti o finiti come b-side. Era come se la band avesse un’urgenza creativa nuova, diversa, irrefrenabile.

Il tour che seguì fu tra i più intensi e spettacolari della carriera dei Red Hot. Più di 150 date tra il 2002 e il 2003, tra cui l’iconico Live at Slane Castle, in Irlanda, davanti a oltre 80.000 persone. Un’esibizione che rimane una delle più amate dai fan, con Frusciante in stato di grazia e la band in perfetto equilibrio tra vecchio e nuovo.