Come i Black Sabbath si ritrovarono grazie a "Sabbath Bloody Sabbath"

Nel 1973 i Black Sabbath superarono un blocco creativo trasferendosi in un castello infestato per realizzare "Sabbath Bloody Sabbath"

Il 1° dicembre del 1973 i Black Sabbath pubblicavano "Sabbath Bloody Sabbath".

Considerato da molti, Ozzy incluso, l'ultimo grande album della band, il quinto lavoro in studio nacque in un periodo in cui la stanchezza e gli abusi avevano rischiato di far crollare la creatività della formazione inglese.

Travolti dal successo, Ozzy Osbourne, Tony Iommi, Geezer Butler e Bill Ward, superarono il momento di crisi trasferendosi nel castello di Clearwell, nel Regno Unito.

Come si addice ad una band con la nomea dei Sabbath, le prove si rivelarono quantomeno interessanti per una serie di strani fenomeni che si verificarono tra le sale e i corridoi del maniero 'infestato'.

I Black Sabbath travolti dagli eccessi

A metà degli anni '70 i Black Sabbath si trovavano in una posizione pericolosa. Riconosciuti come una delle rock band più acclamate dell'epoca, pur non facendo breccia nel cuore della critica, i quattro di Birmingham erano rimasti perfettamente incastrati negli ingranaggi dell'iconografia rock'n'roll.

Un meccanismo travolgente fatto di impegni serrati e tante, troppe droghe, rischiò di far arrivare al capolinea l'esperienza di Ozzy e soci prima del dovuto.

Già con l'album del 1972, "Vol.4", la situazione aveva superato il livello di guardia. Molti ricorderanno l'incidente, avvenuto in una villa di Bel Air durante le registrazioni dell'album, quando Ozzy, completamente fuori, chiamò inavvertitamente le forze dell'ordine dopo aver premuto un bottone che pensava fosse quello dell'aria condizionata. Una situazione che gettò il cantante nella paranoia più totale di essere vittima di un raid della polizia e lo spinse ad assumere in un sol colpo tutta la droga presente in casa. 

La vicenda sarà raccontata poi nel brano con Post Malone 'It's A Raid' da "Ordinary Man".

Era in questo contesto che i Black Sabbath si avventurarono verso il disco numero cinque, pensando di lasciarsi nuovamente ispirare dall'aria californiana dopo aver girato il mondo per il tour in supporto a "Vol.4".


Una pessima idea

La scelta si rivelò essere una pessima idea e, dopo essere tornati a Los Angeles, i Black Sabbath si trovarono in una fase di stallo. Tony Iommi denunciava un totale disinteresse da parte degli altri membri della band nel trovare qualche idea interessante per il nuovo disco. Esausti dopo le ultime fatiche, tutti si aspettavano che fosse il chitarrista a venirsene con la trovata geniale, il guizzo in grado di salvare la situazione.

Iommi, dalla sua, si trovò in preda ad un vero e proprio blocco dello scrittore che reputò sano tentare di superare facendo la cosa più normale in quel momento: aumentare ulteriormente l'abuso di sostanze.

Nonostante il contesto fosse lo stesso dal quale era nato il precedente album, ogni approccio alla scrittura si rivelò completamente infruttuoso, facendo optare per un piano B che prevedeva un ritorno in patria.

Così, i Black Sabbath presero armi e bagagli e volarono nel Regno Unito, destinazione Gloucestershire dove, nella Foresta di Dean, si trovava il Clearwell Castle.

Il genio ritrovato nel maniero infestato

Situato vicino ai confini con il Galles, nella regione occidentale del paese, il Clearwell Castle era un antico maniero neogotico risalente al XVIII secolo. Quale migliore location per stimolare la creatività di una band che, suo malgrado, aveva fatto del mistero e dell'occulto un marchio di fabbrica in grado di plasmare un genere musicale?

La band prese in affitto il castello per avere un attimo di relax fuori dal trambusto cittadino e per cercare di ricaricare le batterie prima di rimettersi a lavorare sull'album. Il posto era perfetto, un maniero isolato nel bel mezzo di una foresta e senza alcuna interferenza dall'esterno.

Un piccolo supporto alla creatività era, però, sempre ben accetto e i Sabbath optarono per un posto in grado di rimandare le giuste vibrazioni per la scrittura del disco. Tutti gli strumenti e la sala prove, vennero infatti collocati all'interno delle segrete del castello, nella speranza che il nuovo contesto fornisse il guizzo tanto richiesto. E così fu.

Poco dopo aver cominciato a provare, Iommi se ne venne fuori con il riff portante di Sabbath Bloody Sabbath che, come per magia, aprì nuovamente le porte dell'ispirazione.

E se la chitarra della titletrack è quanto di più Sabbath possibile, l'album risulterà essere uno dei più sperimentali per la band che si aprì a sonorità psichedeliche, folk e blues più vicine ad altri maestri dell'occulto, i Led Zeppelin.

Del resto proprio la band di Robert Plant e Jimmy Page, cinque anni dopo, utilizzerà il castello come sala prove, lo stesso castello che nel 1973 ospitò anche i Deep Purple che lì fecero le prove per "Burn", tornando poi l'anno seguente per scrivere "Stormbringer".

Una volta che il flusso creativo era stato liberato, i Sabbath cominciarono a scrivere abbastanza velocemente le altre canzoni del disco, prima di spostarsi a Londra la fase di registrazione.

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