07 ottobre 2024

Cure e Dark: sottocultura che ha cambiato musica e costume

Il Dark, ispirato dai Cure, ha trasformato ribellione e malinconia in una sottocultura musicale e visiva, in contrasto con lo sfarzo degli anni '80

Il ritorno dei Cure ha riacceso l’interesse per una delle sottoculture musicali più influenti degli anni '80: il Dark. Nato come diretta evoluzione del Punk, il Dark ha definito un'epoca non solo per le sue atmosfere cupe e malinconiche, ma anche per il suo impatto estetico e di costume. Ripercorriamo la genesi del movimento, esplorando le caratteristiche musicali, visive e culturali che lo hanno reso un fenomeno unico, con i Cure come protagonisti assoluti.


 

Alla luce del grande interesse generato dal recente ritorno sulle scene dei Cure, è il momento ideale per offrire una retrospettiva sul movimento Dark degli anni ’80, un fenomeno di cui la band è stata ispirazione decisiva. Dalla genesi alle caratteristiche stilistiche, musicali e di costume, i Cure hanno lasciato un segno indelebile su una sottocultura che ha definito un'intera epoca. Se la vera grandezza di un artista si misura dalla capacità di influenzare profondamente la scena in cui si inserisce, i Cure, con il loro impatto sia musicale che visivo, si confermano tra le band più rilevanti di sempre, capaci di condizionare non solo la musica, ma anche il costume di una generazione.

Cure e Dark: sottocultura che ha cambiato musica e costume

Dark: dall'evoluzione del Punk alla ribellione intima

Il Dark nasce come una diretta emanazione della musica Punk. Il Punk era una rivoluzione che - nella seconda metà degli anni settanta - aveva scosso e cambiato il Rock, più per ragioni sociali che musicali. Le tensioni politiche e la crisi economica si riversavano sulle generazioni più giovani che - frustrate e arrabbiate per la mancanza di prospettive nel quotidiano - non riuscivano più a identificarsi nel Rock opulento e sognante delle generazioni precedenti. L’Hard Rock, il Progressive e il Pop, dominanti all’epoca, apparivano come proposte troppo sofisticate, raffinate nel suono, addirittura patinate, eccessivamente inclini a un narcisismo tecnico e strumentale. Il Punk, al contrario, nasceva dall'urgenza di urlare al mondo la propria rabbia: non c'era spazio, tempo o interesse per la precisione tecnica e formale. Bastavano tre o quattro accordi, sparati a tutto volume su una chitarra distorta, accompagnati da una batteria che pestava dritta e veloce sul tempo. Non serviva altro per esprimere tutta la rabbia e la disillusione di una generazione. Così, il Rock è cambiato: sono sparite le strutture complesse che rendevano le canzoni delle grandi band Hard Rock e Progressive simili a suite ispirate alla musica classica. Gli assoli torrenziali dei guitar hero, che avevano dominato i decenni precedenti, sono scomparsi, insieme all'anima Blues che aveva rappresentato la spina dorsale di quel modo di fare Rock.


La scoperta di nuove possibilità musicali

Questa esigenza di sintesi portata dal Punk ha aperto la strada a nuove sonorità e approcci alla scrittura. Subito, una nuova generazione di band ha abbracciato l’essenzialità del Punk, senza però sentirsi legata alla sua dimensione di protesta. Anzi, molte band lamentavano l'eccessiva semplificazione della forma, che impoveriva il linguaggio tecnico ed espressivo di scrittura ed esecuzione della musica del periodo. Da questo fermento ed esigenza è nata la New Wave, un approccio al Rock che – mantenendo con il Punk lo stesso distacco netto dall’Hard Rock, dal Blues e dal Progressive degli anni ’60 e ’70 – esplorava nuove possibilità, come l'uso massiccio di synth ed elettronica (Depeche Mode, Gary Numan) e la cura per arrangiamenti eleganti, modernissimi e al contempo essenziali (Tears For Fears, The Police, Talking Heads). La New Wave era un calderone eterogeneo, tanto da essere spesso descritta come "tutto ciò che deriva dal Punk ma non è Punk".

È proprio all’interno di questo contesto stilistico e musicale che prende piede il movimento Dark. Si tratta di una corrente che riunisce tutte quelle band che esplorano una ricerca sonora ed espressiva particolarmente oscura, malinconica e introspettiva. Questo orientamento non si limitava alla musica, ma influenzava anche i testi e lo stile, trasformando il Dark in una vera e propria sottocultura. Le tensioni sociali e la recessione economica di fine anni ’70, che avevano scatenato la rabbia del punk inglese, lasciavano il posto, agli inizi degli anni ’80, a un senso di estraneità e disprezzo verso le convenzioni mainstream. La società degli anni ’80 celebrava il divertimento, la leggerezza, lo sfarzo, l’ostentazione del bello e il profitto come valori dominanti, alimentando una certa superficialità e vacuità. Il Dark, quindi, diventa una via di fuga da una società in cui molti giovani, musicisti e artisti non si riconoscevano. Se nel Punk la ribellione verso la società era gridata e apertamente politica, nel Dark si trasforma in un’espressività più introspettiva, dove - come eroi romantici - si fuggiva da disagio sociale attraverso un viaggio intimo, artistico e malinconico.


Il fascino del nero e il romanticismo decadente

A livello di look, il Dark abbracciava uno stile fortemente iconico e riconoscibile, ispirato alla moda gotica e punk, ma con una vena più decadente e teatrale. Il nero era il colore predominante, declinato in giacche di pelle, cappotti lunghi, pantaloni stretti e stivali. Il trucco era essenziale: visi pallidi, ombretti scuri, eyeliner marcato e rossetto nero, in contrasto con capelli cotonati o lunghi e spettinati, come quelli di Robert Smith dei Cure. Accessori come collane con croci, catene e anelli aggiungevano un tocco esoterico. Un look che esprimeva non solo ribellione, ma anche un senso di romanticismo tragico e fascino per la decadenza, trasmettendo un’immagine di alienazione dal mondo mainstream e diventando il simbolo di un malessere interiore. Merita una riflessione a parte la scelta esclusiva del nero come colore distintivo. Si tratta di una rottura quasi ideologica rispetto all’iconografia Rock, che era sempre stata vivace e colorata: dalle tute bianche, rosse e dorate di Elvis, alle giacche militari sgargianti dei Beatles, dalle camicie floreali di Hendrix agli accostamenti cromatici audaci dei Sex Pistols. Nel Dark, quell’arlecchino del Rock svanisce, e tutto si tinge di nero, in sintonia con il mood malinconico e inquieto di quella scena musicale e artistica.

Anche se molte band hanno contribuito a definire il movimento Dark, è innegabile che i Cure, con la loro evoluzione stilistica e il carisma di Robert Smith, siano diventati la band manifesto del Dark. Il loro sound, caratterizzato da atmosfere cupe e claustrofobiche e assieme da commoventi aperture melodiche ha ispirato generazioni di band. Album come SEVENTEEN SECONDS (1980) e PORNOGRAPHY (1982) rappresentano l'apice di questo stile, affermando i Cure come leader di un fenomeno musicale e culturale che ha definito l’estetica Dark degli anni ’80. Al contempo, pur mantenendo saldi tutti i tratti stilistici dell'estetica Dark, è con DISINTEGRATION (1989) che i Cure arrivato all'apogeo della loro creatività e maturità musicale, integrando alla loro ricetta una potenza sonora nuova che accoglieva in maniera armoniosa jam psichedeliche e perle di scrittura, melodia e arrangiamento pop. Per chi, totalmente a digiuno della discografia dei Cure, volesse provare ad esplorarne la musica suggeriamo di partire da ANNIVERSARY: 1978-2018 LIVE IN HYDE PARK LONDON, registrazione del concerto epocale in cui la band celebrava i 40 anni di carriera. Esecuzione, suono e pathos interpretativo sono strabilianti ed aiutano ad entrare nella magia della musica di questa band, beneficiando anche di una pronuncia e produzione più attuali.