David Bowie & Mick Jagger, la storia di Dancing in The Street

Nel 1985 David Bowie e Mick Jagger registravano 'Dancing In The Street' . La storia della cover di Martha & The Vandellas realizzata per il Live Aid.

Era il 29 giugno 1985 quando David Bowie e Mick Jagger si diedero appuntamento ai Westside Studios di Londra per registrare la loro versione di 'Dancing In The Street', classico di Martha Reeves & The Vandellas del 1964.

Un incontro bizzarro, specialmente per l'iconico video in cui due delle più grandi rockstar di tutti i tempi si muovevano ballando in modo discutibile e facendola franca come solo negli anni '80 poteva accadere

Pubblicata inizialmente nel 1964 da Martha and The Vandellas, Dancing In The Street diventò subito uno dei classici della Motown e una hit che, nel corso degli anni, fu ripresa da numerosi artisti come Mamas & Papas e Van Halen.

La storia della collaborazione tra David Bowie e Mick Jagger nasce però a metà degli anni '80 per la necessità di partecipare allo storico Live Aid organizzato da Bob Geldof nonostante le difficoltà tecniche.

Insieme per il Live Aid

A metà anni '80 Bowie veniva dalla sua fase berlinese con la trilogia composta da "Low", "Heroes" e "Lodger", album che avevano fatto impazzire i critici ma, allo stesso tempo, spiazzato molti fan abituati al glam che aveva accompagnato il camaleontico artista britannico fino a pochi anni prima. Make up e immagini teatrali che erano tornati in parte nel successivo "Scary Monsters" che anticipava la mossa di cui Bowie aveva bisogno per tornare a sfornare hit ed invadere le classifiche di tutto il mondo: coinvolgere Nile Rodgers degli Chic e buttare fuori "Let's Dance" nel 1983. Un successo, quello di Bowie, che si replicò anche per il successivo "Tonight" del 1984, a dispetto delle critiche poco favorevoli.

Mick Jagger dal canto suo si trovava in una fase molto delicata della sua carriera e in cerca di spazio al di fuori dei Rolling Stones. L'album pubblicato dalla band nel 1983, "Undercover", il primo di inediti negli anni '80, viene considerato uno dei peggiori degli Stones che in quel periodo stavano vivendo anche un momento di grandi tensioni. I rapporti tra Mick Jagger e Keith Richards, infatti, si facevano sempre più sfilacciati e la testa del frontman era ormai lontana dai compagni e focalizzata sulla realizzazione del primo album solista intitolato "She's The Boss".

Questa era la situazione quando Bob Geldof invitò le due superstar a partecipare al Live Aid del 1985, un'occasione importante che prevedeva qualcosa di grande da due personaggi del genere.

La prima idea che venne in mente agli organizzatori fu di far duettare Bowie e Jagger a distanza. Uno si sarebbe esibito al Wembley Stadium di Londra, l'altro sul palco del JFK Stadium di Philadelphia, negli Stati Uniti.

Un duetto virtuale che, però, con la tecnologia nel 1985 risultò irrealizzabile a causa del ritardo che uno dei due avrebbe avuto nel segnale, rendendo impossibile cantare in sync. Una soluzione semplice sarebbe stata quella di far esibire Bowie e Jagger in playback, scelta che fu rifiutata da entrambi i cantanti.

Per dirimere la questione e far incontrare le necessità di esposizione internazionale di Bowie e di affermazione lontana dagli Stones di Jagger, si pensò di registrare un singolo con conseguente video da trasmettere durante l'evento.

La traccia selezionata fu proprio Dancing in The Street che grazie anche ai versi che aprivano il brano, 'Calling out around the world', sembrava essere in linea con il mood e l'intenzione del Live Aid.

Le registrazioni di Dancing In The Street

Il 29 giugno 1985 David Bowie si trovava ai Westside Studios di Londra impegnato a registrare delle canzoni per la colonna sonora del film "Absolute Beginners" con una band composta da musicisti come Steve Nieve degli Attractions di Elvis Costello e Neil Conti dell'indie pop band Prefab Sprout.

La sessione con il leader degli Stones fu realizzata in maniera veloce e la notizia della sua presenza in studio arrivò solo poche ore prima: "Ci era giunta voce della presenza di Jagger intorno mezzogiorno per fare qualcosa con Bowie per il Live Aid " - ricorda il produttore Mark Saunders - "E poi all'una arriva un percussionista che dice di essere lì per la sessione di Bowie e Jagger. Io pensavo fosse lì solo per registrare qualche messaggio da mandare in radio".

Man mano lo studio iniziò a popolarsi sia dei musicisti che avrebbero preso parte alle registrazioni che di altri volti, come quelli dei produttori del film che, all'improvviso, si erano interessati alle registrazioni per la colonna sonora.

In studio i lavori andarono via veloci e in circa 4 ore una prima versione della demo era pronta, il tutto era stato fatto in fretta, pure troppo, ma c'era anche un video da girare.

Bowie tirò fuori un nastro con la versione originale un'ora prima dell'arrivo di Jagger in modo che i musicisti potessero imparare la canzone nel poco tempo a disposizione.

Jagger arrivò e portò a casa il risultato in due take mentre si agitava nell'oscurità della sala come se fosse sul palco con gli Stones. Il brano fu registrato live in studio, come si faceva un tempo, ma visto la presenza di diversi coristi le tracce vocali furono incise separatamente in un secondo momento per evitare confusione tra le voci.

Con il rough mix in tasca ora c'era solo da correre per farlo arrivare in tempo alla troupe che si sarebbe occupata del video.

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