14 giugno 2023

David Bowie e Diamond Dogs, il punto di snodo tra due epoche

Il 14 giugno 1974 David Bowie pubblicava 'Diamond Dogs', titletrack dell'omonimo album che servì a trasformare l'alieno del glam nello sperimentale Duca Bianco

Il 14 giugno del 1974 David Bowie pubblicava come singolo - non negli USA - 'Diamond Dogs', titletrack dell'omonimo ottavo album uscito il 24 maggio dello stesso anno.

'Diamond Dogs' è il brano che introduce al mondo abitato da Halloween Jack, il nuovo personaggio interpretato dall'artista inglese dopo la decisione di 'uccidere' Ziggy Stardust esattamente 50 anni fa.

Lo scenario presentato da Bowie è quello di una realtà post apocalittica in cui la città di Manhattan è abbandonata all'anarchia e popolata da quelli che chiama 'Diamond Dogs', branchi di ragazzi selvaggi che vivono sui tetti dei grattacieli e terrorizzano chiunque si aggiri per le strade desolate della città.



Halloween Jack e i Diamond Dogs, punk ante litteram

Halloween Jack, che 'vive in cima a Manhattan Chase', è il loro capo, un tizio 'davvero figo' che però, così come la 'versione americana di Ziggy' Aladdin Sane, non apparirà più nella discografia di Bowie.

Un personaggio di transizione funzionale a costruire l'immaginario scelto da Bowie per "Diamond Dogs", dichiaratamente un mix tra 1984 di Orwell, The Wild Boys di Burroughs e l'estetica furiosa di Arancia Meccanica.

La fine del mondo ipotizzata da Ziggy Starudst nell'arco di cinque anni, nel nuovo album è realtà. Una realtà distopica come un 'Mad Max' in anticipo sui tempi, così come i Diamond Dogs stessi, praticamente dei punk come quelli che di lì a poco avrebbero invaso le strade di Londra.

Come spiegato da Bowie, l'idea dei ragazzi sui tetti veniva dal lavoro di suo padre per l'organizzazione benefica Barnardo che si occupava di bambini in difficoltà e, una volta, aveva trovato questi ragazzi di strada che vivevano sui tetti di Londra.

Ma questi ragazzi erano, nell'immaginario del progetto, dei veri e propri punk ante litteram: "Per me erano di Johnny Rotten e Sid Vicious e, nella mia mente non c'erano mezzi di trasporto, quindi andavano in giro su pattini a rotelle con enorme ruote cigolanti. Indossavano pellicce e capelli colorati, erano armati di coltelli ed erano tutti magri perché non avevano mangiato abbastanza. Avevo immaginato il punk perché è lì che il mondo stava andando".


David Bowie e Diamond Dogs, il punto di snodo tra due epoche

Diamond Dogs, uno snodo tra glam e sperimentazione

Se per certi versi "Diamond Dogs" è stato per Bowie la rock opera mai andata in porto, allo stesso tempo è indubbio che l'ottavo album dell'artista inglese sia stato un lavoro fondamentale all'interno della sua discografia.

Come un punto di snodo, un connettore tra il passato e il presente, "Diamond Dogs" mantiene le ultime scorie dei personaggi e dell'estetica glam esplosa con Bowie ed Aladdin Sane - il primo singolo Rebel Rebel è un esempio iconico - e proietta la musica per la prima volta verso dei veri territori sperimentali.

Territori che, tolta la parentesi soul di "Young Americans", comincerà ad esplorare profondamente due anni dopo con "Station To Station", dando il via ad una nuova era.
In questo un'importanza fondamentale la ebbero due separazioni: quella dagli Spiders From Mars - specialmente Mick Ronson che si concentrò sulla realizzazione dell'album solista "Slaughter On 10th Avenue" - e quella dal produttore Ken Scott.

Una separazione che lo stesso Scott definì necessaria per cambiare aria, lavorare con altri artisti e imparare cose nuove. E così Bowie fece, nel tentativo di dare ordine al grande caos che aveva nella testa, tra rock opera abortite e side project sparsi, una ricerca di direzioni che appare evidente dal sound di Diamond Dogs.

L'addio di Ronson e Scott mise Bowie nella posizione scomoda ma ispiratrice di dover fare tutto da solo, dalle chitarre alla produzione. Consapevole di non essere un virtuoso come Ronson, David si esercitò ogni giorno per suonare al meglio ottenendo un sound completamente diverso al passato, più grezzo e incerto ma perfetto per il disco. Anche in studio Bowie si trovò per la prima volta ad usare la fase di produzione come un vero strumento, nel tentativo di capire come ottenere il miglior risultato insieme all'ingegnere del suono Keith Harwood, già collaboratore di Stones e Led Zeppelin.

Proprio per questo "Diamond Dogs" si rivelò essere non solo un successo commerciale grazie al traino di 'Rebel Rebel' ma un disco che rappresenta Bowie nella sua essenza più pura, quella di innovatore sempre alla ricerca della soluzione migliore per esprimersi, per convogliare la sua arte verso l'esterno e in una tensione costante per collegare le diverse sfumature della sua anima.