David Bowie e la fuga dai riflettori con "Low"

Nel 1977 David Bowie pubblicava Low, primo capitolo della trilogia berlinese nato dopo la fuga in Europa per fuggire dalle sue dipendenze

Il 14 gennaio 1977 David Bowie pubblicava quello che sarebbe passato alla storia come il primo capitolo della celebre trilogia berlinese: "Low".

Un album sperimentale che segnava un taglio netto con la precedente produzione dell'artista inglese, inglobando al suo interno il sound di una metropoli decadente che avrebbe sviluppato pochi mesi con "Heroes" e, due anni dopo, con "Lodger".

La crisi di Bowie

Era un Bowie completamente distrutto quello che verso la metà di anni '70 si aggirava per le strade della California, ridotto ad un fantasma che si alimentava solo con latte, peperoncini e quantità enormi di droghe.

Un Bowie dipendente dalla cocaina che aveva bisogno di riprendere in mano la sua vita travolta dal successo e da uno stile estremo che lo stava annientando. Per farlo pensò di allontanarsi da una città che sembrava averlo corrotto per sempre e trasferirsi in Europa insieme a suo amico Iggy Pop e lì, in Francia, i due lavorarono al primo album solista dell'ex Stooges: The Idiot.

Successivamente, sempre in Francia, Bowie cominciò a lavorare con Tony Visconti e Brian Eno a "Low", un disco che attingeva a piene mani dal sound delle band tedesche rappresentanti del krautrock come Neu!, Tangerine Dream e, ovviamente, Kraftwerk.

Il percorso verso le fascinazioni ambient ed elettroniche cominciato con il precedente "Station To Station" era pronto a completarsi e ciò poteva avvenire solo andando in quella città centrale sonora nella quale Bowie era sicuro di proteggersi.


Bowie e Iggy Pop a Berlino

Berlino era economica e lui sul lastrico, Bowie era schiacciato dalla fama e le strade della città tedesca gli avrebbero consentito di vivere quasi in anonimato, dandogli lo spazio necessario per trovare se stesso.

L'intenzione di Bowie era proprio quella di fuggire dal suo essere una superstar e immergersi in una quotidianità normale, mantenendo un basso profilo. Un concetto espresso anche dal messaggio nascosto nella copertina di "Low" composta da un profilo di Bowie posizionato sotto il titolo, "low profile", basso profilo, appunto.

Bowie e Iggy rimasero affascinati dalla città dove raggiunsero Tony Visconti per lavorare ai mix di The Idiot agli ormai leggendari Hansa Studios. La coppia di amici si trasferì a Schoneberg, un quartiere anonimo e popolato in prevalenza da immigrati turchi, dove presero un appartamento al 155 di Hauptstrasse e cominciarono a vivere la loro nuova vita lontano dai riflettori.

Con loro il sempre fedele Tony Visconti e Brian Eno che collaborarono a tutti i dischi della trilogia berlinese di Bowie.

Low

Le registrazioni di Low, cominciate in Francia, furono sin dal principio rappresentative di un modo di lavorare necessario per quei giorni. Le canzoni furono realizzate con calma, in modo dilatato, facendo in modo che l'atmosfera in studio si rispecchiasse completamente nel suono.

Alla fine del settembre del 1976, i lavori furono spostati agli Hansa Studios di Berlino che diventeranno un simbolo della permanenza tedesca di Bowie.

L'etichetta discografica di Bowie era preoccupata da "Low" e ritardò la pubblicazione del disco, convinta che non avrebbe venduto. Una volta uscito, la stessa etichetta decise di non supportare la promozione del disco, troppo poco commerciale. Se le speranze della label risiedevano in un tour di Bowie, il cantautore non era dello stesso avviso e preferì salire sul palco come tastierista di Iggy Pop nel tour di The Idiot.

La critica si spaccò: molti non riuscirono a capire questo nuovo percorso di Bowie e lo considerarono inconsistente ma "Low" riuscì a raggiungere comunque il secondo posto nella classifica degli album più venduti nel Regno Unito e piazzarsi per un soffio fuori dalla Top 10 USA.

Come spesso accade, la storia diede ragione a Bowie e ad oggi "Low" viene considerato uno dei lavori più importanti dell'artista e uno degli album più influenti di sempre.

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