Il 19 marzo 1990 i Depeche Mode pubblicavano il loro settimo album, "Violator", che consegnò la formazione britannica definitivamente alla storia come una delle band più importanti di tutti i tempi trasformandola definitivamente in un fenomeno mainstream.
Anche musicalmente la transizione dei Depeche Mode da band synthpop a mix unico ed eccezionale di elettronica, rock e blues si completò in "Violator" che, proseguendo sulla strada tracciata negli anni precedenti che indirizzò Dave Gahan, Martin Gore e gli altri verso un territorio dalle tinte sempre più fosche, portò i Depeche Mode alla maturazione definitiva.
Registrato tra l'Italia, la Danimarca e il Regno Unito, "Violator" vide la band utilizzare un approccio alla scrittura meno sistematico rispetto al passato, lasciando che la creatività li guidasse e diventò l'album che fece dei Depeche Mode delle vere star mondiali grazie a classici come 'Personal Jesus' ed 'Enjoy The Silence'.
Per celebrare "Violator" a 31 anni dalla sua pubblicazione, vi sveliamo alcune curiosità sul disco capolavoro dei Depeche Mode.
Le registrazioni a Milano
Quasi tutto "Violator" dei Depeche Mode è stato registrato a Milano, nei Logic Studios di Via Quintiliano 40, in zona Mecenate. In quegli anni la vita notturna del capoluogo lombardo era al top e la band, sempre in cerca di novità per trarre ispirazione e incuriosita dalla possibilità di registrare al di fuori dei soliti posti, scelse proprio Milano per lavorare a gran parte del disco, completato poi tra Danimarca e Londra.
Di quei giorni Martin Gore ricorda di aver passato la gran parte del tempo uscendo la sera a fare festa tra le strade e i locali di Milano ma qualche dettaglio di più sulle registrazioni arriva da Carmelo La Bionda, produttore che proprio con il monicker La Bionda, insieme a suo fratello Michelangelo, fu tra i pionieri del genere italo disco.
Sono stati proprio i La Bionda, infatti, ad aver creato i Logic Studios e Carmelo La Bionda ha raccontato alcune curiosità sulle registrazioni di Violator in un'intervista con Claudio Biazzetti per Rolling Stone Italia.
La scelta degli studi milanesi, racconta La Bionda, avvenne 'per colpa' di Alan Moulder, fonico inglese che si era trovato bene a lavorare lì un anno prima per l'album "Malafemmina" di Gianna Nannini e li aveva consigliati al produttore dei Depeche Mode, Flood.
"Hanno registrato cinque o sei pezzi da noi, incluso Personal Jesus" - ricorda La Bionda "Sul disco c'erano molti campioni ma la particolarità è che erano sempre suonati da loro, campionavano loro stessi. Erano molto concentrati, inoltre gli avevamo allestito un grande spazio dove poter guardare la TV, vivere, svagarsi. Erano quasi tutti vegetariani e non è stato facile trovare cibo vegetariano in quegli anni. Erano molto riservati, educati".
E a proposito della creatività dei Depeche Mode e di un particolare suono di Personal Jesus aggiunge: "Le percussioni su Personal Jesus non sono altro che dei passi pesanti con gli scarponi registrati su una tromba delle scale dello studio. Quei 'Tum Tum' non sono di una batteria, è proprio qualcuno che batte per terra. Hanno campionato il suono e lo hanno utilizzato come una drum machine".