Dream On, quando Steven Tyler degli Aerosmith trovò la sua vera voce
Il 27 giugno del 1973 gli Aerosmith pubblicavano il loro piccolo, grande capolavoro: Dream On
Il 27 giugno del 1973 gli Aerosmith pubblicavano quello che sarebbe diventato uno dei loro singoli di maggior successo: Dream On.
L’estate del 1973 sembra lontana, eppure resta scolpita nella memoria del rock grazie a un giovane Steven Tyler che, seduto al pianoforte Steinway nel salotto di Sunapee (New Hampshire), dava vita a uno dei brani più iconici di sempre: Dream On. Un motivo semplice e accorato, nato tra i tasti bianchi e neri quando Tyler aveva appena 17–18 anni, poco prima che nascesse la leggenda Aerosmith.
Quel gesto ingenuo, un “motivetto” da bambino, racchiudeva già il seme della speranza, del desiderio di emergere «fino a quando i sogni non diventano realtà» .
Il contesto di un debutto senza certezze
A inizio anni ‘70, Tyler non è solo un talento grezzo: è figlio d’arte. Suo padre, Victor Tallarico, pianista di formazione classica, e sua madre, insegnante di musica, lo hanno cresciuto in un ambiente musicale, circondato di note e armonie. Ecco perché Steven passò l’infanzia sdraiato sotto i tasti, catturando magia musicale sin da bambino.
Quando, nel 1971, fece squadra con Joe Perry, Tom Hamilton e Joey Kramer (e poi Brad Whitford), gli Aerosmith nacquero con dentro quel brano che aspettava solo di diventare pubblico.
Ma il primo album, Aerosmith (gennaio 1973), non fu accolto con entusiasmo dalla Columbia: la priorità era Springsteen, e i ragazzi di Boston non ottennero supporti.
Solo Dream On riusciva a farsi largo, scalando le classifiche locali – su WBZ‑FM era addirittura il singolo dell’anno – pur fermandosi al numero 59 della Billboard Hot 100 nel 1973

Scrittura e registrazione: voce vera e rabbia da dimostrare
Nella sua autobiografia Does The Noise In My Head Bother You?, Tyler rivela le origini intime del brano: «lo composi quando ero un ragazzo e non sapevo nulla di come si componesse una canzone» .
Quelle righe sul tempo che scorree sulla necessità di cantare «just for today» riflettono l’urgenza di un giovane con la rabbia addosso – per le critiche di plagio (Rolling Stones) e per lo scetticismo verso la sua band .
Curioso è il fatto che Dream On sia l’unica traccia nel quale Tyler usa davvero la sua voce naturale: per le altre, si sforzava di imitare soul men più “deep”. Ma nel cuore del brano, sceglie di essere se stesso.
La registrazione avviene tra ottobre e dicembre 1972 presso Intermedia Studios a Boston, sotto la mano esperta del produttore Adrian Barber, già noto per aver lavorato con Cream. Il suono è essenziale: piano, voce, chitarra, batteria, bassi bluesati – niente fronzoli. Joe Perry, tuttavia, rimase scettico: una ballata non faceva parte dei piani hard rock del gruppo.
Il rilancio e l’ascesa: dal flop alla scalata
Nel 1975 Columbia rilancia Dream On in una versione più leggera (3:25), perfetta per le radio pop. Il singolo rientra in classifica all’inizio del ’76, debutta al numero 81 il 10 gennaio, entra nella Top 40 di febbraio e arriva al sesto posto il 10 aprile.
Una rinascita che si concretizza grazie a una band ormai con le ossa solide e a una canzone che aveva messo radici nei cuori di milioni di ascoltatori.
Con il tempo Dream On è diventata una pietra miliare. Rolling Stone l’ha inserita tra le 500 migliori canzoni di sempre (posizioni tra 172 e 199), in Yahoo! Music è stata incoronata la più grande power ballad di sempre, ed è stata inclusa nella Grammy Hall of Fame.
E ogni live show degli Aerosmith, da sempre, si apre o si chiude con questa ballata che è stata protagonista anche di innumerevoli cover e reinterpretazioni come quella di Ronnie James Dio con Yngwie Malmsteen, Breaking Benjamin, il collettivo Postmodern Jukebox con Morgan James, e la campionatura di Eminem nel celebre Sing for the Moment.