05 luglio 2021

Earl Slick: "David Bowie manipolato come Elvis"

L'ex chitarrista di David Bowie parla di quando un Bowie in preda agli eccessi delle droghe era completamente manipolato dal management come succedeva ad Elvis

L'ex chitarrista di David Bowie, Earl Slick, ha parlato di come l'artista inglese negli anni '70, il suo periodo peggiore per l'abuso di droghe, fosse diventato un burattino manipolato dal manegement.

Gli anni '70 di Bowie

Che gli anni '70 di David Bowie siano stati un periodo di grandi eccessi per l'iconico artista britannico non è certo un mistero. Verso la metà del decennio l'abuso di droghe da parte di Bowie era diventato davvero importante e la sua dipendenza dalla cocaina sempre più forte, tanto da renderlo debole, emaciato e instabile.

Il trasferimento in America e le registrazioni di "Station To Station" segnarono il punto più basso per Bowie che, perso negli eccessi della vita californiana, decise di trasferirsi in Germania per cercare di allontanarsi dalla vita selvaggia e rimettere insieme i pezzi per dar vita a quella che sarebbe diventata nota come la 'trilogia berlinese'.

Una relazione, quella di Bowie con le droghe, che lo indebolì a tal punto dal punto di vista mentale da renderlo facilmente manipolabile, almeno stando a quanto racconta Earl Slick.

Slick entrò a far parte della band di Bowie per sostituire Mick Ronson e suonò con lui dal 1974 al 1976 live e su album come "Young Americans" e "Station To Station" prima di venire allontanato dal management per poi fare ritorno negli anni '80 per il tour di "Let's Dance".


Raggiungere livelli di follia

In una recente intervista con il Guardian, il chitarrista racconta di come lui e Bowie fossero i più tossici della band e di come la situazione sia sfuggita di mano rendendo il Thin White Duke un burattino nelle mani dei manager e delle persone che lo circondavano.

"David aveva raggiunto diversi livelli di follia - racconta Earl Slick - ma la sezione ritmica della band, Carlos Alomar, George Murray e Dennis Davis, non assumeva nemmeno lontanamente quello che prendevamo David e io. Se loro fossero stati fatti come noi i dischi avrebbero fatto schifo".

Slick e Bowie, invece, non si facevano problemi ad assumere sostanze fino allo sfinimento e riuscivano in qualche modo ugualmente a portare a casa il risultato:"Io e David abbiamo passato un sacco di tempo insieme, solo per fare gli overdub alle mie chitarre e robe del genere ed eravamo in grado di lavorare in condizioni del genere abbastanza bene. Eravamo ventenni e quando hai quell'età puoi causarti seri danni ma riuscire comunque a fare dei dischi. Mi drogavo da solo sette o otto anni. Non puoi pensare di farti quella quantità di droga per 25 anni e sperare di riuscire a fare dei dischi...a meno che tu non sia Keith Richards".


Earl Slick: "David Bowie manipolato come Elvis"

Come Elvis

Dopo l'era di Station To Station un disaccordo con il management di Bowie portò all'allontanamento di Earl Slick che collaborò poi con artisti come Ian Hunter e John Lennon, con il quale suonò sull'album "Double Fantasy".

Proprio il management e la corte di Bowie si responsabile, secondo lui, di manipolare l'artista, filtrando tutto ciò che arrivava alle sue orecchie e comandandolo come un burattino, proprio come faceva con Elvis il Colonnello Parker.

Fu proprio Bowie, quando Slick tornò nella band nel 1983, a fargli capire che la scelta di non tenere fede al suo contratto non fu fatta secondo una sua indicazione ma completamente decisa dal management alle sue spalle: "Venne a sapere che, in verità, il management non gli aveva permesso di parlarmi e io ho scoperto che lui non aveva minimamente idea di ciò che stava succedendo" - ha detto il chitarrista al Guardian - "Mi ha ricordato di ciò che succedeva con Elvis. Era così fatto che tutti quelli intorno a lui se ne approfittavano, gli spillavano soldi e gli nascondevano le informazioni che non volevano fargli sapere".

Slick conclude poi parlando dell'ultima volta che vide Bowie pochi mesi prima della sua morte nel 2016 per dirgli che avrebbe portato in tour le canzoni di Station To Station:"Mi disse solo:'Grande idea, Slicky. Divertiti'".

Pochi anni prima, quando i due lavorarono a "The Next Day" del 2013, Slick lo vide diverso ma non pensò alla malattia:"Non aveva un bell'aspetto, non sembrava fosse lui stesso ma era una persona incline alla depressione e quindi pensai si trattasse di quello. Eravamo nella regia dello studio che ascoltavamo '(You Will) Set The World On Fire' e disse che sarebbe stata una grande traccia da suonare live. Gli lanciai uno sguardo ma prima ancora che potessi rispondere me disse che non avrei nemmeno dovuto pensarci".