15 aprile 2022

Everybody Hurts, il successo salvifico dei R.E.M.

Nell'aprile del 1993 i R.E.M. pubblicavano uno dei loro brani di maggior successo, Everybody Hurts, un inno per aiutare i giovani senza speranza

Nell'aprile 1993 i R.E.M. pubblicavano Everybody Hurts, quarto singolo dall'ottavo album "Automatic For The People" pubblicato sei mesi prima.

Un brano diretto che permise alla band di Michael Stipe di raggiungere i primi posti in classifica in tutto il mondo e di diventare una delle canzoni che maggiormente hanno definito gli anni '90. 

E a salvare diverse vite.


Everybody Hurts, un successo inaspettato

Quando i R.E.M. furono intervistati da Radio X in occasione dei 25 anni di "Automatic For The People" parlarono di 'Everybody Hurts' come di un mix perfetto tra 'sincerità e completa stupidita'.

A parlare così è Mike Mills che spiega come il rischio di quella che è una delle canzoni più famose della band di Athens fosse di essere quasi stucchevole: "Per questo abbiamo utilizzato quella drum machine, per riportare il tutto ad una dimensione di realtà, piuttosto che rischiare di lasciarla andare sopra le righe'.

Questo perché, come dice Michael Stipe, Everybody Hurts "E' una di quelle canzoni che, quando sei nel mood giusto, è perfetta. Quando non lo sei ti viene da skipparla e saltare direttamente alla traccia successiva".

Ciò che è certo è che, per quanto gli stessi R.E.M. non si aspettassero un risultato del genere, il quarto singolo estratto da "Automatic For The People" del 1992 è stato uno dei brani di maggior successo della band, finendo ai primi posti delle classifiche di mezzo mondo.

La band di Michael Stipe non è certo mai stata una di quelle impegnata a ricercare il successo e, sin dagli anni '80, i R.E.M. hanno cercato di mantenere una solidità e un'intransigenza indie senza mai svendersi davvero. Il successo, quando è arrivato, è stato quasi sempre inaspettato e forse raccolto anche con un po' di ritrosia.

Musicalmente 'Everybody Hurts' è stata scritta in gran parte dal batterista della band Bill Berry che, ironicamente, sulla traccia viene sostituito da una drum machine Univox.

Il brano nasceva come una ballad quasi soul, prima di trasformarsi, non senza qualche difficoltà, in quel piccolo gioiello di rock-folk alternativo che tutti conosciamo. Un piccolo aiuto arrivò addirittura da John Paul Jones, bassista dei Led Zeppelin che si occupò dell'arrangiamento orchestrale.

Everybody Hurts, il successo salvifico dei R.E.M.

Il messaggio diretto di Stipe ai giovani

Quando la band scrisse Everybody Hurts non aveva certo in mente l'idea di andare nei primi posti in classifica ma solo di rivolgersi ad un pubblico specifico: i giovani.

Se i versi dei R.E.M. in molte occasioni erano quasi da decifrare, per Everybody Hurts Michael Stipe si assicurò di essere il più chiaro possibile. Un testo diretto e una voce cristallina contribuirono a far arrivare forte e chiaro il messaggio ai giovani che sentivano di essere senza speranza.

Un'ancora di salvezza lanciata verso i giovani che consentì a molti di trovare un appiglio in momenti di difficoltà. Un messaggio che disse ai tanti teenager raggiunti da quei versi attraverso le radio e le tv che non era sbagliato essere fragili ma che c'era sempre modo di rialzarsi.

Un capolavoro che nel corso degli anni ha dato ai R.E.M. non poche soddisfazioni personali, ricevendo anche una menzione speciale dallo stato del Nevada per il suo ruolo importante nella prevenzione dei suicidi giovanili.

"Questa canzone ha davvero salvato alcune vite, diverse persone me lo hanno raccontato", dirà Michael Stipe in un'intervista a Mojo, "E amo sentirmelo dire. E' il mio trofeo, il mio Oscar, sapere che qualcosa che abbiamo fatto abbia avuto un impatto così importante sulla vita di qualcuno. Mi rende orgoglioso ed è una cosa fantastica".