Fire and Water dei Free: il capolavoro oltre “All Right Now”
Fire and Water è il capolavoro dei Free: molto più di “All Right Now”, è un disco ricco di stile, anima e tre musicisti destinati alla leggenda.
Pubblicato il 26 giugno 1970, FIRE AND WATER è il terzo album dei Free e il loro indiscusso capolavoro. Raggiunge il secondo posto nelle classifiche britanniche e regala alla band un successo planetario grazie alla travolgente “All Right Now”, entrata nella storia come uno degli inni assoluti del rock classico.
Ma FIRE AND WATER è molto più di un singolo fortunato: è un album coeso, curato nei dettagli e nello stile. Prodotto da John Kelly e da un giovanissimo Roy Baker (che in seguito lavorerà con Queen e Yes), il disco offre momenti altissimi anche in brani come "Remember", "Mr. Big", “Heavy Load” e “Don’t Say You Love Me”, che raccontano il lato più soul e intimista della band. Ma FIRE AND WATER è anche un disco che consegna al rock tre musicisti destinati a entrarci per sempre: la voce calda, ruvida e drammatica di Paul Rodgers, il basso colto, melodico e orchestrale di Andy Fraser, e soprattutto Paul Kossoff, chitarrista ispirato e struggente, un eroe della sei corde rimasto ai margini del pantheon dei Guitar Hero, ma il cui tocco e fraseggio avrebbero fatto impallidire chiunque, Eric Clapton incluso.

Identità Soul
Se mai esistesse una lista delle più grandi ingiustizie della storia del rock, il fatto che i Free siano ricordati quasi esclusivamente per “All Right Now” occuperebbe senz’altro le prime posizioni. Perché i Free non sono (solo) quel classico. A livello di perizia musicale e innovazione stilistica, meritano un posto accanto a Led Zeppelin, Deep Purple e Cream: un vero e proprio quadrumvirato che ha gettato le fondamenta dell’hard rock moderno. Formatisi nel 1968 a Londra, giovanissimi, i Free erano Paul Rodgers alla voce, Paul Kossoff alla chitarra, Andy Fraser al basso e Simon Kirke alla batteria. Il loro apice creativo arriva nel 1970 con FIRE AND WATER, album che sancisce la maturità della band e racchiude un’identità sonora inconfondibile, sospesa tra anima blues, slanci soul e una delicatezza compositiva che li rende unici. Se le band menzionate trasformavano il blues in virtuosismo, potenza esplosiva e psichedelia, i Free rispondevano con eleganza, groove e una sensibilità soul che attraversa tutto FIRE AND WATER. È un disco pieno, rifinito, prodotto con cura – pianoforti, sovraincisioni, ambienti lavorati – ma che suona sempre come una band vera, essenziale, coesa. Una magia catturata su nastro. Elemento chiave è il basso di Andy Fraser: orchestrale, melodico, creativo. Invece di limitarsi a sostenere i riff o incollarsi alla batteria, Fraser costruisce linee cantabili, spesso protagoniste, capaci di portare aria, tensione e dinamica nei brani. È una visione del basso che, col tempo, sarebbe andata perduta nell’evoluzione muscolare dell’hard rock e del punk.
La chitarra di Paul Kossof
Ma il cuore segreto della band era Paul Kossoff, chitarrista malinconico ed elegantissimo. Fragile e geniale, ha sacrificato tutto all’eccesso del rock’n’roll, ma il suo tocco resta inconfondibile: fluido, emotivo, sempre a servizio della canzone. Non ostenta mai: lascia parlare il suono, il vibrato, la scelta di ogni nota. L’assolo di “Don’t Say You Love Me” e soprattutto quello struggente di “Remember” bastano da soli a raccontare un talento che Eric Clapton definiva incantevole. Accanto a “All Right Now”, classico assoluto e paradossale gabbia dorata per la band (così perfetta da sembrare il prototipo su cui gli AC/DC avrebbero modellato intere canzoni), FIRE AND WATER offre altre gemme. Su tutte, “Mr. Big”: monumentale per creatività, interplay tra batteria, basso e chitarra, e punto di partenza ideale per un’altra band che da loro ha preso il nome e l’ispirazione – i Mr. Big di Billy Sheehan, Paul Gilbert, Pat Torpey ed Eric Martin. FIRE AND WATER non è solo un grande disco: è un documento di un modo diverso di intendere il rock. Meno sfoggio e più anima. Meno muscoli e più tensione emotiva soul. Un album che è la dimostrazione che nel rock si può un suono gigantesco suonando con grazia, quasi in punta di plettro. E che, a volte, vale la pena guardare oltre un singolo immortale come "All Right Now" per riscoprire la storia e bellezza sommersa di una band straordinaria.