07 marzo 2018

Frida Kahlo a Milano

Una mostra illuminante

La settimana scorsa, mossa da un forte sentimento di curiosità e fascinazione per la sua figura, ho deciso di andare a 

vedere la mostra dell'artista messicana, sempre di più sulla bocca di tutti.

Acquisto il biglietto, mi munisco di audio guida e mi immergo in un mondo che ai miei occhi avrebbe dovuto profumare di femmimnismo.

Frida, l'immagine ormai pop di Frida, si era scandita nel mio immaginario come quella di un' attivista, di una donna che aveva detto

no a determinati canoni estetici imposti da una società che tendeva verso un mondo troppo maschilista ed umiliante.

Frida e le sue sopracciglia, Frida e il suo grido che dava voce a tutte noi.

Tutto ciò era appunto il mio immaginario, la mia idea che, confesso, aveva un qualcosa di estremamente "cool", quasi come se indossare 

una maglietta con il suo volto, condividere un suo quadro su facebook o citare una sua frase sotto foto di paesaggi meravigliosi potesse

donare un'influenza positiva, un misto di cultura e fascino, nei confronti di chi facesse una delle azioni sopra citate.

Mi sono dovuta ricredere. Non solo ho cambiato opinione nei confronti di questa donna, artista ed attivista politica. Mi sono ritrovata

a distruggere completamente la simbologia che già solo il suo nome incarnava per me.


Frida Kahlo visse una vita segnata da una costante lotta. Una lotta ad armi impari con la vita e tutti i suoi ostacoli. 

Frida non combattè mai per la sua femminilità. Lei combattè per la sua Messicanità, per la sua identità culturale e il suo appartenere ad uno stato, 

che aveva visto nascere in seno una delle civiltà più incredibili della storia dell'umanità, quella azteca. 

Frida è simbolo di individualità e di riappropriazione di sè e della propria coscienza sociale. Le sue sopracciglia volevano incorniciare

in maniera dura e fredda degli occhi che fieramente raccontavano all'Occidente di un Messico che poteva rinascere e splendere con i propri 

costumi e le proprie tradizioni. 

Frida Kahlo è il simbolo della lotta contro la società consumista ed omologatrice, ma allo stesso tempo della lotta contro i demoni 

che vivono dentro di noi e che, purtroppo, nel suo caso non la abbandonarono mai, manifestandosi sotto forme diverse: dal tormentato amore

con Diego Rivera all'incidente in autobus che le causò la rottura della spina dorsale e del bacino. 


L'artista però non si abbandonò mai, rimase fedele alle sue passioni, continuando a dipingere e a nutrire la sua anima ferita con la speranza di un qualcosa

di migliore per il suo paese e per se stessa, anche dopo la vita terrena. Le sue opere sono un processo continuo e costante di ricerca di armonia tra la natura 

e l'uomo, con un simbolismo che si fonde tra filosofie orientali e cristianesimo, tra divinità pre-colombiane e allegorie che prendono la forma di animali e piante e 

raccontano la condizione specifica del momento in cui l'artista dipingeva. 

Il suo soggetto più ricorrente era lei stessa, "la persona che meglio conosco a questo mondo", che sfoggiava in ogni ritratto collane e acconciature tipiche della

cultura azteca. Anche questo punto, per me, è stato fondamentale per riuscire a comprendere la figura e le scelte di Frida. "Io non mi curo e con questo rivendico

la mia femminilità" - erano queste le parole che il mio istinto pensava di sentire tra un'opera e l'altra. Un rifiuto che profumava di libertà e liberazione dagli schemi.

E invece, la sua immagine era ciò che più lei studiava perché era il primo strumento che poteva raccontare, anche agli occhi meno allenati, una cultura che doveva 

essere salvaguardata, negli anni in cui i vicini Stati Uniti stavano crescendo e con loro una logica opposta a quella identitaria per la quale lei stava combattendo.


"Solo la rivoluzione ci salverà".  

Questa frase tratta dal suo diario è stata quella che ho voluto salvare. Solo la lotta interiore, anche con il proprio destino, permetterà di vivere ogni giorno

pienamente, non per forza sempre bene e tantomeno male, ma comunque pienamente. Mai una vita grigia, solo rosso acceso, giallo brillante e verde vivo come erano le tinte

di tutti i suoi dipinti, che costituirono sempre la sua eterna fuga e speranza.



Frida Kahlo a Milano

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