18 maggio 2023

Gene Simmons parla dell'ultimo incontro con Eddie Van Halen

Il bassista dei Kiss racconta dell'ultimo incontro con il chitarrista prima della sua morte: "Mi ha fatto capire che farei meglio a concentrarmi sul lato umano delle cose"

Gene Simmons ha raccontato in una recente intervista a Classic Rock del ruolo fondamentale avuto da Eddie Van Halen nella sua vita.

Storia ben nota tra i fan delle due band, durante i primi anni di attività dei Van Halen, il bassista dei Kiss cercò di mettere sotto contratto quella che gli sembrava essere una delle formazioni emergenti più interessanti.

La cosa non andò in porto solo grazie all'intervento di Paul Stanley, preoccupato che l'avventura di Simmons nelle vesti di manager potesse allontanare il compagno dai Kiss.

Ma è stato nell'ultimo incontro tra i due che, spiega il bassista dei Kiss, l'amico gli ha saputo regalare una rinnovata visione sulla sua esistenza.

L'ultimo incontro tra Eddie Van Halen e Gene Simmons

Eddie Van Halen, stando alle numerose dichiarazioni dei suoi amici, era non solo un musicista incredibile, un virtuoso della chitarra che ha per sempre rivoluzionato il modo di suonare lo strumento ma anche un persona speciale.

All'interminabile coro di omaggi che si è levato in suo onore da quando, nell'ottobre del 2020 è venuto a mancare, si è aggiunto ancora una volta anche Gene Simmons.

Intervistato da Classic Rock, il Demone dei Kiss ha raccontato del suo ultimo incontro con l'amico e di quanto Eddie ambia avuto un impatto positivo sulla sua vita.

"L'ultima volta che ci siamo visti prima della sua morte è stato a Los Angeles. Ci siamo incontrati sul Sunset Boulevard ed era già molto malato. Avevo letto che aveva incolpato della sua malattia l'abitudine di mettersi un plettro di metallo in bocca. Secondo me non era così, Ed fumava in continuazione.", ha detto.

Una situazione che avrebbe potuto creare un misto di tristezza e di imbarazzo ma non per Eddie: "E' stato lui ad esordire dicendomi 'Ehi amico, come stai? Io ho il cancro'. Ero imbarazzato e avrei solo voluto abbracciarlo ma lui era lì, con la sigaretta in mano, ha aperto la bocca sorridendo e mi ha invitato a guardare lo spazio dove avrebbe dovuto avere il palato. Si è limitato a scrollare le spalle e dire 'Ho questa malattia, cosa ci vuoi fare? Ci vediamo!'".

Un approccio tanto sorprendente, in senso assoluto, quanto tipicamente da Van Halen, spiega Simmons: "Era tipico di lui essere spensierato. Non ha mai parlato male di nessuno, non parlava mai delle band rivali. Ha solo fatto spallucce. Mi ha ricordato Charlie Chaplin: alla fine di un film poteva rimanere senza niente, sbrindellato e strappato, e se ne andava per strada con nonchalance".


La lezione di Eddie a Gene

Un comportamento, quello del leggendario chitarrista, che ha fatto riflettere molto Simmons, dandogli modo di pensare alle cose che davvero contano nella vita: "Quella parte del suo personaggio è stato uno schiaffo per uno come me dall'ego enorme. Sono pieno di me stesso e amo il suono della mia voce. Trascorrere del tempo con Ed mi ha fatto pensare che probabilmente dovrei smetterla. Dovrei rinunciare a darmi delle arie e alle cose stupide e concentrarmi solo sul lato umano delle cose."

"Per quanto la sua morte sia stata sconvolgente", ha concluso Simmons, "mi ha ha anche reso un po' furioso che così tanti della nostra cosiddetta 'generazione più giovane' rimangano all'oscuro del suo talento. I genitori dovrebbero far saltare gli smartphone dalle mani dei figli e dir loro di andare ad ascoltare questo tizio. I millennials hanno bisogno di conoscere quello che è il più importante musicista dopo Jimi Hendrix. Non ci sarà mai più uno come lui".


Gene Simmons parla dell'ultimo incontro con Eddie Van Halen

Il rapporto tra Simmons e i Van Halen 

L'incontro tra le  due band avvenne nel 1976 a Los Angeles, dove i Kiss si trovavano per registrare una performance speciale per The Paul Lynde Halloween Special, programma televisivo in onda sulla ABC.

Stanley e Simmons rimasero in città circa una settimana per godersi la vita notturna della città californiana.

Invitati dal DJ e promoter Rodney Bingenheimer, una sera i due andarono allo Starwood Club per vedere due band locali ancora senza contratto, The Boyz e i Van Halen.

L'esibizione dei Van Halen stregò letteralmente Stanley e Simmons, specialmente il secondo che rimase assolutamente sconvolto dalle capacità di Eddie Van Halen, come detto dallo stesso Demon ad L.A.Times:

"Appena Eddie cominciò a suonare venni colpito dritto in faccia. Era incredibilmente veloce e delicato allo stesso tempo, nuotava sul manico e non riuscivo a credere che avesse un tale controllo. Voltammo tutti la testa per vedere chi cavolo fosse, come Linda Blair nell'Esorcista".

Dopo aver realizzato la bravura sconvolgente del chitarrista di origini olandese, i Kiss furono scortati nel backstage dove Simmons propose subito alla band di lavorare insieme, offrendo un contratto con il suo management e prenotando uno studio di registrazione a Santa Monica per il giorno seguente.

Non contento, Simmons pagò anche un volo a New York per consentire ai Van Halen di completare le registrazioni agli Electric Lady Studios dove la band incise i demo di brani come Runnin' With The Devil e Somebody Get Me A Doctor.

A frenare l'entusiasmo, però furono Stanley e il manager Bill Aucoin che dissero di non trovare niente di eccezionale in quella band.

Il responso ovviamente lasciò a bocca aperta Simmons che non riusciva a capacitarsi di quanto quei due non riuscissero a sentire quello che sentiva lui. Senza il loro supporto, non aveva senso andare avanti: "Strappai il contratto e dissi ai Van Halen che erano liberi di andare" - ha detto Simmons allo scrittore Paul Brannigan - "Gli dissi che saremmo andati in tour e, se al ritorno non avessero avuto un contratto, avrei cercato di aiutarli. Al momento non reputavo etico proseguire con quella registrazione perché agli altri non interessava".

La mossa di Stanley e di Aucoin, però, fu in realtà non dovuta dalla mancanza di stima nei confronti dei Van Halen ma nella necessità di proteggere i Kiss da eventuali distrazioni di Simmons.

"Non volevamo farci carico dei Van Halen perché cercavamo di tenere sotto controllo Gene. Del resto Gene è spesso più preoccupato di se stesso che degli altri, è un tratto della sua personalità, e la cosa non avrebbe giovato a noi della band. Non volevamo che perdesse tempo dietro ad altre cose", ha detto Stanley non nascondendo la sua ammirazione per i Van Halen:"Erano impossibile da rifiutare? Decisamente. Erano favolosi? Sì. Avevano la stoffa? Senza ombra di dubbio. Ma dovevamo prenderci cura dei Kiss e il nostro modo di proteggerli all'epoca era cercare di tirare le redini per frenare Gene, semplice".