Gli Oasis e la lotta allo United

Una storia di calcio, vandalismo e regali di compleanno rovinati per mano dei fratelli Gallagher

La musica è una cosa seria, così è il calcio. Anche se in Italia la relazione tra stelle del rock e la magica sfera non è molto sentita, nel Regno unito non si può dire la stessa cosa. Nella regione dove il rock è popolare quanto il calcio e in cui si intrecciano storie che uniscono sottoculture, ritmo e pinte di birra non è difficile che i percorsi, in qualche modo, entrino in contatto tra di loro. 

Rock & Goal

Si potrebbe parlare della passione maniacale di Rod Stewart per il Celtic o quella di Steve Harris e degli Iron Maiden per il West Ham United, il team londinese supportato da una delle tifoserie più aggressive della storia, la celebre Inter City Firm, o dei Cock Sparrer che portarono in classifica la loro versione punk rock di I'm Forever Blowing Bubbles, che del West Ham era un inno.

C'è chi in una squadra di calcio ci ha addirittura investito, come Sir Elton John con il Watford e chi per la Nazionale Inglese ha scritto quello che forse è il miglior inno mai realizzato per una competizione calcistica, 'Three Lions' di Baddiel e Skinner.

Poi ci sono loro, gli Oasis, la band che più di ogni altra ha portato il fenomeno hooligan nel rock e il rock sulle terraces, gli spalti dello stadio. Da quando bambini scorrazzavano nella Tribuna Kippax a Maine Road, l'ex stadio del loro Manchester City ad oggi, quando possono festeggiare negli spogliatoi il passaggio da supporter di una delle squadre più sfigate di Albione a potenza del nuovo calcio in grado anche di comprare campioni e vincere qualcosa.

Once a Blue, always a Blue

Se a qualcuno di voi è capitato di vedere il film Jimmy Grimble, beh, lì sì capisce quanto astio possa covare un ragazzino tifoso del Manchester City, la metà blu della capitale industriale del Regno Unito, nei confronti dei rivali del Manchester United.

Si tratta di un gioco tra parti, della rabbia causata da anni di sberleffi per la scelta di cuore di tifare una squadra che di dare soddisfazioni non ne vuole sapere proprio, fino a pochi anni fa era così, e trovarsi anche nella poco simpatica posizione di vivere gomito a gomito con chi, invece, di soddisfazioni nella storia ne ha avute.

Nella lotta tra i perdenti del City e il team alfa dei red devils dello United c'è tutta una dicotomia che accompagna la vita dei fratelli Gallagher da sempre: la sfida Nord vs Sud, working class contro borghesia, Oasis vs Blur.

Una lotta continua sotto i cieli del britpop che in qualche battaglia aveva visto prevalere la formazione di Damon Albarn ma che, numeri alla mano, aveva avuto come vincitore assoluto quel mostro di strafottenza proveniente da Manchester. Gli Oasis negli anni '90 non facevano prigionieri e la loro ascesa era diventata una storia di riscatto sociale in cui immergersi e assaporare la rivincita, qualcosa che andava oltre la musica e che consegnava ai fratelli Gallagher il poter di farsi giustizia da soli, in attesa che il campo da gioco desse i propri risultati.

I Gallagher contro lo United

Tra gli appassionati di Oasis uno dei cori del cuore è sicuramente quel 'Who The Fuck Are Man United?' che faceva il verso al coro 80s dei Red Devils 'Glory Glory Man United' immortalato nel live at G-Mex per il tour di Be Here Now e spesso e volentieri proposto come mantra di fratellanza.  L'atteggiamento dei fratelli Gallagher nei confronti, non solo dei tifosi dello United, ma dei giocatori della squadra rivale è sempre stato questo:

Chi cazzo sono quelli del Manchester United?

Ed è con questo approccio che in diverse occasioni Liam e Noel, i leader della band più famosa del Paese, potevano avvicinarsi alle star della Premier League.

La mentalità, a dire il vero, viene da lontano, da quando gli Oasis nemmeno erano sulla mappa e il giovane teppista Liam Gallagher decideva di farsi giustizia da solo agli albori degli anni '90. Come raccontato dal primo batterista degli Oasis, Tony McCarroll, Liam odiava a tal punto i rivali da approfittare di un altro suo ruolo privilegiato, quello di parcheggiatore per un società di Manchester che lavorava con lo United, per rovinare le auto dei calciatori.

Tra le vittime il centrocampista Paul Ince, poi sarebbe arrivato in Italia per giocare tra le fila dell'Inter, che si trovò la vettura tutta rigata con una spugna di maglia ed Eric Cantona. L'iconico calciatore francese, che con un plot twist clamoroso Liam ha arruolato come attore quest'anno per il video del singolo 'Once', pare che una volta, invece, si sia trovato magicamente senza una portiera.

Con meno acrimonia, forse, ma tanta goliardia anche il fratello maggiore Noel ha avuto il suo bel da fare burlandosi di due fan molto noti che erano soliti indossare il completino bianco e rosso.

Gary Neville è stata una delle bandiere del Manchester United, un uomo che per tutta la vita ha giocato indossando una sola maglia, quella rosso fuoco del Manchester United. Dal 1992 al 2011 Neville ha difeso le retrovie dei diavoli rossi totalizzando ben 400 presenze con lo United e 85 con la Nazionale Inglese, poi commentatore per Sky Sports, una carriera di tutto rispetto ridicolizzata in un secondo solo da Noel.

Quando nel 2011 Neville, che non ha mai nascosto il suo grande amore per gli Oasis, ebbe la malaugurata idea di citare 'Fade Away' degli Oasis in un tweet che celebrava la vittoria dello United sul Chelsea, Noel rispose con una dichiarazione al Sun che diceva:

"Se Mr. Neville continua ad usare le sacre scritture degli Oasis per comunicare con la plebe Cockney, potrei vedermi costretto ad andare nel Cheshire nel bel mezzo della ntote e fare irruzione a casa sua. Poi lo legherei ad una sedia e gli farei ascoltare il Best Of dei Simply Red mentre lo spenno un capello grigio per volta con i miei denti. Poi libererei per sempre quei CD degli Oasis e cagherei nel suo borsello. Questo è un avvertimento!"

Pensando di porgere un ramoscello di ulivo, l'ex calciatore decise allora di inviare a Noel la sua chitarra, raccontando di come abbia imparato a suonarla proprio ascoltando la sua musica e quanto amasse la sua band, un segno di rispetto ad uno dei più grandi cantautori del Regno Unito.

La risposta? In pieno stile Noel Gallagher. Il songwriter degli Oasis rispedì indietro La Epiphone Riviera decorata con la Union Jack, come quella che divenne un marchio di fabbrica di Noel all'apice del successo, con la scritta MCFC (Manchester City Football Club) sulla parte frontale della chitarra  e una dedica speciale sul retro: 

"Caro Gary, quante presenze hai totalizzato con la Nazionale Inglese? E quante di queste hai meritato? Te lo dico io? Nessuna! Con amore, Noel"

Quella della decorazione delle chitarre per i calciatori dell United, però, sembra essere praticamente un'attività a tempo pieno per Noel che pochi anni dopo fece lo stesso con Wayne  Rooney che, come regalo per i 22 anni, ricevette propri una chitarra dalla sua compagna. L'intenzione era semplice, spedirla a Noel, idolo del buon Wayne, per un autografo.

Anche questa volta Noel, in combutta con Gem Archer, decise di tirare un tiro mancino agli odiati rivali colorando lo strumento completamente del blue Manchester City e scrivendo su tutto il corpo il testo di Blue Moon, brano dei Marcels diventato inno non ufficiale dei citizens. La dedica? "Buon compleanno, Spongebob!"

Insomma, se volete chiedere un autografo a Noel Gallagher, assicuratevi prima di non avere nulla di rosso addosso!

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