Goo, il salto nel mainstream senza compromessi dei Sonic Youth

Il 26 giugno 1990 i Sonic Youth pubblicavano "Goo", capolavoro che contribuì a portare l'underground sotto i riflettori senza svendersi

Il 26 giugno del 1990 i Sonic Youth pubblicavano uno dei loro album più importanti: "Goo".

Nella New York di fine anni ’80, Sonic Youth avevano già infiammato la scena no‑wave con album che sfidavano ogni convenzione. Con Daydream Nation (1988) avevano perfezionato il loro suono—dissonanze, accordature alternative, jam lunghe che ipnotizzavano e per il sesto album in studio l'intenzione era quella di continuare a concentrarsi sulla scrittura e sulla forma canzone.

Una direzione che acquistò ancora maggior risonanza con il passaggio sotto major che, però, non avvenne per svendersi e non apparì come tale.

Il salto alla Geffen/DGC nacque da una motivazione pratica: ampliare la distribuzione e raggiungere universi lontani dove la loro musica era ancora poco diffusa.

Lee Ranaldo spiegò che unirsi a una major li avrebbe sfidati di nuovo, come se tornassero agli esordi, pur mantenendo la loro integrità artistica.


Goo, il salto nel mainstream senza compromessi dei Sonic Youth
PHOTO CREDIT: Anders Jensen-Urstad/Wikimedia Commons

Le controversie di titolo e copertina

Inizialmente i Sonic Youth volevano come titolo provvisorio per l’album Blowjob?, ispirandosi all’opera di Pettibon con Joan Crawford—una provocazione audace nei confronti della major. Furono però costretti a cambiare nome: scelsero Goo, in omaggio a “My Friend Goo”, personaggio tratto dal corto Sir Drone di Raymond Pettibon.

La copertina di Goo risultò essere uno dei disegni più iconici della cultura alternativa degli anni'90. Ritrae due mod britannici in bianco e nero, tratti da una foto giuridica del caso Moors Murders (1966): Maureen Hindley e David Smith, testimoni al processo (che viene citato anche, ad esempio, anche in Suffer Little Children degli Smiths).

Pettibon aggiunse una didascalia sinistra:

“I stole my sister’s boyfriend… Within a week we killed my parents and hit the road.”

Kim Gordon ha raccontato che Geffen tentò di censurarlo, preoccupata dall’accostamento alla violenza familiare ma, questa volta, il gruppo tenne il punto.

La cover venne subito replicata e parodiata: t-shirt, poster, riferimenti in serie televisive (Stranger Things) e cartoni animati (Rick & Morty) ne fecero un’immagine ovunque riconoscibile, simbolo di spirito anarchico e arte indipendente.

Il successo di Goo

Pubblicato il 26 giugno 1990, Goo colpì per la sua miscela di dissonanze nervose e canzoni compatte. Debuttò al #96 della Billboard 200, il miglior piazzamento mai raggiunto fino ad allora dai Sonic Youth.

Il primo singolo “Kool Thing”, con la partecipazione di Chuck D, salì alla #7 della classifica Modern Rock Tracks: un brano intelligente e provocatorio, nato da un’intervista di Gordon con LL Cool J per Spin.

Altri brani, come Dirty Boots—un racconto rock psichedelico dall’atmosfera vacanziera—e Tunic (Song for Karen), tributo malinconico a Karen Carpenter, ampliarono il panorama tematico del disco.

Nel dicembre 1990 Goo aveva già venduto oltre 200.000 copie—un successo notevole per un gruppo proveniente dall’underground

Un passaggio fondamentale, quello del successo di Goo, per cominciare ad abbattere i portoni che separano indie e mainstream e che, solo un anno dopo, saranno definitivamente divelti da band come Nirvana, Pearl Jam, Metallica e Red Hot Chili Peppers.

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