03 febbraio 2025, ore 09:58, agg. alle 11:19
Ennesima occasione sprecata ai Grammy Awards, con zero statuette assegnate a Fontaines D.C. ed IDLES e le solite dinamiche dell'Academy
Si è tenuta nella notte italiana l'edizione numero 67 dei Grammy Awards che ha visto trionfare molti nomi attesi, altri meno.
Ciò che è mancata, per l'ennesima volta, è però la possibilità di un cambiamento.
Con cinque Grammys, compresi Record e Song Of The Year, l'artista più premiato della serata è stato Kendrick Lamar mentre il prestigioso Best Album è andato a Cowboy Carter di Beyoncé, che ha vinto anche il Best Country.
Che la star texana abbia vinto dei titoli non desta scalpore - con 35 totali è la più premiata di sempre - ma, sebbene il peso politico del suo album country sia innegabile, sembra che il suo primo Grammy al Best Album sia quasi un premio alla carriera.
Cowboy Carter è lontano dall'essere il miglior album di Beyoncé e arriva in un'annata dove - volente o nolente - sono altre le voci ad aver segnato la stagione.
Grande assente è infatti Taylor Swift che, pur avendo dominato il mondo con il suo The Eras Tour, è rimasta a bocca asciutta, così come Billie Eilish, ripresa in lacrime a fine cerimonia, che proprio nel 2024 ha pubblicato con "Hit Me Hard And Soft" quello che è forse il suo miglior disco dal debutto del 2019.
Le regine del 2024
Non sorprende il premio Best New Artist assegnato a Chappell Roan, vera e propria rivelazione dell'anno con la mega hit al gusto di Kate Bush 'Good Luck, Babe!". Personaggio di grande carisma, la Roan ha usato una piattaforma come il palco dei Grammys per rivolgersi direttamente ai potenti dell'industria discografica, invitandoli ad equiparare i loro artisti a dipendenti, invocando una maggiore attenzione salariale e coperture assicurative per quelli che, alla fine della fiera, sono insieme al pubblico i veri anelli deboli della filiera.
Con lei, gli altri due nomi che hanno dominato la scorsa stagione discografica sono stati Sabrina Carpenter e Charli XCX. La prima si è aggiudicata ben tre statuette, incluso Best Pop Vocal Album e Best Pop Solo Performance.
La seconda ha creato qualcosa in grado di andare oltre la semplice musica, un'ondata di comunicazione frutto di una visione precisa e arroganza q.b. in grado di permeare ogni aspetto della cultura pop con la sua 'Brat Summer'. Non abbastanza, a quanto pare, per andare oltre le categorie Dance/Electronic.
Un discorso, quello per Charli, che sembra pericolosamente ricadere anche in altre categorie dei Grammys, incluse quelle rock.
Non che sia una novità ma è sempre più evidente come, al di là dell'evidente prestigio dato al palmares del singolo artista, la vittoria ai Grammys è più frutto di dinamiche da industry, giochi politici e nazionalismi che altro.