Honkey Chateau, l'album con cui Elton John prese il volo
Il 19 maggio 1972 Elton John pubblicava Honky Chateau, l'album che consolidò il suo sound e, grazie anche a Rocket Man, gli permise di prendere il volo anche in America
"Honky Chateau", pubblicato il 19 maggio 1972, rappresenta una pietra miliare nella carriera di Elton John. Questo album non solo segnò l'inizio della sua incredibile serie di successi negli Stati Uniti, ma segnò anche una svolta decisiva nel suo stile musicale e nella sua produzione artistica.
Nel 1972, Elton John era già un artista affermato nel Regno Unito, grazie a dischi come "Tumbleweed Connection" e "Madman Across the Water". Tuttavia, sentiva la necessità di evolvere il suo sound, abbandonando le orchestrazioni complesse per un approccio più diretto e moderno. In questo periodo, la collaborazione con il paroliere Bernie Taupin era già ben consolidata, e la coppia cercava nuove ispirazioni musicali e narrative.
Aveva già riscosso un discreto successo anche in America, ma mancava ancora quel disco capace di consacrarlo definitivamente al pubblico d’oltreoceano.
La consolidazione di uno stile unico
In quel periodo, Elton era in una fase di forte trasformazione: stava consolidando il suo stile unico, un mix di teatralità, virtuosismo pianistico e influenze rock, soul e gospel. La sua collaborazione con Bernie Taupin era ormai collaudata: una delle coppie artistiche più prolifiche della storia del pop.
L'ispirazione per "Honky Chateau" venne dalla crescente fascinazione per la cultura musicale americana: il country-rock californiano, il soul del sud, il gospel afroamericano, il funk urbano.
Elton e Bernie prendevano spunto da tutto ciò che ascoltavano durante i loro viaggi negli Stati Uniti.
Brani come "Honky Cat" mescolano il ritmo saltellante del ragtime con la sensibilità pop; "Rocket Man", ispirata in parte a un racconto di Ray Bradbury e forse influenzata da "Space Oddity" di Bowie, fonde atmosfere spaziali con emozioni profondamente umane.

Le registrazioni di Honky Chateu
Il disco fu registrato al celebre Chateau d'Hérouville, un castello del XVIII secolo situato a nord di Parigi, trasformato in studio di registrazione da Michel Magne. La struttura ospitava gli artisti giorno e notte, creando una sorta di bolla creativa. Qui avevano già lavorato musicisti del calibro di Pink Floyd e David Bowie.
Qui Elton trovò un ambiente creativo lontano dalle pressioni londinesi. Il luogo, soprannominato "Honky Chateau" dal team, offriva un'atmosfera rilassata e stimolante. Fu il primo album in cui Elton John lavorò stabilmente con la sua band storica: Davey Johnstone (chitarra), Dee Murray (basso) e Nigel Olsson (batteria).
Un aneddoto curioso racconta che la canzone "Rocket Man" fu registrata in poche ore, e che nessuno inizialmente pensava potesse diventare un successo internazionale. Invece, il brano divenne rapidamente una hit globale, simbolo della poetica visionaria di Taupin, della melodia inconfondibile di Elton e grazie anche agli arrangiamenti atmosferici curati da Gus Dudgeon e agli inserti di sintetizzatore ARP.
"Honky Chateau" spazia tra diversi generi: dal funky di "Susie (Dramas)" al soul di "Hercules", passando per ballate toccanti come "Mellow" e "Salvation". Le tematiche sono varie, ma sempre molto legate alla vita americana, alla nostalgia, al viaggio e all'introspezione. C'è una leggerezza apparente nei brani, ma anche una profondità lirica che distingue il lavoro della coppia John-Taupin da molti altri act pop del tempo.
Il successo di Honky Chateu e il decollo di Rocket Man
"Honky Chateau" fu il primo album di Elton John a raggiungere il numero 1 nella classifica Billboard 200 negli Stati Uniti, rimanendo in vetta per cinque settimane consecutive. Un traguardo storico che aprì le porte al dominio di Elton nel panorama musicale americano per gran parte degli anni Settanta.
Il singolo "Rocket Man" entrò nella Top 10 sia nel Regno Unito che negli USA, diventando uno dei brani più iconici non solo per Elton John, ma per tutta la musica pop del XX secolo. "Honky Cat" ricevette airplay costante nelle radio americane e contribuì a consolidare il suo nuovo stile, più scanzonato e groove-oriented.
L'album vendette milioni di copie nel mondo e fu accolto con entusiasmo sia dal pubblico che dalla critica. Rolling Stone lo definì "lavoro ispirato e autentico", e ancora oggi è considerato tra i migliori dischi della sua carriera.