Houses Of The Holy e le tante prime volte dei Led Zeppelin

Il 28 marzo 1973 i Led Zeppelin pubblicavano Houses of The Holy, un album che segnò molte prime volte per la storica band inglese

Il 28 marzo 1973 i Led Zeppelin pubblicavano il quinto album "Houses Of The Holy".

La band era al top della fama dopo il successo di "Led Zeppelin IV", quarto album che conteneva il capolavoro Stairway To Heaven e che riuscì ad andare in cima alla classifiche di tutto il mondo.

Un successo che contribuì ad aumentare la pressione sulla band che si trovava nell'ingrato compito di dover riuscire a mantenere alta l'asticella senza realizzare una copia carbone del disco precedente.

Il cambio di rotta di Houses Of The Holy

Essere i Led Zeppelin a inizio anni '70 doveva essere una cosa fantastica. Una delle rock band più amate e apprezzate sulla faccia della terra, un bignami di luoghi comuni sulle rockstar ricoperto di adrenaliniche scariche elettro blues. Un dinosauro talmente grande da creare difficoltà alla band stessa, in pericoloso di venire fagocitata dal proprio successo e dalla propria grandezza. Erano questi i Led Zeppelin che, tra primi posti in classifica e tour da tutto esaurito, si accingevano a lavorare al quinto album: "Houses Of The Holy".

Un album di tante prime volte: il primo disco dei Led Zeppelin di soli inediti, il primo disco della band con un vero titolo, il primo con una copertina curata dallo studio Hipgnosis, il primo a mostrare per davvero sfaccettature lontane dal blues rock esplosivo che li aveva resi famosi.

Un piccolo assaggio in questo senso era già arrivato con il capolavoro Stairway To Heaven, che portava i Led Zeppelin verso un sound meno americano e più vicino al prog. Un esperimento che bisognava prendere come esempio e non lasciare come caso isolato. Per farlo, però, bisognava che ci fossero le condizioni e che la band riuscisse a prendere un attimo di respiro per dedicarsi a sperimentare con calma nuove direzioni.

Una sperimentazione fatta in casa

Invece di registrare on the road con il Rolling Stones Mobile Studio, i Led Zeppelin portarono il celebre studio di registrazione mobile a Stargroves, residenza di Mick Jagger. Allo stesso tempo Jimmy Page e John Paul Jones realizzarono degli studi casalinghi, così da poter sperimentare in fase di composizione con nuovi suoni e nuove soluzioni.

L'intenzione era quella di replicare un'esperienza simile a quella fatta per Led Zeppelin IV, quando la band lavorò al disco in un contesto bucolico dove riuscì ad isolarsi e concentrarsi, Headley Grange. In cabina di regia la band chiamò Eddie Kramer, con cui la band aveva già lavorato su "Led Zeppelin II".

Il lavoro per l'ingegnere del suono fu relativamente semplice perché Page e Jones si presentarono a Stragroves con delle buone demo registrate a casa.

I Led Zeppelin decisero di utilizzare creativamente ogni angolo di Stargroves, tentando soluzioni bizzarre come quella di registrare utilizzando un amplificatore posizionato all'interno di un camino.

Plant, Page, Jones e Bonham misero in Houses Of The Holy tutte le influenze che avevano assorbito in tour, dai riferimenti geografici nei testi ai suoni che andavano in tutte le direzioni.

Le canzoni di Houses Of The Holy mostravano chiaramente che i Led Zeppelin erano pronti a fare i conti con il proprio passato, con la volontà ben precisa di non ripetersi dimostrata da trame complesse che sfioravano stili inaspettati come il funk e il reggae.

Il cambio di direzione non soddisfò proprio tutti e Houses Of The Holy fu criticato da alcuni giornalisti proprio per il mix di generi poco rassicuranti per chi era abituato al classico sound della band.


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