28 luglio 2022

I Black Sabbath e i guai legali di "Sabotage"

Il 28 luglio 1975 i Black Sabbath pubblicavano "Sabotage", un album nato nel bel mezzo della battaglia legale tra la band e il management

Per buona parte della loro carriera i Black Sabbath si sono trovati a dover registrare i propri album sempre in una condizione estrema. Ora senza soldi, ora stravolti dalle droghe, in alcuni casi in preda a tensioni interne, in altri coinvolti da conflitti con l'esterno.

Ci sono poi casi come "Sabotage", forse l'ultimo grande album nella line up classica con Ozzy Osbourne alla voce, che conteneva un mix di  quasi tutte le cose citate sopra.

Di sicuro c'era che i Sabbath erano ormai da anni in una parabola ascendente e incastrati nella macchina infernale del mercato discografico, una sequenza infinita di alternanza tour-studio di registrazione, condita di quantità improbabili di droghe e viaggi senza fine.

Uno stress reso ancora più insostenibile da quello che stava accadendo intorno alla band, un vero e proprio sabotaggio - da qui il titolo del disco - da parte delle persone che avrebbero dovuto fare i loro interessi.

La battaglia legale e il sabotaggio di Meehan

Come ricordato anche da Ozzy Osbourne all'interno della sua autobiografia, i Black Sabbath non avevano mai davvero avuto disponibilità di soldi liquidi, non potevano considerarsi ricchi nel senso stretto del termine ma avevano tutto ciò che una rockstar poteva desiderare. Tutti figli della working class, i quattro membri della band fecero un salto di qualità dalla povertà della loro adolescenza ad una vita fatta di eccessi, ma mai utilizzando i propri soldi.

La prassi per Ozzy era di alzare il telefono, chiamare il manager Patrick Meehan, e chiedere tutto quello che gli passasse per la testa. Una casa, un'auto, un cavallo (davvero, sì, un cavallo), Meehan gli avrebbe fatto recapitare al più presto qualsiasi cosa.

Meehan aveva preso il testimone dal primo manager dei Sabbath, Jim Simpson, e dal 1970 si era fatto carico della loro carriera, aiutandoli nel successo internazionale, facendoli sbarcare negli Stati Uniti.

Quando si trattava di parlare di soldi, Meehan era sempre vago, pur non facendo mancare niente alla band che, però, si stufò di questo approccio. La goccia che fece traboccare il vaso fu quando, nell'aprile del 1974, il manager costrinse dei Sabbath esausti ad esibirsi al Cal Jam, in California.

Al ritorno in patria la band notificò Meehan con una lettera di licenziamento ma il manager, che era un osso duro, non aveva alcuna intenzione di lasciarsi scappare la sua gallina dalle uova d'oro e diede il via ad un'infinita battaglia legale.

Tutto il tempo che non trascorrevano sul palco, in quei mesi i Black Sabbath lo passavano facendo la spola tra uffici e studi legali per cercare di venire a capo dei propri contratti. Una situazione insostenibile che influì anche sulle sessioni di registrazione di quello che sarebbe diventato il sesto album.



I Black Sabbath e i guai legali di  "Sabotage"

Le registrazioni di Sabotage

I Black Sabbath registrarono "Sabotage" ai Morgan Studios di Willesden, a Londra, dove già avevano lavorato al precedente "Sabbath Bloody Sabbath". In cabina di regia si misero Tony Iommi e Mike Butcher, ingegnere del suono che aveva seguito le registrazioni del disco numero cinque.

Sin dall'inizio della carriera, il tempo impiegato dai Sabbath per registrare un disco continuava a dilatarsi e per realizzare "Sabotage" ci vollero ben quattro mesi, anche se ad Ozzy che odiava le lungaggini sembrarono migliaia di anni.

Quattro mesi in cui le quantità enormi di droghe e alcol - lo studio aveva un bar attiguo dove la band passava gran parte del tempo - non furono le uniche cose a passare continuamente di mano tra i musicisti.

Per tutto il tempo, la causa legale tra band, etichetta e management, prosciugò le forze di tutti, interrompendo costantemente le registrazioni. Tonnellate di atti e documenti arrivavano ogni giorno in cabina di regia così che i Black Sabbath potessero visionarli e firmarli, una presenza costante che verrà 'verbalizzata' nella traccia conclusiva del disco che si chiama appunto 'The Writ' (l'ingiunzione) e che è un'invettiva contro l'industria discografica.

The Writ servì anche per scacciare le paure della band, una terapia che aiutà Ozzy a superare il momento, a vomitare tutto ciò che aveva da dire contro Meehan e concludere il disco con un verso di speranza: "Tutto andrà per il meglio".

Dal punto di vista musicale, "Sabotage" segnò una reazione rispetto al manierismo di "Sabbath Bloody Sabbath" e, pur mantenendone lo stile vario, reintegrò un'aggressività sonora che rese l'album una sorta di progenitore del prog metal.

Symptom Of The Universe, addirittura, ha un riff che sembra anticipare il sound thrash metal che i Metallica avrebbero proposto una decina di anni dopo.

I Black Sabbath pubblicarono Sabotage il 28 luglio del 1975 facendo storcere il naso a molti anche per la copertina bizzarra. Sulla cover i quattro membri della band sono in posa davanti ad un grande specchio, un concetto proposto da un artista nello staff della band. La cosa che stona e che ne fa una delle copertine più discusse della band, è il pugno in un occhio dato dai pantaloni rossi di Bill Ward. L'idea iniziale era che tutti si presentassero vestiti di nero ma nessuno dei quattro Sabbath rispettò i piani, men che meno Ward che, avendo solo dei jeans sporchi, chiese a sua moglie di prestargli i leggings rossi finiti poi sulla copertina.

Al di là del gusto estetico dell'artwork, Sabotage riuscì a centrare la posizione numero 7 nella classifica britannica e la 28 in quella degli Stati Uniti. Le recensioni furono ottime, ma il risultato raggiunto in America fu una delusione per la band, reduce da 4 album consecutivi in Top 20.