07 settembre 2023

I Muse e l'ambizione di Showbiz

Il 7 settembre 1999 i Muse esordivano con "Showbiz", primo album ambizioso che convinse tutto il mondo del potenziale di Bellamy e compagni

Il 7 settembre del 1999 i Muse pubblicavano "Showbiz", album che diede il via ad una carriera incredibile che ha portato Matt Bellamy, Chris Wolstenholme e Dominic Howard a passare nel giro di pochi anni dal palco di una 'battle of the bands' locale a i palcoscenici più grandi del mondo.

Dall'album furono estratti quattro singoli - Uno, Cave, Muscle Museum e Unintended - che permisero alla band di fare conoscenza delle classifiche.

Pur non entrando subito ai piani alti, "Showbiz" fece conoscere la band in tutto il mondo, ottenendo un discreto successo commerciale, entrando nella Top 30  UK e finendo, nel tempo, per vendere più di 1 milioni di copie.


Fare le cose sul serio

Nel 1994, sedicenni o giù di lì, i futuri Muse - allora Rocket Baby Dolls - cercarono di provocare i presenti al concorso tra band locali distruggendo tutti gli strumenti e, inaspettatamente, portandosi a casa il primo posto. Un successo che diede a Bellamy e compagni la spinta giusta per cominciare a fare le cose seriamente, scrivere con costanza e suonare in giro.

Dopo aver cambiato il nome in Muse ed essersi allontanati dalla loro Teignmouth, i tre cominciarono a farsi largo nel mondo della musica mettendo in tasca un concerto dopo l'altro e un paio di EP.

L'eroe di quel periodo ha un nome ed un cognome, Dennis Smith, proprietario dei Sawmills Studios, studi di registrazione nella campagna della Cornovaglia dove erano passate band come Oasis, Verve, Stone Roses e Supergrass.

Smith conosceva i ragazzi dei Muse che erano amici di famiglia e decise di aiutarli attraverso la Taste Media, etichetta discografica che aveva fondato con quello che sarebbe diventato il futuro manager della band, Safta Jaffery.

I Muse e l'ambizione di Showbiz

La convinzione  dei Muse

I Muse entrarono in studio per registrare quello che sarebbe diventato "Showbiz" nella primavera del 1999, servendosi di brani già registrati anni prima, come il terzo singolo Muscle Museum già titletrack del precedente EP. Delle 50 canzoni che Bellamy aveva in tasca prima di cominciare le registrazioni, ne vennero scelte solo 13, per circa 55 minuti di musica.

Già dalle prime note dell'album "Showbiz" mise i Muse sotto i radar per l'ambiziosità del progetto che sembrava voler mettere insieme l'intensità dei Radiohead, specialmente nella vocalità di Bellamy, con la furia sonora del rock alternativo americano.

E un punto in contatto con la band di Thom Yorke effettivamente c'era. Il produttore John Leckie, infatti, aveva lavorato proprio con i Radiohead per il secondo album "The Bends" e si era dimostrato interessato nel lavoro dei Muse che sembravano essere la band ideale per tornare in regia.

Lo stesso Bellamy, del resto, durante le interviste dell'epoca citava i Radiohead e i Nirvana come i principali punti di riferimento del suo suono, non facendo altro che contribuire al paragone con la band di Oxford che durò per i primi anni di carriera.

Così come fatto anni prima in quella famosa battaglia delle bands, con "Showbiz" i Muse avevano voluto mettere in scena qualcosa di plateale, forse anche troppo eccessivo rispetto alle reali capacità di quel momento, una dichiarazione di intenti che arrivava già dalla copertina in stile sci-fi decisamente inusuale per una rock band agli esordi.

L'imperativo era alzare l'asticella in modo da convincere loro stessi di essere in grado di fare ciò che volevano, pur senza averne la certezza e, nel farlo, convincere tutti gli altri.

E se le prime recensioni suscitarono alcune perplessità per questo approccio artistico al limite dell'arroganza, il tempo ha dato ragione a Bellamy e alla sua visione.