I Nirvana condividono la lettera di Albini per l'ingaggio di In Utero
Per omaggiare l'ingegnere di In Utero, i Nirvana hanno condiviso la lettera di ingaggio in cui Albini spiegava la sua etica di lavoro
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La lettera di Albini ai Nirvana
Di dischi, nella sua carriera, Albini ne ha registrati molti e importanti. Si parla di Surfer Rosa dei Pixies, Rid Of Me di PJ Harvey o i lavori di Breeders, Jesus Lizard e Wedding Present ma, per forza di cose, il suo nome sarà legato per sempre a "In Utero" dei Nirvana.
Dopo aver fatto irruzione nel mainstream con "Nevermind", Kurt Cobain, Krist Novoselic e Dave Grohl fecero un passo laterale decidendo di andare contro quella popolarità che gli era esplosa tra le mani.
Ad aiutarli nel raggiungere l'obiettivo volevano che ci fosse Albini che rispose alla richiesta di ingaggio con una lunga lettera di quattro pagine condivisa dagli account dei Nirvana per ricordare l'ingegnere.
Nel testo Albini spiega ai Nirvana il suo approccio alle registrazioni, mostrando in maniera chiara un modo di pensare decisamente fuori dagli schemi per i produttori dell'epoca.
Una lettera sincera che tocca diversi punti, dalle tempistiche di lavorazione - "Se si impiega più di una settimana, vuol dire che si sta facendo un casino" - alle condizioni necessarie per un buon disco: "Mi interessa lavorare solo a dischi che riflettono legittimante la percezione che una band ha di sé e della propria esistenza. Se sceglierete di rispettare questo principio cardine, allora mi farò un culo così per lavorare per voi".
Il rispetto per la musica e gli artisti con cui collaborava emerge prepotentemente, però, anche da un altro aspetto fondamentale del rapporto tra tecnico e musicista, quello del pagamento.
"Non voglio alcuna royalty sui dischi che registro. Penso che pagare una royalty ad un produttore o tecnico sia eticamente indifendibile. E'la band ad aver scritto le canzoni, la band suona la musica. Sono i fan che comprano il disco ed è la band responsabile della qualità dell'album. Vorrei essere pagato come un idraulico, faccio il mio lavoro e vengo pagato per quello che vale", un' etica, quella di Albini, che non verrà mai più replicata nel music industry.