09 maggio 2024

I Nirvana condividono la lettera di Albini per l'ingaggio di In Utero

Per omaggiare l'ingegnere di In Utero, i Nirvana hanno condiviso la lettera di ingaggio in cui Albini spiegava la sua etica di lavoro

Da poco meno di 24 ore il mondo del rock è stato colpito dalla morte di Steve Albini, una delle figure cardine dell'underground americano.

Prima musicista di culto come chitarrista di Big Black e Shellac e poi noto per aver messo lo zampino nel suono di numerosi dischi della scena indie, Albini è scomparso all'età di 61 anni per un infarto.

A differenza di molti colleghi, Albini detestava essere chiamato 'produttore' e preferiva definirsi semplicemente ingegner del suono, evitando anche di comparire nei crediti del disco.
Un'etica punk, la sua, che si esprimeva anche nella critica costante all'industria discografica e i meccanismi poco chiari che cercavano di sfruttare i musicisti.

Albini era una di quelle figure di culto, come John Peel, sempre alla difesa della musica e dalla parte delle band e delle sottoculture, sempre al fianco del diverso.

Non chiedeva cifre incredibili, anche quando avrebbe potuto, ma credeva nei progetti, nella musica e negli artisti che si impegnava ad aiutare, anche fiancheggiandoli in un mercato discografica che era arrivato come un avvoltoio sulla scena indipendente, con tutta l'intenzione di spolparla fino all'osso.

Per Albini non era una questione di soldi o di popolarità ma solo ed esclusivamente di arte, anima e dedizione.


I ricordi di Steve Albini dopo la morte

Un personaggio amato da tutta la comunità mondiale che, come è giusto, non ha fatto mancare la propria vicinanza alla famiglia Albini, esprimendo il proprio cordoglio.

Michael Azerrad, giornalista e scrittore che ha documentato a più riprese l'underground americano, ha ricordato come Albini fosse un uomo dalla mente brillante e un grande artista.
Dylan Baldi dei Cloud Nothings, con i quali Albini aveva lavorato su "Attack On Memory", lo ha descritto come una persona 'genuina, singolare, con dei principi', in grado di cambiare la vita di molte persone.

Jarvis Cocker ha condiviso la foto di un edificio, dice, apparentemente poco interessante ma che non è altro se non gli Eletrical Audio, lo studio di registrazione di Albini a Chicago dove registrò "Further Complications" del 2009.

Il frontman dei Pulp dice di Albini che è stato una vera e propria 'educazione' sia dal profilo tecnico che di vita.

I Nirvana condividono la lettera di Albini per l'ingaggio di In Utero

La lettera di Albini ai Nirvana

Di dischi, nella sua carriera, Albini ne ha registrati molti e importanti. Si parla di Surfer Rosa dei Pixies, Rid Of Me di PJ Harvey o i lavori di Breeders, Jesus Lizard e Wedding Present ma, per forza di cose, il suo nome sarà legato per sempre a "In Utero" dei Nirvana.

Dopo aver fatto irruzione nel mainstream con "Nevermind", Kurt Cobain, Krist Novoselic e Dave Grohl fecero un passo laterale decidendo di andare contro quella popolarità che gli era esplosa tra le mani.

Ad aiutarli nel raggiungere l'obiettivo volevano che ci fosse Albini che rispose alla richiesta di ingaggio con una lunga lettera di quattro pagine condivisa dagli account dei Nirvana per ricordare l'ingegnere.

Nel testo Albini spiega ai Nirvana il suo approccio alle registrazioni, mostrando in maniera chiara un modo di pensare decisamente fuori dagli schemi per i produttori dell'epoca.

Una lettera sincera che tocca diversi punti, dalle tempistiche di lavorazione - "Se si impiega più di una settimana, vuol dire che si sta facendo un casino" - alle condizioni necessarie per un buon disco: "Mi interessa lavorare solo a dischi che riflettono legittimante la percezione che una band ha di sé e della propria esistenza. Se sceglierete di rispettare questo principio cardine, allora mi farò un culo così per lavorare per voi".

Il rispetto per la musica e gli artisti con cui collaborava emerge prepotentemente, però, anche da un altro aspetto fondamentale del rapporto tra tecnico e musicista, quello del pagamento.

"Non voglio alcuna royalty sui dischi che registro. Penso che pagare una royalty ad un produttore o tecnico sia eticamente indifendibile. E'la band ad aver scritto le canzoni, la band suona la musica. Sono i fan che comprano il disco ed è la band responsabile della qualità dell'album. Vorrei essere pagato come un idraulico, faccio il mio lavoro e vengo pagato per quello che vale", un' etica, quella di Albini, che non verrà mai più replicata nel music industry.