13 novembre 2020

I System Of A Down e le minacce di morte

Dopo il ritorno con Protect The Land e Genocidal Humanoidz in supporto all'Armenia, il bassista dei System Of A Down ha ricevuto numerose minacce di morte

Tra le tante sorprese che questo 2020 ci ha regalato anche se, francamente, poteva anche risparmiarsele, c'è qualcosa di inaspettatamente non negativo: il ritorno dei System Of A Down.

La band guidata da Serj Tankian ha fatto uscire una settimana fa due nuove tracce, i primi inediti mai pubblicati con il nome della band negli ultimi 15 anni. Pur non essendosi mai ufficialmente sciolti, infatti, i SOAD hanno passato più di un decennio ad essere una band solo ed esclusivamente sul palco non riuscendo mai a trovare un punto d'accordo per registrare insieme dei nuovi materiali inediti.

Le nuove canzoni dei System Of A Down

L'occasione è arrivata con il tentativo di raccogliere fondi per aiutare il loro paese di origine, l'Armenia. Pur essendo nati a Los Angeles, infatti, tutti i membri dei System Of A Down: Daron Malakian, Shavo Odadjian, John Dolmayan e il frontman Serj Tankian hanno origine armena e sono legati da un legame molto forte con il loro paese di origine sul quale cercano sempre di accendere un riflettore.

Gli ultimi lavori inediti dei System Of A Down risalgono al 2005 con la pubblicazione di non uno ma ben due album: "Mesmerize" e "Hypnotize", da allora una serie di incomprensioni e divergenze artistiche tra tutti i membri ha creato una fase di stallo impossibile da superare fino ad ora con la pubblicazione di 'Protect The Land' e 'Genocidal Humanoidz'. Entrambe le tracce sono state rilasciate per porre l'attenzione sul conflitto che sta coinvolgendo il territorio di Artsakh, che vede il popolo armeno schierato contro Azerbaijan e Turchia, e per raccogliere fondi da devolvere in beneficenza .

Le minacce di morte

Sebbene il supporto dei System Of A Down alla causa armena non sia mai stato un mistero, anzi, l'esporsi per l'ennesima volta sulla questione ha portato problemi ad alcuni membri della band come rivelato in un'intervista di gruppo pubblicata per far capire ai fan il perché abbiano deciso di tornare insieme proprio ora.

Nel video, la band spiega che è importante che il pubblico capisca la situazione per i loro antenati, per la loro cultura e per la loro nazione nella speranza che la storia non si ripeta. "Vogliamo difendere la nostra terra a modo nostro - ha detto il batterista John Dolmayan della pubblicazione dei due inediti - speriamo che ciò che il genocidio del 1915 e ciò che è successo molte volte nella storia non si ripeta e che il mondo agisca velocemente senza ignorarci solo perché non ne può trarre un vantaggio economico".

Il bassista Shavo Odadjian rivela poi di aver ricevuto delle minacce di morte proprio a causa del suo impegno con la band nel dar voce alla causa. La risposta eccessiva avuta da molti utenti social che hanno minacciato Shavo e i membri della band, ha fatto pensare al bassista che sia proprio questo il motivo per cui alcune celebrità che potrebbero dare grande visibilità alla vicenda - come Elton John, Justin Bieber, Cardi B e Nas, si sarebbero tirate indietro evitando di usare la loro voce per far emergere il dramma del conflitto.



La cifra raccolta

Nonostante tutte le difficoltà del caso, di positivo c'è che in una sola settimana la band ha potuto dare il proprio contributo in maniera significativa alla causa. Con l'acquisto dei nuovi brani pubblicati in digitale e di nuovo merchandising attraverso il profilo Bandcamp della band, infatti, i System Of A Down sono riusciti a raccogliere una cifra davvero importante, se si pensa anche al poco tempo impiegato, per fornire un aiuto fondamentale a tutte le vittime del conflitto.

Grazie al ricavato dalla vendita e dallo streaming di 'Protect The Land' e 'Genocidal Humanoidz', i SOAD sono riusciti a raccogliere la più che rispettabile cifra di 600.000 dollari da devolvere ad Armenia Fund nel tentativo di aiutare tutte le persone colpite dalla guerra.

Protect The Land e Genocidal Humanoidz

A proposito dell'attesissimo ritorno, i System Of a Down hanno pubblicato una nota in cui spiegano il perché del ritorno discografico dopo 15 anni: "Il momento giusto per farlo è proprio ora, noi quattro insieme abbiamo qualcosa di estremamente importante da dire con una voce unica. Queste due canzoni, Protect The Land e Genocidal Humanoidz, parlano di una seria e violenta guerra fatta nei confronti delle nostre patrie culturali, Artsakh e Armenia".

"Siamo orgogliosi di condividere con voi queste canzoni e speriamo che vi piacciano. Inoltre incoraggiamo tutti voi a leggere e imparare sulle loro origini e, una volta fatto, speriamo che alzerete la voce su le orrende ingiustizie e violazioni dei diritti umani che si stanno svolgendo - continuano i System Of A Down - Cosa più importante e urgente, inoltre, vi chiediamo umilmente di fare donazioni, non importa la cifra, a favore delle persone colpite da questi crimini sempre crescenti"

Il responsabile della reunion è stato John Dolmayan, proprio colui che negli ultimi tempi si era reso protagonista di uno scontro a distanza per divergenze politiche con il cantante Serj Tankian. Dolmayan, circa un mese fa, ha mandato un messaggio agli altri System Of A Down scrivendo: "Non importa cosa pensiamo l'uno dell'altro, non importa quali problemi ci siano stati nel passato, dobbiamo metterli da parte perché quello che sta accadendo è più grande dei System Of A Down e più grande di tutti noi ... dobbiamo fare qualcosa per sostenere il nostro popolo". La band ha allora deciso di agire e cercare di dare il proprio contributo facendo ciò che sa fare meglio, musica, ed è così che son nati Protect The Land e Genocidal Humanoidz.

E chissà che questo non porti, finalmente, ad un nuovo album, una possibilità che se i SOAD non considerano importante davanti a una tragedia simile, non escludono nemmeno, come si capisce dalle parole di Odadjian:"E' stato un vero piacere per noi essere di nuovo insieme in studio, molto confortevole e naturale, come se non fosse passato del tempo"

Nel video di "Protect The Land” sono presenti filmati recenti delle proteste e dei combattimenti sul campo in Artsakh, rivisitati in modo molto personale. Come sempre, Odadjian ha prodotto il video musicale e ha curato la copertina e la grafica del progetto: "Volevo mostrare l'unione della nostra gente in tutto il mondo per una causa comune, illustrando il potere in numeri - ha dichiarato il bassista - quindi abbiamo riunito persone di tutte le età e professioni che credono e lottano per questa stessa causa. Una cosa è avere un'idea, ma vederla prendere vita come è successo con questo video, è stato semplicemente incredibile".


I System Of A Down e le minacce di morte