02 ottobre 2023

Prophet 5: la storia di un principino degli anni 80

Vi raccontiamo cosa lega il tema di “Blade Runner” con il riff di “Bette Davis Eyes”, i dischi di Michael Jackson e Madonna, arrivando ai Radiohead

Che cos è il Prophet-5 ? Da Kim Carnes ai Radiohead, passando per Michael Jackson e il film cult Blade Runner, la storia di uno dei synth più famosi di sempre.

Assieme all’abilità e creatività di grandi artisti o al guizzo di produttori artistici visionari, anche le possibilità sonore offerte da nuovi strumenti musicali possono condizionare corsi e tendenze della musica. Tra questi, un capitolo interessante da rispolverare è quello che vede protagonista - all’inizio degli anni ’80 - il Prophet 5, un sintetizzatore analogico.

Gli anni ’80 sono stati la decade che nella quale il rock, ma tutta la musica in generale, ha assoldato con maggiore entusiasmo la voce di synth e tastiere all’interno del proprio mondo. Attenzione, non scherziamo: i decenni precedenti sfoggiavano - dai Doors ai Deep Purple, passando per Emerson Lake a Palmer - tastiere celestiali, con prove di virtuosismo, originalità e intelligenza musicale che hanno determinato la grandezza degli anni d’oro di rock, hard rock e progressive.

Ma negli anni ’80 succedeva qualcosa di diverso. Punk prima e New Wave a seguire, avevano cambiato le regole: gli assolo interminabili, così come le suite progressive ispirate alla musica classica, non gasavano più nessuno. Anzi; improvvisamente suonavano come pallosissima musica da dinosauri. Pop e Rock si facevano più essenziali e la ricerca sonora diventava decisiva. In altre parole, avere un sound moderno e ficcante era più eccitante e distintivo di quanto lo fosse sfoggiare riff distorti e scale blues torci dita.


Prophet 5: la storia di un principino degli anni 80

Nuovi spazi per nuovi suoni

Così, gli allora nuovissimi sintetizzatori erano perfetti per monopolizzare questi nuovi spazi a disposizione nel Rock; tanto più perché offrivano sonorità innovative che stuzzicavano soluzioni di suono e arrangiamento inconsuete: tappeti sonori avvolgenti, futuristici e glaciali (Ghost” dei Japan), suoni di basso sintetici, gommosi ma precisissimi che andavano a nozze con i groove elettronici delle emergenti drum machine (“Into The Groove” di Madonna), temi e contrappunti melodici gelidi penetranti come scoccate di spada laser (“Beat It” di Michael Jackson).




Il principino dei sintetizzatori

Bene, nella prima metà degli anni '80, un autentico principino che impazza tra questi nuovi synth si chiamava Prophet 5. Era un sintetizzatore analogico costruito nel 1977 e che già nel 1979 aveva fatto girare la testa a tutti quando aveva fatto capolino su “Let’s Go” dei Cars. I musicisti adoravano il Prophet 5 per due ragioni: non solo era polifonico - quindi era possibile eseguire più suoni e linee melodiche simultaneamente, utilizzando sonorità differenti - ma permetteva, una volta trovato un suono, di salvarlo e richiamarlo, senza dover ogni volta impazzire, spippolando tra tasti, regolazioni e manopole. Fantascienza! Basterebbe svelare sia stato proprio il Prophet 5 il synth che caratterizzava i tre brani che abbiamo menzionato prima per dare - a questo punto - un’idea dell’impatto che questo strumento ha avuto nell'estetica del sound anni ’80.

Invece, è doveroso aggiungere che il Prophet 5 è anche il cuore sonoro della memorabile e straziante colonna sonora di “Blade Runner” di Vangelis o di quelle spaventose dei film dell’orrore di John Carpenter. E non solo: il Prophet 5 ha suonato così tanto su “So” di Peter Gabriel che, l'ex cantante dei Genesis, l’ha definito un vecchio e affidabile animale da soma.




Soprattutto, fiore all’occhiello nella lista di crediti di questo synth, il fatto di aver scolpito gli arrangiamenti di entrambi i singoli di maggior successo che svettano in cima alla classifica di Billboard Hot 100 Hits of the 1980s:

Physical” di Olivia Newton John e “Bette Davis Eyes” di Kim Carnes. In quest’ultimo pezzo in particolare, l’arpeggio iniziale composto ed eseguito dal tastierista e session man Bill Cuomo, suona come una celestiale chitarra elettrica arrivata dal futuro: algida, malinconica, persino annoiata dalla sua stessa sensualità. Da allora, il Prophet  5 è diventato un classico. Giorgio Moroder, Tears For Fears o Pendulum sono solo alcuni degli artisti che l’hanno utilizzato. Anche se, probabilmente, la più eclatante prova di Prophet 5 tra quelle - più o meno moderne - resta quella dei Radiohead in “Everything Is In The Right Place”.