08 luglio 2020

In cerca del vero Dino

Nella villa natale di Buzzati, tra realtà e fantasia, alla (ri)scoperta del timido gigante del racconto italiano

La piccola fotografia, che scorgo con la coda dell’occhio all’imbocco delle scale mobili che conducono alla parte alta della Sua Belluno, è collocata all’estremità della parete nel sottopassaggio. Sorrido immaginando i Suoi concittadini mentre lo interpellano prima di decidere dove sistemare quel minuscolo richiamo alla Sua memoria, che stride rispetto alla statura letteraria del personaggio. Lui, rasato e pettinato in giacca e cravatta, distrattamente gli risponderebbe come se quel gesto di riconoscenza riguardasse qualcun altro.

“In fondo… di là…”, aggiungendo, col suo fare pignolo, “E fate in modo che risaltino il Palazzo Rosso e quello dei Rettori”. Giunto in cima, proprio davanti ai monumenti, vengo a sapere che la Sua casa natale non si trova nel centro storico, ma poco più a sud, lungo la provinciale 1 sulla “Sinistra Piave”. Ad oggi la strada per arrivarci è chiusa al traffico, contribuendo non poco a rendere questo luogo ancora più magico, quasi come se fosse uscito dalla Sua penna. Villa Buzzati San Pellegrino viene definita un “luogo ricco di storia”. Una storia che trasuda dagli affreschi in stile gotico lungo gran parte della parete frontale, il caratteristico granaio (teatro di manifestazioni culturali) e la chiesetta risalente al 1535, che completano l’abitato. La Sua famiglia l’acquista nel 1811 e qui sono nati tutti e 4 i fratelli. Compreso, nel 1906, “lo zio Dino”. Così lo chiamano le Sue pronipoti Valentina e Antonella, mentre mi accolgono al cancello d’ingresso laterale.

Il soffice selciato d’improvviso si apre per abbracciare l’ampio giardino antistante la Villa: da un lato il “B&B” e dall’altro l’ala – purtroppo chiusa - in cui la famiglia risiedeva e si ritrovava periodicamente. Alle spalle, in lontananza, le montagne a cui era particolarmente legato e dove, le molteplici volte in cui vi si recava, affiorava il Suo vero carattere. Quello che, immergendomi in quei profumi tra alberi secolari e le pareti verdi (colore dominante degli interni insieme al bianco), cerco di scoprire. “Quando con la famiglia si riunivano nei rifugi al termine di un’escursione, si trasformava: teneva banco, faceva battute, era Lui”. Il sorriso, ampio e naturale, che sfoggia nella foto in bianco e nero che lo ritrae a fianco della sorella Angelina (detta Nina e scomparsa, ultracentenaria, pochi anni fa) e del fratello Adriano, lo fa apparire un’altra persona rispetto all’imbronciata immagine a cui sono stato abituato a vederlo sui libri o nei (rari) video in cui compare. Non potevo credere davvero che dietro gli occhi timidi e sfuggenti, in quella voce così precisa e quasi fastidiosa, nella postura così compita, si potesse celare l’Autore italiano più fantasioso, che continuo a citare e consigliare da anni.

La Villa non è la classica dimora di personaggi noti al grande pubblico: penso a quella di Leopardi (a cui si ispirava, specie nella concezione della felicità). Non vi troverete, ad esempio, la Sua scrivania o la Sua macchina da scrivere. Eppure, se vi concentrerete, rivolgendo lo sguardo verso quelle montagne, o salendo i gradini del Granaio, capirete da dove la Sua mente abbia tratto ispirazione per creare: fantasmi, draghi, cani che hanno visto Dio, gocce che salgono le scale, giacche stregate e tanto altro. Un mondo fantastico che diventa reale, tra il silenzio rotto solo dal vento che scompiglia le fronde. Un’anormalità inverosimile che, tra comico e tragico ironia e mistero, nelle estati dei primi decenni del ‘900 ha preso forma qui. Regalando a noi dei capolavori inimitabili e a Lui il sorriso mai mostrato in pubblico.

P.S.1: Ho avuto il grande privilegio di visitare in forma privata Villa Buzzati, cosa di cui ringrazio pubblicamente Valentina e Antonella Morassutti. Per loro espresso volere, non ho allegato le fotografie a cui faccio riferimento. Mi auguro di essere riuscito a descriverle a parole, e consiglio di prenotare una visita di gruppo, se vi doveste trovare a passare nel bellunese. All’interno potrete ammirare anche diversi dipinti originali, alcuni dei quali fanno da copertina a Suoi libri. Sono convinto che anche “lo zio Dino”, le cui ceneri sono disperse sulle Dolomiti Ampezzane, ne sarà felice. E se starete attenti, ve lo darà anche a vedere…

P.S. 2: La traduzione del testo della canzone degli U2, che ho scelto di allegare, dice:

“Ho scalato le montagne più alte

Ho corso attraverso i campi

Solo per stare con te

Ho corso

Ho strisciato

Ho scalato i muri di questa città

Solo per stare con te

Ma non ho ancora trovato ciò che sto cercando”

Alla domanda sul momento in cui si è sentito felice, ha risposto: “Era in Africa, durante un giro che ho fatto con quel gruppo di cavalleria. Era un pomeriggio, si cavalcava alle falde di una specie di vulcano, in un paesaggio meraviglioso, meraviglioso nel senso africano, cioè di mistero e di solitudine. C’era inoltre un sentimento di benessere fisico, il gusto, anche un po’, dell’avventura, e il piacere di trovarsi con amici. Perché avevo fatto amicizia con quella gente, soprattutto col comandante che era con me…E io per un momento mi son detto “Puoi desiderare qualcosa di più?. No. Perché in quel momento ero completamente felice”.

Dopo aver iniziato a stupirmi da ragazzo e averlo continuato a fare da adulto, sempre grazie ai Suoi racconti, Dino Buzzati mi ha “regalato” un’altra lezione: continuare a cercare ciò che si era convinti di aver trovato. Per continuare a stupirsi.


In cerca del vero Dino

U2 and Bruce Springsteen -- "I Still Haven't Found What I'm Looking For"

U2 and Bruce Springsteen perform "I Still Haven't Found What I'm Looking For" at the 2005 Hall of Fame Inductions. Looking for more Induction Ceremony memories from U2? Visit the band's official Hall of Fame online bio: http://rockhall.com/inductees/u2 Dive into the full 2005 Induction Ceremony video collection at rockhall.com/inductees/classes/2005 and watch all videos, read from the official Hall of Fame program bios and view image galleries from the big night and archival materials.