Interpol, 15 anni di luci nell'oscurità

La band americana ieri sera a Milano nel live del tour per l'anniversario del debut "Turn On The Bright Lights"

 Botta di nostalgia ieri sera al Carroponte di Sesto San Giovanni (MI) per la seconda e ultima data degli Interpol - la sera prima all' AMA di Asolo (TV)- in occasione del tour anniversario per i 15 anni dal loro debut, "Turn On The Bright Lights" pubblicato nell'agosto 2002. La band newyorkese guidata da Paul Banks è venuta fuori in un periodo fondamentale per la scena rock moderna, facendosi strada tra dischi e artisti rimasti poi nella storia, basti pensare che la clamorosa infornata di primi 2000 ha regalato pietre miliari come "Is This It" dei concittadini The Strokes o "White Blood Cells" dei The White Stripes. Gli Interpol sono riusciti a ritagliarsi uno spazio distante sia dai suoni garage delle altre compagini americane, che dalle spigolosità chitarristiche e gli svacchi punk delle controparti britanniche, andando a prendere i toni più scuri del mondo new wave e post-punk di due decenni prima rimettendoli a nuovo.  

Nonostante la carriera degli Interpol sia tutt'ora in pieno corso - del 2014 l'ultimo "El Pintor" mentre per il prossimo anno è previsto il sesto album di cui è stato dato un assaggio per la prima volta proprio nelle date italiane con 'Real Life' - la scaletta, che ha incluso anche altri successi della band, fa per forza leva sull' amarcord di una generazione, quella degli odierni trentenni, che tra una lacrimuccia e un coro ha ripercorso con cuore e mente i giorni in cui 'indie kids' e 'stylish kids in the riot' scortavano un folto manipolo di band alt-rock alla conquista del mondo.

Per alcuni può essere un pregio, per altri meno, ma gli Interpol hanno mantenuto negli anni una loro cifra stilistica restando  fedeli a loro stessi, con tutte le imprecisioni del caso, ma anche con tonnellate di emozioni che dopo 15 anni non sembrano voler lasciare le tracce di "Turn On The Bright Lights" che, almeno idealmente, risente forse solo della mancanza del bassista Carlos D, vero prisma per il look e stile della band, che ha abdicato nel 2010.

 Scenografia essenziale e luci rosse a richiamare la copertina del disco, completi d'ordinanza e una scaletta che nella prima parte prevede per la sua interezza l'album che li ha consegnati al grande pubblico con brani evergreen come 'Obstacle 1', 'Untitled' (quanto fico è non dare il titolo al brano di apertura del tuo primo album? Ndr) , 'PDA', 'Say Hello To The Angels', e l'ipnotica 'NYC' eseguiti con rigoroso magnetismo.

Il resto sono incursioni, principalmente in "Antics" del 2004, tra altri momenti di una storia che si sviluppa tra fari accesi nel buio, chitarre angolari che rincorrono atmosfere shoegaze, la caratteristica voce baritonale di Banks come orfano di Ian Curtis e padre putativo degli Editors , e l'ennesima celebrazione dovuta - e chissenefrega se per amore del proprio album o operazione commerciale - in onore di uno dei lavori seminali della musica rock statunitense degli anni 2000.

Setlist:

  1. Untitled 
  2. Obstacle 1
  3. NYC
  4. PDA
  5. Say Hello to the Angels
  6. Hands Away
  7. Obstacle 2
  8. Stella Was a Diver and She Was Always Down
  9. Roland
  10. The New
  11. Leif Erikson
  12. Not Even Jail
  13. Take You on a Cruise
  14. Real Life
  15. Slow Hands
  16. All the Rage Back Home
  17. Specialist
  18. The Heinrich Maneuver
  19. Evil

Interpol - "Obstacle 1" (Live from The Troubadour Sept 2002)

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