03 settembre 2024

Iron Maiden e la stabilità dell'epico Powerslave

Con una stabilità ritrovata, il 3 settembre 1984 gli Iron Maiden pubblicavano "Powerslave", un album che portò la profondità nell'heavy metal

Il 3 settembre 1984 gli Iron Maiden pubblicavano "Powerslave", quinto album e viaggio nell'epicità metal che racchiude in sé molte delle caratteristiche di un genere che la band inglese ha saputo influenzare in modo decisivo.

Un impatto dovuto forse anche ad una sicurezza inedita per i Maiden che, mai prima di allora, si erano trovati a registrare un album con la stessa formazione del precedente dopo anni di continuo viavai tra i vari membri della band.

Dovendo descrivere con una parola il sound di "Powerslave", potremmo definirlo 'compatto', con una pacca sonora granitica, la band che corre, spinge e lo fa in modo sempre diretto e deciso, come se tutti i membri dei Maiden viaggiassero finalmente come un corpo unico verso la stessa direzione.




La stabilità dei Maiden di Powerslave

La potenza e la velocità non sono gli unici classici stilemi dell'heavy metal a farla da padrone in un disco che ha l'epicità a fare da collante.

Con una maggiore stabilità dalla loro parte, i Maiden poterono concentrarsi sulla scrittura di un album che fosse più complesso del solito, affidandosi ad una continua ricerca di immagini, frutto del modo di scrivere di Dickinson.

Proprio la tematica della titletrack, basata sulla mitologia dell'antico Egitto, fu la scintilla per il contesto che circonda tutto l'album che, pur non essendo un concept in senso stretto, segue un filo che racconta il potere e il misticismo.

Lo stesso trasmesso nella celebre copertina disegnata dal fido collaboratore Derek Riggs in cui Eddie, la mascotte dei Maiden, è un faraone circondato da simboli e geroglifici, in un’immensa tomba piramidale. Questa immagine è diventata simbolo del connubio tra arte e musica che caratterizza gli Iron Maiden. Il tour promozionale dell'album, il "World Slavery Tour", ha ulteriormente accentuato questa tematica con un palco elaborato che ricreava l'antico Egitto, sottolineando l'epicità e la teatralità del gruppo.


Iron Maiden e la stabilità dell'epico Powerslave

Un disco epico

Se Aces High e 2 Minutes To Midnight sono fan favourites, l'altro brano cardine del disco, dal punto di vista tematico, è la traccia conclusiva "Rime Of The Ancient Mariner", basato sull'omonima poesia di Samuel Taylor Coleridge, una canzone importante all'interno della discografia dei Maiden.

Si tratta infatti del brano più lungo mai registrato dalla band fino ad allora con i suoi quasi 14 minuti, record che manterrà fino all'arrivo di Empire Of The Clouds in "The Book Of Souls" nel 2015.

E' anche una canzone di una complessità stilistica inedita e che sarà da base per i futuri lavori della band e che, con gli altri brani dell'album, contribuirà a mostrare la capacità dei Maiden di unire storia, letteratura e mitologia.

Se fino ad allora molti consideravano il metal un genere aggressivo e senza particolare peso, al di là di quello musicale, "Powerslave" dimostrò che si potevano affrontare temi profondi e complessi anche suonando a tutto volume.

Non c'è niente di male a fare canzoni leggere", dirà Steve Harris a Kerrang!, "Ma se dopo averci ascoltati qualche ragazzo andrà ad approfondire Colerdige, beh, si tratta di qualcosa di importante".

La nuova formula degli Iron Maiden sembrò funzionare non solo da un punto di vista qualitativo ma riuscì a replicare il successo del precedente "Piece Of Mind", portando ad un altro livello il nome della band che raggiunse il secondo posto in classifica in UK e il ventunesimo negli Stati Uniti.